Monti: subito regole per l'Opa europea di Bruno Gianotti

Monti: subito regole per l'Opa europea Monti: subito regole per l'Opa europea «SullePoste sto indagando, l'Enel resta monopolista» Bruno Gianotti BRUXELLES Mario Monti vuole regole chiare per l'Opa, l'offerta pubblica di acquisto, in Europa e chiede chiarimenti sulle operazioni che coinvolgono l'Italia finanziaria. Annuncia che seguirà da vicino la dismissione dell'Iri, sostiene che l'Enel non ha perso la posizione dominante, ma soprattutto che le Poste hanno perso grosse opportunità, e poi vuole sapere di più su Ina-Generali e anche su Mannesmann-Vodafone, il possibile accordo che coinvolgerebbe Omnitel e Infostrada ormai sotto l'ombrello tedesco. Proprio questo accordo sta mettendo a nudo le mancanze della legislazione europea. Il clima che circonda l'operazione dimostra palesemente, secondo Monti, l'importanza per un vero mercato unico europeo di disporre di due pezzi di normativa ancora in fabbricazione: «Uno statuto della società europea e una direttiva su 11'Opa europea». La direttiva fu presentata a febbraio i 996 dallo stesso Monti e ora «è in dirittura finale». Del resto, anche il presidente della Consob Luigi Spaventa, recentemente ha sottolineato che «la situazione regolamentare italiana in materia di Opa deve essere più aggiornata e resa più coerente». L'occasione propizia potrebbe essere il recepimento della direttiva Ue. E c'è un'altra offerta di acquisto, tutta italiana questa volta, in difetto di comunicazione: Bruxelles ha chiesto alle Generali maggiori elementi per valutare l'operazione sull'Ina. Monti ha spiegato che «la commissione ha ricevuto la notifica il 3 novembre, ma non Ina ritenuta completa e ha quindi chiesto ulteriori elementi». Il commissario europeo alla Concorrenza punta deciso sui due fronti che sono il cuore del suo ufficio: gli aiuti di Stato e le posizioni dominanti. Già in settimana, annuncia, porterà in Commissione, a Bruxelles una comunicazione, il primo atto formale per aprire un indagine conoscitiva, un «check-up» su tutti gli Stati membri. Monti non nasconde che i suoi sospetti si concentrano soprattutto su Francia, Germania, Italia: nei tre Paesi potrebbero iascondersi i maggiori casi di oostegno pubblico alle imprese. Aiuti sottobanco non più ammessi dalle regole Ue, ma in qualche modo mascherati per aggirare le leggi comunitarie e arrivare comunque alle aziende, se non a settori, in difficoltà di fronte alla concorrenza europea. Monti non fa nomi: «Dimenticandone qualcuno potrei fargli un torto», scherza. Ma anticipa che l'azione da portare avanti deve «mirare a far emergere gli aiuti di Stato non trasparenti, come le garanzie statali alle imprese». E ricorda che nel semestre ultimo l'Ue segue con molta attenzione gli adempimenti e che l'Italia deve applica- re regole precise nella riduzione della partecipazione dello Stato nell'economia. Al centro del mirino ci sono le Poste: la Commissione ha già aperto una procedura «per valutare se i disavanzi gestionali non siano coperti con erogazioni in suo favore di aiuti di Stato». Punto cruciale dell'inchiesta, la verifica di una condizione: «La concessione di fondi pubblici deve trovare piena rispondenza nei costi effettivamente associati agli obblighi di servizio universale imposti alle Poste», spiega Monti e aggiunge che il decreto legislativo che ha recepito la direttiva europea in materia di liberalizzazione dei servizi postali «ha introdotto solo il livello minimo di liberalizzazione previsto». In questo modo «l'area della riserva per alcuni aspetti è stata ridimensionata ma, per altri, è stata ampliata». Un peccato perché questo recepimento della direttiva «avrebbe potuto accrescere ulteriormente gli stimoli per il miglioramento in corso nell'efficienza dei servizi postali». Altro «sorvegliato speciale» è Tiri che sta uscendo dall'ambito statale. L'accordo AndreattaVan Miert ha stabilito che le ex società a partecipazione statale e soprattutto Tiri e l'Eni avrebbero dovuto prima ridurre il proprio indebitamento su livelli compatibili con altre imprese private per poi vedere la presenza statale scendere sotto il 100%. «Un impegno - ha ricordato Monti - che per l'Eni è stato assolto». Ora la Commissione vigilerà in modo che venga rispettato anche per Tiri. LÌstituto sarà seguito fino a giugno, quando si chiuderanno le procedure per la chiusura: «L'impegno è duplice - annuncia Monti - chiudere entro il 2000 e far scendere Uri sotto il 100% delle società controllate». Più delicata la posizione dell'Enel: nonostante la liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica recepita dal decreto Bersani, «mantiene una posizione dominante»» accusa Monti e spiega che continuerà a mantenerla non solo nell'attività di produzione destinata ai clienti vincolati «ma continuerà ad essere pure indirettamente attiva anche nelle fasi di trasmissione e dispacciamento». Giuste, quindi, secondo Monti, le preoccupazioni dell'antitrust: non c'è alcuna indicazione che faccia preve. dere un «confronto concorrenziale» anche nella fase finale di véndita di elettricità a famiglie e piccoli consumatori. Mario Monti

Persone citate: Bersani, Luigi Spaventa, Mario Monti

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Francia, Germania, Italia