La ricetta del 1799

La ricetta del 1799 La ricetta del 1799 Alleanze, epurazioni egioco di propaganda Philippe-Jean Catinchi C Napoleone Bonaparte ON la caduta di Robespierre, il 9 termidoro anno II, la giovane repubblica francese, in guerra con buona parte dell'Europa monarchica, entra in una fase politicamente movimentata. Se la Convenzione sopravvive per poco più d'un anno alla dittatura montagnarda, il Direttorio, mal garantito dalla Costituzione dell'anno III (22 agosto 1795), non riesce a far altro che navigare a vista tra lo spettro d'un ritorno al giacobinismo e la prospettiva d'un nuovo Terrore da una parte, e il timore, dall'altra parte, d'un complotto realista evocato ad ogni minimo rovescio militare, e moltiplicato dunque dalle voci di tradimento in favore dello straniero. Nella primavera del 1799 il potere esecutivo, incarnato dai cinque direttori scelti dal Consiglio dei Cinquecento e dagli Anziani, e dominato dalla figura dell'inamovibile Barras, conosce una nuova turbolenza. Certo, la doppia minaccia di Sieyès, campione del terzo stato nel 1789 e avversario risoluto della Costituzione dell'anno III, e di Bonaparte, generale troppo brillante perché la sua gloria nascente s'offuschi, sembra per il momento evitata. Il primo è ambasciatore presso Federico-Guglielmo III di Prussia; mentre il secondo, che la vittoria di Nelson ad Abukir ha privato della via di ritorno in Francia, è bloccato in Egitto. Ma la netta vittoria dei giacobini nelle elezioni dell'anno VII (marzo 1799) sconvolge il quadro politico, mentre la controrivoluzione, battuta nelle urne, riaccende i tradizionali focolai insurrezionali nell'Ovest del Paese. Il 9 giugno Sieyès, tornato dalla Germania, assume con l'appoggio degli Anziani il posto direttoriale di Reubell. La sua intenzione è di preparare un'epurazione del Direttorio. Il ritorno improvviso di Bonaparte scompiglia il gioco. Lasciando a Kléber il comando dell'Armata d'Egitto, egli sbarca a Fréjus il 9 ottobre. Parigi è in festa. Il 16 Bonaparte è nella capitale, e il giorno dopo si presenta al Direttorio, che avalla ufficialmente il suo ritorno illegale. Sieyès capisce che gli conviene accordarsi con «l'eroe» del momento. Le due cospirazioni devono fondersi per avere successo. I due uomini non si amano e diffidano l'uno dell'altro. Il primo novembre il progetto politico prende forma: Bonaparte esige una rottura istituzionale. Provvisoriamente in posizione meno forte, Sieyès cede all'idea di una commissione costituzionale e di una consultazione popolare: la sola cosa che, agli occhi di Bonaparte, può legittimare un colpo di Stato che si vuole legalista e pacifico. Per prevenire ogni resistenza dei circoli giacobini come degli ambienti monarchici, Bonaparte avvicina i leader più pericolosi. Per sottrarre l'Assemblea (i cui due presidenti sono cooptati) alle pressioni della piazza, bisogna attirare i deputati a Saint-Claud, con il pretesto di un «complotto terroristico». Inizialmente fissata al 16 brumaio, la cosa slitta al 18, il che permette a Sieyès di prendere qualche lezione d'equitazione: non può nuca fare un colpo di Stato in calesse! Il secondo atto, più conosciuto, è più difficile. I Cinquecento rifiutano di bere la favola che impone questo brutale «rinnovamento» della Repubblica e Murat li disperde con la forza, mentre gli Anziani si sottomettono solo dopo l'intervento decisivo di Luciano Bonaparte, che conferma in blocco la teoria del complotto e le minacce di morte che pesano sul capo di suo fratello. Al fine di dare alla confusa morte del Direttorio una parvenza di legalità, si mandano a chiamare i Cinquecento dispersi da SaintClaud per riunire il corpo legislativo ed installare il triumvirato provvisorio (Bonaparte, Sieyès e Roger Ducos) che inaugura l'era del Consolato. Nessun processo verbale assicura che il quorum richiesto sia stato raggiunto, ma la legalità della sostituzione non è più che un gioco propagandistico. Quando, il 20 brumaio anno VIII ( 11 novembre 1799), le tre nuove teste dell'esecutivo si riuniscono, Sieyès ha già perso. Bonaparte confisca il potere malgrado l'aberrante improvvisazione della folle giornata precedente, a lui largamente imputabile. Per salvare le conquiste della Rivoluzione, una dittatura militare moderata dall'astuto ricorso al plebiscito riprende, dopo una penosa parentesi liberale, le abituami della dittatura di salute pubblica che aveva inaugurato l'era repubblicana. Copyright Le Monde Napoleone Bonaparte

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