Monsieur Lionel, il guastafeste

Monsieur Lionel, il guastafeste Monsieur Lionel, il guastafeste E' scontro con Clinton sulla pena di morte (olloquio Inviato a FIRENZE RESIDENTE Jospin, le piace l'idea dalemiana di una «Fondazione» culturale che crei un «dialogo permanente» tra i socialisti europei e i democratici americani? Appena spenti i riflettori sulla kermesse politico-mondana fiorentina, Lionel Jospin reagisce come solo i francesi sanno fare, quando vogliono esprimere a gesti scetticismo e disincanto: facendo spallucce e atteggiando il viso in una smorfia di incredula perplessità. Poi risponde con secchezza che per fare politica esiste già un organismo qualificato che si chiama «Intemazionale socialista» e che se «l'idea di Massimo è quella di una sede culturale che coinvolga gli istituti universitari, non si capisce perché si debba essere contrari». Che è un bel modo, elegante ma eloquente, di gettare secchiate d'acqua sulla creazione di qualcosa di sovranazionale che assomigli a un nuovo soggetto politico. Nel vertice fiorentino Lionel Jospin ha giocato fino in fondo ne) ruolo di guastafeste. 0 di bastian contrario. Insomma di cortese ma puntiglioso oppositore di ogni idea, blairiana e non, che possa contribuire a mettere in soffitta la tradizionale identità socialdemocratica. Ha sottolineato con pignola testardaggine la sua identità di europeo. E ancor più di francese: «Non vogliamo perdere la nostra identità. I nostri cittadini devono sentire che essere francesi serve a qualcosa». Che non è solo un rigurgito dall'orgoglio nazionalità dei francesi. Non foss'ahro perché Jo- rha voluto pubblicamente bactare l'incoerenza di chi, come Clinton, si erge a difensore dei diritti umani universali nel nome dell'«ingerenza umanitaria» ma poi non contempla la pena di morte, in vigore negli Stati Uniti, come una violazione dei diritti umani. E invece, conclude uno dei suoi interventi Jospin, sedato proprio accanto a un perplesso Clinton, la nuova sensibilità per i diritti umani esige che «in tutte le democrazie si proceda a sopprimere la pena di morte». Bastian contrario, appunto. «Dissidente» che non risparmia battute polemiche con Blair, Clinton e anche con Schroeder e D'Alema. Per contrastare con più convinzione le chimere della nuova «terza via», Jospin ama di solito citare un padre del socialismo francese come Jean Jaurès: «Essere fedeli a una tradizione è essere fedeli alla fiamma, non alle ceneri». E a Firenze si è presentato con la precisa intenzione di non lasciarsi facilmente ingabbiare nel cliché dell'ostinato conservatore che difende una tradizione svuotata e incenerita. Solo che ha voluto contrapporre al verbo di un progressismo modernizzante e globalista, schiavo degli imperativi economici e finanziari e mondialista l'ostinata presenza di un socialismo, geloso della propria identità, sensibile ai problemi di un modino senza controllo e privo di contrappesi politici. Ha anche detto con una formula sibillina, ma non tanto aihillina da nascondere una irriducibile diversità di tono con con l'elogio incondizionato tessuto da Clinton a Firenze nei confronti del nuovo mondo dominato da Internet. «Accetto un mondo impostato su un'architettura di rete», ha detto Jospin, «ma non voglio che il mondo venga regolamentato, diretto dalla rete, perché questo corrisponderebbe a interessi privati». Nel linguaggio ostile alla «terza via» di Jospin, «interessi privati» è ancora una parola da pronunciare con sospetto e diffidenza. Mentre Blair descrive con una certa enfasi la nuova frontiera del mondo globalizzato che offre opportunità e travolge ogni conservatorismo, di destra o di sinistra, Jospin, dopo aver ascoltato e preso doverosi appunti, ammette che non si può che «prendere atto della nuova economia» ma stando attenti che essa non «abolisca la storia» e che «non sommerga gli Stati nazionali, che rimangono ancora il luogo di elaborazione della democrazia». Se Schroeder invita a sbarazzarsi di vecchie mitologie, lui ascolta rispettosamente, ma non appena prende la parola denuncia gli apocalittici richi di un «capitalismo puro, quasi assoluto, che porta al monopolio e che provocherebbe l'insicurezza economica per i lavoratori retribuiti». I tanti che, a sinistra e a destra, lamentano con una certa petulanza la supposta dittatura di un «pensiero unico» liberista e neo-liberale con una certa debolezza per le alchimie della «terza via» blairiana, a Firenze hanno ritrovato un leader molto caparbio che di fronte ai «terza viisti» più infervorati si permette pure un certo sarcasmo: «Vorrei che non entrassimo nel XXI secolo subendo eccessivamente l'influenza dell'ideologia liberale del XIX secolo». Jospin sciorina battute antinuoviste con l'aria di chi non può essere accusato di aver portato il proprio Paese alla rovina economica. Dunque, che non può essere bollato alla stregua di un utopista acchiappa - mi volt; ma sommamente incapace sul piano pratico e disastrosamente dottrinario per potere governare un Paese immerso nella «nuova economia». «Il mercato non è un valore, ma uno strumento», dice ancora rivolto a Blair e Clinton. Il bastian contrario va via da Firenze con l'aria soddisfatta. La passerella sotto i riflettori non ha cancellato e appiattito le differenze. La «terza via» appare un po' più sfumata. Decisamente non c'è male, per chi si è presentato come il guastafeste. Jospin non risparmia nemmeno battute polemiche all'elogio di Internet fatto dal presidente Usa Il primo ministro francese Lionel jospin

Luoghi citati: Firenze, Stati Uniti, Usa