Sciascia, uno scrittore in nero attratto dalla follia e dalla morte

Sciascia, uno scrittore in nero attratto dalla follia e dalla morte Sciascia, uno scrittore in nero attratto dalla follia e dalla morte ANNIVERSARIO Marco . Belpoliti ■ N questi dieci anni che ci I separano dalla morte di LeoI nnrdo Sciascia, il suo nome è stato regolarmente accostato a tre questioni irrisolte della storia del nostro Paese: la mafia, la giustizia e il caso Moro. Tuttavia, come nota Giuseppe Traina nel bilancio che apre la raccolta di saggi dedicata allo scrittore di Racalmuto, In un (listino di verità (La Vita Felice, 1999, pp. 148, L. 20.000), Sciascia è in ogni caso uno scrittore sottovalutato dalla critica. Nel canone novecentesco delle Opere stabilito dalla Letteratura italiana di Alberto Asor Uosa, non c'è nessun suo romanzo o saggio, e la lista degli studi a lui dedicati, salvo alcune eccezioni, è assai scarna. Non bastano intatti i pur bei libri di Massimo Onofri [Storia di Sciascia, Laterza, 1994 e Nel nume dei padri, La Vita Felice, 1999, pp, 155, lire 20.000), il recente ed esaustivo volume monografico di Traina, Sciascia (Bruno Mondadori, 1999, pp. 271, L. 10.000), e neppure Antonio Di Grado con la raccolta di saggi di prossima comparsa {«(inule in lui stesso alfine l'eternità lo muta..,». Per Sciascia, dieci anni dopo, Sciascia Editore, 1999), o le pagine di Vincenzo Consolo in Di qua dal faro (Mondadori, 199, pp. 2(iG, L. 29.000), o ancora i libri in uscita tli Gaspare Giudice - una biografia per l'uditore Ancora - o il saggio tli Olivia Barbella da PalumLo, per farci pensare che esiste un «modello Sciascia», così come esisti; un «modello Calvino» o un «modello Pasolini». Eppure insieme ai suoi due coetanei, Sciascia è uno scrittore Indispensabile per leggere la realtà italiana del secondo dopoguerra, uno scrittore-antropologo di cui è davvero difficile fiire a meno. Nel suo saggio presso Bruno Mondadori 'fraina fornisce dati interessanti su cui riflettere: del Giorno della civetta sono state vendute 700.000 copie, escluse li; edizioni scolastiche (il che fa pensare a circa un milione di copie in circolazione); dal 1956 ad oggi, sono stati venduti tra i 4 e i 5 milioni di copie delle opere dello scrittore di Racalmuto. Che Leonardo Sciascia sia un caso anomalo nella nostra letteratura lo testimonia il suo esordio: il suo primo libro, Lapurrocchie di Regalpetra, che oggi apre i volumi dell'opera omnia pressò Bompiani (Mario Fusco ne ha allestita una versione francese con noto e commenti presso Fayard di cui è uscito il primo volume nel 1999), in realtà è il suo quarto libro, preceduto da uno smilzo volume di prose, un volume di poesie e un saggio su Pirandello. Onesto per dire della sua variegata vocazioni;. I libri che lo hanno reso popolare, Il giorno della civetta e A ciascuno il suo, sono poi dei gialli sui generis, tanto che si può dire che egli abbia reinven¬ tato il genere a proprio uso e consumo. Del resto, la sua vocazione di saggistanarratore (o di narratore-saggista, a seconda dei casi) e ben evidente nonostante che la sua immagine' prevalente sia quella del narratore tout. court. Tuttavia il problema non è neppure questo. Noi decennio che va dal 1979 al 1989, punto massimo di crisi della società italiana e della sua letteratura, Sciascia ha smesso di scrivere romanzi e racconti. Prima di ritornare al racconto con due libri fortemente autobiografici ed esplicativi della sua persona- ANNIVMBel lità (// cavaliere e la morte e Una storia semplice), Sciascia ci ha consegnato quello che è il vero romanzo dogli anni di piombo, Nero su nero, una raccolta di pensieri, riflessioni, piccoli aneddoti apparsi sui quotidiani tra il 19(59 e il 1979. E' evidente che uno scrittore del genere pone seri problemi di interpretazione. Però c'è dell'altro ancora. Sciascia non e all'at¬ RSARIO co . liti to uno scrittore illuminista, come si ò soliti definirlo. Accanto al culto per la Ragione, per l'Illuminismo, c'è infatti in lui un'attrazione irrefrenabile per il suo contrario: follia, mistero, irrazionalismo, cosa del resto su cui ha insistito lo stesso Sciascia nell'autopresentazione con cui si apre La Sicilia come metafora (Mondadori, 1979), intervista condotta da Marcelle Padovani. Le pagine dei romanzi e dei saggi di Sciascia sono infatti rischiarati da una luce nera che è poi quella che balena nelle incisioni di Piranesi. Entrambi sono descrit- tori di grandi architetture del passato e insieme pittori-scrittori (Ielle; rovine. Il tema centrale dell'opera di Sciascia, ha scritto Claude Aitibroise, che ne ha curato le opere, è la morte, la morte insieme alla scrittura, la morte che si dà attraverso la scrittura: L'affaire Moro ruota intorno a questa questione, e lì è ben evidente il paradosso che aveva colpito Sciascia, almeno dal Contesto in poi: la netta sensazione che tutto accada «in letteratura». Questo tema lega Sciascia al nome di Borges, fatto che ha indotto alcuni critici a definirlo un postmoderno (Sciascia è postmoderno tanto quanto lo è Primo Levi, scrittore citazionista e intertestuale por necessità). In realtà, Sciascia è uno scrittore premoderno, oltre che un «conservatore illuminato» (e qui sta la sua anomalia e la sua forza), inoltre appartiene di diritto alla tradizione italiana (chissà perché Alfonso Berardinelli non lo ha incluso nel suo bel Autoritratto italiano?) che nel Novecento non è fatta solo di «piccole patrie» o di minorimaggiori, ma anche e soprattutto di scrittori a vocazione nazionale, e persino europea. Italo Calvino, in una lettera memorabile del 1964, all'indomani del Consiglio d'Egitto riflette sul loro comune illuminismo e lo battezza «tragico-barocco-grottesco», dopo averne definito il carattere di scrittore civile, di critico dei fallimenti della Storia, e gli pone infine un decisivo problema: quando farai finalmente deflagrare la tua forma, la tua levigatezza compositiva? «Vorrei finalmente vedere in faccia il tuo demone, sentire la sua vera voce». Sciascia ci è riuscito? Lì si gioca (o si ò già giocata) tutta la questione, almeno in letteratura, Sciascia: lo scrittore siciliano è scomparso dieci anni fa. Sull'autore delle «Parrocchie» l'editoriale Malgrado Tutto ha pubblicato una raccolta di interventi di Gesualdo Bufalino PERCHE' A DIECI ANNI DALLA SUA SCOMPARSA, LA CRITICA CONTINUA A SOTTOVALUTARLO E FA PREVALERE LA FIGURA DEL NARRATORE CIVILE SU QUELLA DEL LETTERATO

Luoghi citati: Racalmuto, Sicilia