Parmalat annuncia il taglio di 800 posti
Parmalat annuncia il taglio di 800 posti Nel piano anche investimenti per 600 miliardi Parmalat annuncia il taglio di 800 posti ROMA Alla Parmalat, dopo una lunga campagna acquisti, arrivano i tagli. Ieri l'azienda ha illustrato ai sindacati il piano industriale per il triennio 2000-2003, che prevede, a fianco di investimenti per 600 miliardi, un esubero di circa 800 dipendenti. Le riduzioni di personale dovrebbero riguardare in particolare la «Giglio» di Reggio Emilia e la «Polenghi Lombardo» di Lodi, che la Parmalat aveva acquistato dalla Cirio, ma che in un secondo tempo è stata valutata in esubero, data la presenza che la società di Calisto Tanzi ha già in Lombardia. Nella nota di presentazione del riassetto strutturale il gruppo Parmalat Eurolat precisa che «il piano è ineludibile, dopo una lunga e proficua stagione di importanti acquisizioni» e che quello delineato è un «virtuoso processo di integrazione assistito da un investimenti tecnici, tecnologici e commerciali». Gli esuberi di personale annunciati, continua la nota, verranno fronteggiati elaborando, di concerto con i sindacati, un piano sociale che conterrà una articolata serie di strumenti di protezione, con l'obiettivo di raggiungere soluzioni non traumatiche per i dipendenti: il primo appuntamento tra azienda e rappresentanti dei lavoratori sarà fissato «in tempi rapidi» al Ministero dell'Industria. La prima risposta di Flai, Fat e IJila, i sindacati del settore alimentare, all'annuncio fatto dai vertici Parmalat è stata la proclamazione di uno sciopero che il 29 novembre vedrà fermarsi, nei 32 stabilimenti del gruppo, i 3700 dipendenti, mentre un pacchetto di altre 16 ore di agitazioni verrà annunciato entro gennaio.«Il piano non c'è e serve 1' intervento immediato del Ministero dell' Industria - sottolineano i sindacati -. I tagli sono evidenti: circa 800 esuberi e il non utilizzo di stabilimenti come quello di Polenghi Lombardo, a Lodi, della Centrale del Latte di Monza, della Giglio, a Reggio, della Ala Zignago e anco¬ ra quelli di Fresinone e Lecce». Nel settore prodotti da forno, sempre secondo fonte sindacale, è stato annunciato il non utilizzo degli stabilimenti di Bovolone e Paestum, mentre agli esuberi complessivi si aggiunge la mobilità nel gruppo, per un totale di oltre mille lavoratori coinvolti nel piano di ristrutturazione. Una situazione definita, subito dopo 1' incontro con l'azienda, «inaccettabile» dal segretario di Milano della FlaiCgil, Susanna Camusso. «Qui è a rischio un quarto degli stabilimenti del gruppo - ha detto Camusso -. Non possiamo accettare in nessun modo un piano che prevede 730 esuberi oltre alla mobilità di oltre 300 persone». Sulla stessa linea il segretario nazionale della Uila, Pasquale Papiccio: «una razionalizzazione era immaginabile, ma questo è un ridimensionamento senza rilancio». Qualche margine di manovra, comunque ci sarebbe: la produzione degli stabilimenti di Fresinone e Lecce potrebbe essere spostata sulla Centrale del Latte di Roma e lo stabilimento Polenghi Lombardo potrebbe essre ceduto, il che consentirebbe di salvare almeno parte dei posti di lavoro, ma questo, sottolineano i sindacati, non sposta l'estrema gravità della situazione. E mentre la tensione sale in attesa dell'incontro al ministero dell'industria si apre la corsa per la conquista del latte che Parmalat potrebbe cedere. In pole position tra i candidati all'acquisto c'è la Granarolo, che, come prima mossa, ricorre al Tar por eliminare il limite massimo dei 200 miliardi di fatturato previsto per le aziende italiane potenziali acquirenti. «Attendiamo una risposta verso il 10 dicembre - dice Luciano Sita, presidente di Granarolo -. Siamo interessati a tutto quello che Parmalat vorrà vendere, Polenghi compresa, sempre che voglia vendere a noi. A Tanzi - prosegue Sita - fa comodo avere tanti piccoli concorrenti piuttosto che uno grosso come noi, ma il limite dei 200 miliardi è assurdo». [v.cor.]
Persone citate: Calisto Tanzi, Camusso, Luciano Sita, Polenghi, Polenghi Lombardo, Sita, Susanna Camusso, Tanzi
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