Mutilazione sessuale immigrate a rischio

Mutilazione sessuale immigrate a rischio In Italia vivono trentottomila infìbulate Mutilazione sessuale immigrate a rischio ROMA In Italia vivono 38 mila donne infìbulate o escisse e 20 mila bimbe che rischiano d'essere operate. Si tratta di donne che si rivolgono alle strutture sanitarie italiane, anche se con reticenze, spesso solo per le emergenze. Sono spesso neo mamme che, nel rispetto della pratica millenaria che le trasforma in donne rispettabili e adatte al matrimonio, chiedono a chi le ha fatte partorire, e che le ha dovute deinfibulare, d'essere ricucite. Sono donne che preparano le proprie figlie allo stesso destino. In tutto il mondo vengono stimate in 130 milioni le donne mutilate sessualmente. Questa realtà è rivelata da uno studio, curato da Aldo Morrone e Gennaro Franco, che viene presentato oggi e domani al Cnr di Roma nel sesto workshop internazionale su «Cultura, Salute, Immigrazione» e che ha per titolo «Un viaggio nell'universo: convivere e dialogare oltre ogni confine». A partire dai primi anni 90, con l'ondata d'immigrazione die ha coinvol¬ to l'Italia, sono giunte sempre piii numerose le donne provenienti dal Corno d'Africa, in particolare da Somalia, Etiopia, Eritrea ed Egitto, paese che ha il tasso più alto di mutilazioni sessuali: il 97%. Medici e ostetriche italiane si trovano quindi di fronte a una nuova realtà, complessa dal punto di vista etico e giuridico. Questo tipo di pratica è vietata in Italia ma anche in molti paesi africani dove, tuttavia, viene quotidianamente esercitata. Anche in Italia, ha spiegato Morrone, ci sono casi d'infibulazione ed escissione, ma tutto avviene di nascosto e non è possibile stimare quante siano le donne che le subiscono. Altro problema è quello delle donne che chiedono ai medici italiani di riparare i danni dei violenti interventi ai quali sono state sottoposte nei paesi di origine. Casi di questo tipo sono quelli di bambine adottate in Italia da piccole ma che avevano già subito l'inlibulazione. Nessuna legge o divieto, concludono i due esperti, potrà risolvere il problema, bisogna invece preparare i medici. Ir. r.)

Persone citate: Aldo Morrone, Casi, Gennaro Franco, Morrone, Salute