La «vecchia» Dc dà l'addio a Fanfani di Maria Grazia Bruzzone

La «vecchia» Dc dà l'addio a Fanfani Nostalgia e amarezza (ma anche orgoglio) alle esequie dello statista scudocrociato La «vecchia» Dc dà l'addio a Fanfani Cossiga: è stato l'artefice della solidarietà nazionale Maria Grazia Bruzzone ROMA Nostalgia. Della democrazia Cristiana che fu. «Che non potrà più esserci,perchè non ci sono più le condizioni storiche», ammette quasi a malincuore Pierluigi Castagnetti, uscendo dalla basilica di Santa Maria degli Angeli. «Che forse potrebbe ancora risorgere», spera Clemente Mastella. Ma intanto quel sentimento velato eppure struggente pervade la chiesa gremita dove si svolgono i funerali di Stato di Amintoro Fanfani, E forse non potrebbe essere altrimenti. Sarà perchè è il primo addio a un grande democristiano (se si eccettua Aldo Moro vent'anni fa e in tutt'altre circostanze), sarà per l'aria di riabilitazione che serpeggia e si intreccia con la voglia di Centro, fatto sta che alle esequie dello statista scudocrociato ci sono proprio tutti, amici e nemici del leader scomparso o da tempo solo. Andreotti, Scalfa- ro, Cossiga e Mancino siedono in prima fila nei posti riservati alle alte autorità. Nella seconda si intravedono Paolo Emilio Taviani, Emilio Colombo, coetanei di Fanfani, Remo Gaspari. Sparsi fra la gente ci sono Gava, Bernini, Galloni, Forlani, e le generazioni più giovani, i De Mita, Russo Jervolino, Cirino Pomicino, Mattarella, Bindi, Buttigliene, Marini, Sanza, Mastella, Castagnetti,D'Antoni, fino ai sottosegretari e ai portavoce (di Andreotti)Cristofori e Mastrobuono, ai molti peonos, portaborse, collaboratori. Vestiti grigi e capelli grigi, per lo più. Come quelli della gente comune presente. Nostalgia e amarezza. Perchè proprio il banco delle autorità consegna uria fòtografia"lmpietosa della decadenza scudocrociata: il capo dello Stato è un laico, sia pure-di'tradizdoni'cattoliche, e laici e addirittura ex comunisti sono il premier e il presidente della Camera. Impensabile, ai tempi d'oro (ma forse non per Fanfara). Eppure ben amalgamati nel contesto. Cosi, quando alla fine, nella sfilata di personaggi che salutano affettuosamente la . vedova Maria Pia velata di nero, appare Silvio Berlusconi, sembra materializzarsi da un altro mondo: quello attuale. Nostalgia che i discorsi di rito nascondono, nella loro asciuttezza, a malapena. Il cardinal Runi, che officia la messa con un gruppo di parroci toscani (nella chiesa sono molti i gonfaloni dei comuni della regione natale di Fanfani), legge un telegramma del Papa che ricorda «le solide virtù morali» che hanno ispirato lo scomparso. E anche Ruini sottolinea «la tempra morale» di Fanfani, «che non gli ha mai consentito "di volgere a profitto personale il" potere e le risorse di cui si è trovato a disporre». • • Cossiga, che.il.figlio di Fanfani Giorgio, militante nel Polo, ha voluto pronunciasse una delle due orazioni, precisa di essere lì in quanto' nelle file dei «giovani fanfaniani» presenti al congresso della De del '54 c'era anche lui. E premette che cercherà di «interpretare il pensiero di tutti». Infatti ricorda il costruttore del partito cattolico «moderno, aperto e collegato alla società civile», senza il quale «il mondo cattolico non avrebbe sentito la fierezza di operare» e senza il quale «c'è da chiedersi cosa sarebbe stato della libertà e dell'indipendenza del popolo italiano, della pace e del progresso». Ma ricorda pure, Cossiga, il Fanfani che comprèse come «il riformismo democratico dei governi di centro doveva arricchirsi della collaborazione col riformismo socialista». Una «geniale intuizione» che «aprì la possibilità della solidarietà nazionale, anche per «0 coraggio lurigT- ' mirante di Enrico Berlinguer)). Nè dimentica la battaglia contro il divorzio, il «sacrificio» richiestogli dalla Chiesa: «Ubbidì, si fece ubbidire, si assunse personalmente la responsabilità e sopportò sempre, da solo e ingiusta¬ mente, il peso di una dura sconfitta politica e delle sue tremende conseguenze». E però è lo storico sodale Bernabei a mettere il dito, con la consueta schiettezza, sulla piaga dell'isolamento al quale il partito, il suo partito, aveva condannato lo statista che oggi tutti elogiano. «L'amico e il maestro», come lo ringrazia alla fine.«Nella sua vita terrena incontrò molte difficoltà, ricevette molte critiche e pochi elogi, se si toglie il riconoscimento della sua intelligenza e della sua onestà», esordisce. E ripete ancora, ricordando le fasi salienti della vicenda politica, che portarono l'Italia fra i sette Grandi. Trai tanti che salgono abilitare Maria Piasi vedono il governatore Fazio, Letta, Scognamiglio, Irene Pivetti,Angius,Berlinguer (Veltroni era andato alla camera ardente in mattinata).Poi la bara scompare, tra la marcia funebre di Chopin suonata dalla banda militare e la folla curiosa. I funerali di Amintore Fanfani nella Basilica di S. Maria degli Angeli a Roma A destra: l'abbraccio del presidente del Consiglio Massimo D'Alema alla vedova dello statista scomparso Il banco delle autorità era in prevalenza composto da laici Castagneti : è un segno di quanto siano cambiate le condizioni storiche

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