Andate a Ponte Galeria, sul greto del Tevere là ci sono i «misteri» delle Brigate Rosse
Andate a Ponte Galeria, sul greto del Tevere là ci sono i «misteri» delle Brigate Rosse Andate a Ponte Galeria, sul greto del Tevere là ci sono i «misteri» delle Brigate Rosse Giovanni Bianconi DICE Valerio Morucci, che fu capo della colonna romana delle Brigate rosse: «Il senatore Pellegrino e la sua Commissione stragi potrebbero andare in pellegrinaggio a Ponte Galena, sul greto del Tevere, per ritrovare la carcassa dell'Alfa Romeo contro la quale sparavamo nelle esercitazioni. E scavando nel terrapieno, troverebbero i bossoli delle armi usate in tutte le azioni delle Br». C'è una vena polemica nelle parole di Morucci, che s'aggiungono a quelle che ha scritto nel boro Ritratto di un terrorista da giovane, una cavalcata negli anni già violenti che precedettero il suo ingresso nelle Brigate rosse: «Certo sarebbe stato meglio addestrarci ih Cecoslovacchia o in Palestina, come hanno sempre detto quelli che non hanno mai capito un cavolo, o che facevano finta di non capirlo». In tempi di dossier che piovono dall'ex-impero comunista e di rivelazioni vere e fasulle sul retroterra del terrorismo, il postino brigatista del caso Moro - uno degli assassini di via Fani, che uscì dalle Br nel '79 e in carcere fu trai primi a dissociarsi - cerca di fare un po' di chiarezza, a modo suo. «Questa storia non ha un lieto fine; ha avuto semmai un lieto inizio», scrive Morucci nell'introduzione. E l'inizio sono gli anni a cavallo del '68, quando un giovane comunista romano-inquadrato prima nei gruppi extraparlamentari e poi nelle prime esperienze illegali (dai Gap di Feltrinelli in giù) comincia a prendere dimestichezza con le armi, dopo tante parole. Il «battesimo del fuoco» avviene quasi per caso, sparando contro una macchi ' na di fascisti che passa dalla piazza dove i «compagni» stanno scegliendo quale film andare a vedere. Il giovane pistolero lo vive con meraviglia mista a soddisfazione: «Ho timbrato la Bmw con un bel paio di buchi, e loro hanno capito». Si prosegue con la raccolta delle armi, un'attrazione quasi maniacale per fucili a pompa e mitragliette, e azioni maldestre inframezzate da conquiste e amori di un aspirante guerrigliero che si muove nella realtà come in un film. Morucci pensa di fare la rivoluzione e far pagare il conto agli stragisti di Stato, ma nel frattempo vede con sospetto la rigidità ideologica e i costumi monacali delle nascenti Br. A Marx preferisce Engels il quale, dovendo esprimere un desiderio, anziché la società proletaria rispose: «Una bottiglia di Chateau Margauxdel'48». Ma passato il tempo dell'analisi politica, la lotta armata o si fa sul serio o non si fa; e siccome le esperienze individuali e del piccolo gruppo messo in piedi da Morucci finiscono quasi sempre per naufragare nel grottesco - come quando il colpo di una Luger ferisce un compagno -, alla fine non resta che aggregarsi alle Br. È il luglio del '76 il «comitato esecutivo» lo accetta nell'organizzazione. E' l'inizio di un'altra storia, drammatica e con un finale tutt'altro che lieto, ammesso che lo sia stato l'inizio. IH Valerio Morucd Ritratto di un terrorista da giovane Edizioni Piemme pagine 230, lire28.000
Persone citate: Edizioni Piemme, Engels, Giovanni Bianconi, Marx, Morucci, Valerio Morucci, Valerio Morucd
Luoghi citati: Cecoslovacchia, Palestina, Ponte Galena, Ponte Galeria
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