«Picchiato e gettato vìvo in quel pozzo maledetto»

«Picchiato e gettato vìvo in quel pozzo maledetto» Foggia: lo strazio dei genitori di Antonio «Picchiato e gettato vìvo in quel pozzo maledetto» Gli investigatori: mai vista tanta crudeltà Il ragazzo era sportivo, deve aver reagito Anna Langone Sandro Taratino FOGGIA Antonio PerrucTutto in ventiquattr'ore: rapimento, pagamento del riscatto, liberazione dell'ostaggio. La magistratura sta indagando per comprendere se a Cerignola, coperti dall'omertà dei parenti delle vittime, vi siano stati altri sequestri-lampo prima del rapimento e dell'uccisione dello studente sedicenne Antonio Perrucci Ciannamea. Il suo corpo è stato ripescato in un pozzo sabato sera. La famiglia aveva pagato cento milioni due giorni dopo la scomparsa, avvenuta il 7 novembre. Alle voci che accreditano i sequestri-lampo come un metodo mafioso ormai usuale a Cerignola non corrispondono per il momento riscontri investigativi. Ma le indagini si sono estese ormai a quasi tutta la Puglia. Una delle ipotesi è che i soldi rastrellati sei-vano a finanziare la fuga di alcun boss all'estero, in libertà per «disturbi mentali» dopo le condanne nel «maxiprocesso Cartagine» che dovrebbero diventare definitive il prossimo anno. «Non abbiamo ancora prove» spiega Michele Emiliano, il sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Bari che indaga sul delitto. «Posso dire solo che non ho mai visto tanta crudeltà nei confronti di un ragazzino. Questo delitto è strano. E' strano che sia accaduto in un luogo come Cerignola in cui la forte presenza della criminalità organizzata avrebbe dovuto sconsigliare ai clan di attrarre così tante attenzioni. Le organizzazioni mafiose stanno alla larga dai sequestri di persona proprio per questo». Il procuratore di Bari, Riccardo Dibitonto, ha sollecitato i responsabili delle altre procure del circondario della Corte d'appello di Bari (Trani, Lucerà e Foggia) ad accertare se vi siano stati altri sequestri non denunciati. «Stiamo approfondendo Ciannamea diversi fatti per capire se il fenomeno dei sequestri di persona è un fatto nuovo o emerge solo ora perché nessuno ha mai voluto denunciare» afferma Dibitonto. «Vogliamo sapere se a Cerignola si è in qualche modo radicata la cultura del pagamento del riscatto», C'è sicuramente un precedente, ma forse non assimilabile a questa vicenda: nel '94 un boss, per riavere il tiglio, dovette pagare 150 milioni. Stamattina i magistrati della Dda, convocati dal procuratore Dibitonto, si riuniranno a Bari per approfondire il fenomeno dei sequestri lampo occupandosi delle indagini sul delitto. Domani verrà eseguita l'autopsia sul corpo della vittima. La prima perizia farebbe pensare che lo studente, appassionato di arti marziali, abbia reagito e sia stato tramortito (ha una ferita profonda alla testa) prima di essere gettato nel pozzo profondo dieci metri, con ì piedi e le mani legate dal nastro adesivo. Probabilmente era ancora vivo. Una striscia di nastro gli cingeva anche il collo. Ma è molto probabile che fosse il bavaglio che gli era stato stretto sulla bocca. Accanto al pozzo è stato ora posato un mazzo di fiori. I compagni di scuola di Antonio hanno sostato ieri, silenziosamente, vicino alla sua abitazione. «Non lo dimenticheremo mai» sussurrano. 1 genitori del ragazzo preferiscono non parlare. II maggiore sospettato di questo delitto resta Antonio Caputo, pregiudicato di 42 anni nei confronti del quale è stato firmato dal giudice del tribunale di Bari un'ordinanza di custodia cautelare. Non eseguita perché Caputo (secondo gli investigatori un uomo che legherebbe i clan foggiani alla Sacra corona unita), sarebbe ormai a Santo Domingo. Utilizzando il figlio, amico di Antonio, avrebbe tratto indicazioni sulle capacità finanziarie della famiglia, che è proprietaria di un laboratorio per la lavorazione del marmo. Antonio Perrucci Ciannamea

Persone citate: Anna Langone Sandro, Antonio Caputo, Antonio Perrucci Ciannamea, Caputo, Dibitonto, Michele Emiliano, Riccardo Dibitonto