A NERVI SCOPERTI
A NERVI SCOPERTI A NERVI SCOPERTI Paolo Passarmi ALMENO apertamente, nessuno ha criticato Carlo Azeglio Ciampi per essersi rifiutato di concedere con un gesto spontaneo la grazia a Bettino Craxi. Perfino Silvio Berlusconi, che proprio ieri aveva lanciato un appello in proposito al presidente della Repubblica, ha giudicato «corretta» la sua decisione. E' vero che si sarebbe trattato di una grazia non richiesta (anzi rifiutata) dall'interessato e per la quale non è stato avviato il normale iter presso il ministero di Grazia e Giustizia. Infatti, nel suo comunicato, il presidente ha fatto un trasparente riferimento alle «procedure» come a indicare in un loro difetto la sua impossibilità di agire diversamente. VAI AVANTI TU. In realtà, secondo la lettera della legge, Ciampi avrebbe anche potuto decidere da solo, ma, con gran parte della maggioranza contro, il ministro della Giustizia pure, i magistrati che denunciano il clima di restaurazione e la pendenza su Craxi di nuovi giudizi, ha deciso di non compiere un gesto unilaterale che forse avrebbe più lacerato che pacificato l'opinione pubblica. Tuttavia il problema resta, perché è chiaro che, comunque la si voglia vedere, la vicenda Craxi tocca ancora molti nervi e non è vissuta con serenità. E poiché il problema resta, adesso è caricato interamente sulle spallo di D'Alema, che dovrà vedersela con le richieste dei vari Boselli e Cossiga. Certamente una grana in più, soprattutto per chi; come lui, si è impegnato a combattere una visione puramente criminale della Prima Repubblica. ORA 0 MAI PUT Walter Veltroni ha spiegato in dettaglio al Corriere della sera la sua idea di riforma elettorale uninominale monoturno, con premio di maggioranza, diritto di tribuna por i non apparentati e indicazione contestuale di premier e vicepre mier. Ha ricevuto un coro di consensi, soprattutto dall'inter no della maggioranza. E' vero che Silvio Berlusconi mantiene una pregiudiziale a trattare «con questa gentina» e Gianfranco Fini giudica la proposta Veltroni «pasticciata» e vuole prima il referendum. Ma perfino Berlu sconi preferisce il mono al dop pio turno e Fini approva la solu zione del Senato che è quasi identica. In pratica: da vent'anni che si discute di riforma elettorale mai le posizioni sono state così vicine. In più c'è un presidente della Repubblica che spinge co me un tir per la riforma e incom be un referendum. Condizioni migliori per fare la riforma non ci sono mai state e se la classe politica italiana (accomunata perché tutta si è impegnata per la riforma), fallirà ancora l'obiet tivo, poi almeno si risparmi le prediche sulla disaffezione dei cittadini alla politica. paopass@tin.it
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