Chiusa la disco dove morì Jannick di Fabio Poletti

Chiusa la disco dove morì Jannick Brescia: sigilli al «Number One», scarcerato il soldato che ha spacciato le pillole letali Chiusa la disco dove morì Jannick Ipm: mai impedito l'uso di ecstasy Fabio Poletti MILANO Spenti i laser che sparavano al cielo muli gh altoparlanti che tiravano 13C decibel, deserte le sette piste da ballo ( anche i bagni, quelli dove si faceva la Illa ix:r comperare l'ecstasy. La magistratura di Brescia 1 ìa deciso di mettere i sigilli alla discoteca Numhv One di Corte Franca, quella dove si era sentito male lo scorso 31 ottobre Jannick, il ragazzo di Collebeato morto poche ore dopo al pronto soccorso di Iseo. Nel provvedimento finnato dal procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini, il primo in Italia, si motiva la chiusura contestando al titolare del locali: «il (oasurno incontrollato di stupefacenti all'interno e all'esterno della discoteca». E ancora; <<Puravcndo la consapevolezza di quanto avveniva nel locale, non sono mai suite adottate le necessarie contromisure per impedirlo». Venti giorni dopo la morte di Jannick, due settimane dopo l'arresto di un giovanissimo extraaimunitario trovato dentro al Number One con addosso tredici pasticche, la magistratura bresciana decide per la linea dura. Ma il [ladre di Jannick, Virgilio Hlesio, usa due frasi appena per esprimere il suo stato d'animo: «Io lascio fan; tutto alla magistratura, ma se l'avessero fatto prima, sarebbe stato molto meglio». Chiuso il Numher One forse per i prossimi cinque anni, se il Tribunale dovesse accertare le responsabilità di Mario Basalari, il gestore del locale, al procuratore capo di Brescia Giancarlo Tannurii bastano poche parole per spiegare il provvedimento adottato: «I /uso degli stupefacenti dentro e fuori (juel locale avveniva dal '9B, vogliamo impedire che vi siano luoghi che continuano a oomjxirtare danni per la collettività, anche se siamo consci che una procura non può agire su un piano pedagogico, ma solo operativo», Nienti: crociate contro le discoteche della zona, allora. Solo un provvedimento mirato al locale dove andava Jannick (he è morto, dove ogni Stillato passava Alessandra Zani] anche lui di diciannove anni, quello che gli ha venduUi le pastiglie che lo hanno ucciso e che è stato scarcerato solo duegiórni fa. E dove si ritrovava puro Giuseppe Koiiiaiiino, il caporale di leva di 22. anni, arrestato perché nascondeva in un sottoscala del distretto 730 pasticche di ecstasy e liberato dopo solo 2 notti in carcere. Liberato ina con l'obbligo di non lasciare Brescia, di non uscire di casa la sera, come ha stabilito il gip Roberto Spano che ha firmato l'ordinanza jx:r «la mancanza di presupposti per la custodia cautelare. Il suo nome ò stato pubblicato da tutti gli organi di Stampa, rendendo difficile la reiterazione del reato». Ma forse c'è di più. I carabinieri ammettono che Giuseppe Romanino ha collaborato, forse ha fornito i nomi dei suoi fornitori, di chi stava più in cima rispetto a lui, nella scala gerarchica dello spaccio. Anche se il suo difensore, l'avvocato Sergio Arcai, corca di dare un'altra versione: «Giuseppe è disperato, ma per ora nessuno lo accusa di aver venduto la pastiglia che ha ammazzato Jannick. Lui tra lo lacrime ammette solo di aver rifornito di ecstasy Zani, anche so sente su di sé il jxso di quella morto». E in difesa del giovanis¬ simo caporale bresciano, si schierano anche i suoi amici. Una quindicina, con la sciarpa degli ultra del Brescia sul volto, sono davanti al carcere di Vendano quando si aprono lo porte per farlo uscire. Sono quelli che gridano, che cercando di proteggerlo, che si scagliano contro le telecamere e i fotografi, fino a quando Giuseppe Romanini riesce ad infilarsi in un'auto bianca. Via verso chissà dove fino alle sette di sera, quando decide di incontrare i giornalisti nello studio del suo legale. Quando si presenta con il volto contrito, e qualche lacrima la trattiene a fatica: «Io sono consapevole degli sbagli che ho fatto, sono stato malissimo. E' orrendo peasare che sia morto un ragazzo che era li a ballare. Uno che vedevo ogni tanto al Number One, imo che conoscevo di vista...». Parole disperate, concordate una ad una con il suo avvocato: «Se ci avessi pensato non mi troverei in questa situazione, non ho dato abbastanza peso a quello che stavo facendo. Spero col tempo di ricostruire la mia vita, sono consapevole degli sbagli che ho fatto, quello che c'è da pagare pagherò». Il «Number One» di Corte Franca dove è morto per una pillola di ecstasy jannick

Persone citate: Alessandra Zani, Giancarlo Tarquini, Giuseppe Romanini, Giuseppe Romanino, Mario Basalari, Roberto Spano, Sergio Arcai, Zani

Luoghi citati: Brescia, Collebeato, Corte Franca, Italia, Milano