L'insostituibile «amico americano»

L'insostituibile «amico americano» L'insostituibile «amico americano» sinistra europea la ricetta per vincere inviato a FIRENZE LE manifestazioni della sinistra «antagonista» che attraversano Firenze per protestare contro il Presidente yankee «neo-liberista» comunicano un sentore di tempi antichi. Ma soprattutto si dimostrano totalmente sorde al bisogno impellente della sinistra al governo in Europa di ricorrere al sostegno dell'«amico americano». A Firenze certamente i riflettori si sono accesi con equanimità per Jospin e per Schroedez; per Blair e la sua consorte in dolce attesa, per il padrone di casa Massimo D'AIema. Ma l'inizio della kermesse politica ha coinciso con l'atterraggio della coppia dei Clinton sul suolo italiano. Coi; gli inquilini della Casa Bianca è sbarcata in Italia la fonte stessa del trionfo della sinistra in Europa, il Presidente americano che ha dapprima rotto l'incantesimo del reaganismo e poi esportato nel vecchio continente la ricetta per vincere. Ecco perché la socialdemocrazie europea intuisce di non poter più bastare a se stessa e chiede ai democratici americani, a. Bill Clinton ma soprattutto a Hillary Clinton, un'assicurazione per il futuro. Del resto, il primo discorso politico in questo vertice fiorentino di profeti della nuova «terza via» è stato tenuto proprio da lei, da Hillary, sempre meno first lady e sempre più. candidata a giocare una sua nuova partita politica dal cui esito dipenderanno probabilmente anche le sorti della sinistra europea al potere. Chi in Italia e in Europa nel coreo di questi cinquantanni ha manifestato per le strade in funzione antiamericana vive perciò nel cuore di un paradosso. Da una parte deve ignorare gli slogan ritmati a poche centinaia di metri di distanza da quei residui di sinistra che ancora identificano neH'«Amerika» il grande Satana, da abbattere. Dall'altra deve-ammettere che fosse per gli europei mancherebbe il cemento essenziale per dare immagine e credibilità a una sinistra tutt'altro che unita ed omogenea. Affiorano gli attriti e i nervosismi tra la spasmodica ricerca di una «terza via» modernizzante intrapresa da Blair e la rigida difesa del modello classico delle socialdemocrazie cui si ispira Lionel Jospin. Le guerre commerciali e finanziarie tra colossi economici europei riaccendono pur nel quadro dell'unificazione europèa rivalità nazionali che sembravano sopite, comesi è visto nel crepitio della battaglja sulla'telefonia tra la Germania di Schroeder e il New Labour di Blair. I Paesi europei dove la sinistra è al governo stentano a dotarsi di una politica estera comune, mostrano paurose crepe ogni volta che qualche grana (come è accaduto tra Germania e Italia sul «caso Ócalan») incrina il quadro di certezze diplomatiche acquisite, si dimostra¬ no impotenti di fronte alle molteplici richieste di una difesa militare comune e di una capacità di intervento autonoma nei punti caldi, a cominciare ovviamente dall'ex Jugosla¬ via. E ogni volta è l'«amico americano» che deve togliere gli europei dai guai. Comi; in questo vertice di Firenze, in cui implicitamente si chiede a Clinton di fare un gesto pacificato¬ re per sanare la frattura tra Blair e Jospin. Anche al costo mandare in soffitta l'identità tradizionale della socialdemocrazia e di fare più di un passo nella direzione di un Partito democratico che unisca lo forze americane e lineile europee. Naturalmente si tratta di un'operazione non priva di sofferenze. Anzi, costituisce una tentazione ricorrente della sinistra europea, e di quella francese in particolare, provvista com'è di un suo orgoglio nazionale specifico, quella di fantasticare attorno a una identità culturale «europea» come argine nei confronti di un'«aniericanizzazione» travolgente nello stile di vita e nel mondo delle immagini. Come possa convivere questo residuo di potente «anti-americanìsnio» con l'immissione di potenti ingredienti «americani» nella fisionomia culturale e politica della sinistra «riformista)), è tutto da scoprire. Così come è non è facile liquidare con disinvoltura un passato nemmeno tanto lontanissimo in cui molti degli attuali partecipanti al vertice di Firenze scandivano bellicosi slogan anti-yankee. Ma la riconoscenza per chi ha sbloccato e archiviato il decennio della destra al potere e ha accompagnato negli Stati Uniti un penodo di prolungata prosperità economica senza precedenti dovrebbe Vincere resistenze e inerzie culturali. Fare di necessità virtù è per la sinistra europea un obbligo. Con o senza'«terza via». Tra gli attuali leader ve ne sono alcuni che hanno un passato anti-yankee ma ora non possono fare a meno di chiedere ai Clinton un'assicurazione sul futuro le divergenze in tema di «terza via» tra Blair e Jospin rischiano di accompagnarsi al risorgere di rivalità nazionali che sembravano Ormai SOpite 'SPSEAfUMUa mfChtrthr %é prò &y&Q£ W'^l*: '-mè^T^ Quando gliStati Uniti erano ancora «il nemico- manifestazione anti-americana negli Anni Sessanta