Telecom verso il ritiro del piano di Ugo Bertone
Telecom verso il ritiro del piano I consigli nel week-end. Si profila un maxiaumento di capitale. Con Tin. It. porterà Internet in Borsa. Bene i dati '99 Telecom verso il ritiro del piano Colaninnoprepara l'ultimo terremoto Olivetti Ugo Bertone Milano Attenti, signori, si cambia. Tra domani e domenica prenderà forma, con ogni probabilità, l'ultimo terremoto di casa Olivetti. Di fronte alle difficoltà incontrate dal progetto di riassetto del gruppo annunciato a settembre, infatti, Roberto Colaninno avrebbe messo a punto un piano alternativo che prevede una massiccia iniezione di capitali (4 mila miliardi circa nelle casse di Ivrea). A questo punto la casamadre del gruppo potrebbe assorbire Tecnost e accorciare così la catena di controllo di Telecom e Tim. Il piano, messo a punto assieme a gli stessi «advisors» che hanno accompagnato Colaninno nella scalata della primavera scorsa, sarebbe a questo punto completato da un dividendo straordinario della stessa Telecom e di Tim, in grado di far fronte agli interessi legati all'indebitamento (circa 1.600 miliardi) frutto della scalata. Il piano di riserva, comunque, scatterà solo dopo i consigli, Tecnost prima e Olivetti poi, convocati per domani. I due vertici, infatti, dovranno stabilire se i concambi proposti dagli advisors indipendenti (Salomon brothers per Telecom, Warburg Dillon Read a proposito di Tecnost) saranno accettabili o meno dalla maggioranza. La previsione è che Colaninno sia ormai intenzionato a consigliare l'abbandono del vecchio progetto, perchè un rapporto di concambio superiore a due Tecnost per una Telecom sarebbe «lesivo degli interessi della maggioranza». E così, se troveranno conferma le indiscrezioni della vigilia (si parla di 2,2 azioni per una), in casa Telecom si volterà pagine. In tempi brevi. Intanto, l'ennesimo week end più lungo della recente storia di Telecom è cominciato con un consiglio di amministrazione di tre ore in cui si è preso atto del buon andamento delle entrate del (38.206 miliardi di ricavi nei primi nove mesi, + 8,1%) e dei profitti (1.132 miliardi nel terzo trimestre, + 19,5%). Inoltre, ha trovato conferma la prospettiva di portare in Borsa l'ultimo gioiello, la Tin. It, consociata Internet del gruppo, anche se i tempi (la divisione dovrà essere trasformata in spa) non sono brevissimi: non prima della seconda metà del Duemila. Prima occorrerà, infatti, che vada in porto lo spin-off (o scissione) delle attività via Grande Rete del gruppo telefonico che possono contare, per ora, su 1 milione e 200 mila abbonati (di cui 700 mila a pagamento, eredità dei tempi in cui Telecom non si era ancora adeguata all'offensiva gratuita di Tiscali e Omnitel). Una bella notizia, certo (la nuova azienda potrebbe valere, a giudicare dai raffronti internazionali, tra i 5 e i 6 miliardi di euro) ma , almeno per i tempi dell'operazione, insufficiente a spiegare l'entusiasmo di Piazza Affari per la galassia telefonica, che non ha penalizzato la squadra di Colaninno per il ritorno in campo, a fianco di Renato Sorti e di Tiscali, di Franco Bernabò. Ieri, infatti, le azioni della Telecom hanno sfondato dopo mesi di Purgatorio la barriera dei dieci euro mettendo a segno un rialzo pari al 6,12%, poco sopra le Tecnost, + 6,01%. In grande spolvero anche le Olivetti ( + 3,27%) e le Tim (+2,36%). Perchè tanta euforia? Primo, perchè il mercato dà ormai per scontato l'accantonamento di un piano che aveva incontrato un'opposizione netta sia per i rapporti di concambio proposti ( 1,65 Tecnost per una Telecom) che per la prospettiva di veder sfilare da Telecom il controllo diretto di Tim. Secondo, perchè anche il gruppo telefonico di Colaninno può sfruttare l'aria di battaglia, e di buoni affari, che si torna a respirare attorno al settore delle telecomunicazioni grazie all'offerta pubblica su Mannesmann da parte di Vodafone Airtouch, Terzo, perchè gli operatori danno per scontato un nuovo orientamento della maggioranza. Una robusta iniezione di capitali in Olivetti sarebbe la mossa più efficace per far rientrare le perplessità del mercato. Ma chi sottoscriverà un'operazione così in¬ gente? Gli alleati bresciani di Colaninno sembrano perplessi (non a caso suggeriscono l'ipotesi di un'emissione obbligazionaria da collocare sul mercato) ma i partners potenziali non mancano. L'americana Bell, vecchia sodale di Colaninno nella telefonia Omnitel e Infostrada, sembra ad esempio tutt'altro che insensibile al richiamo... Roberto Colaninno presidente dell'Olivetti ndisegna le strategie del gruppo Telecom Tra domani e domenica convocati i consigli
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