HOLLYWOOD, CON INTELLIGENZA
HOLLYWOOD, CON INTELLIGENZA HOLLYWOOD, CON INTELLIGENZA Americana: il cinema di ricerca si allea con divi e major PER il terzo anno, Giulia D'Agnolo Vallan ha curato per il Torino Film-Festival una sezione dedicata a quanto di nuovo sta succedendo nel cinema più importante del mondo, quello americano. Se il primo anno il centro dell'attenzione era stato il documentario e durante il secondo si erano visti soprattutto film indipendenti, il tema di quest'anno potrebbe essere i lavori più innovativi tra quelli che portano l'etichetta di una grossa casa di produzione. A parte il caso di «South Park» (del quale si parla nell'articolo a pagina 61), quasi tutti i film hanno infatti nel cast nomi noti e frequentazioni con il cinema più popolare: ma, al tempo stesso, riescono a dimostrarsi innovativi rispetto ai prodotti medi. Se in «Election» di Alexander Payne (che sarà a Torino nella giuria lungometraggi) ritroviamo il solito mondo dei college americani, è altrettanto vero che tutte le situazioni tipiche sono raccontate in modo inquietante e che Matthew Broderick interpreta per la prima volta il ruolo di un professore. E se il genio del cinema demenziale John Waters decide di ambientare il suo «Pecker» tra le gallerie d'arte di New York, possiamo stare sicuri che vedremo Christina Ricci e Lily Taylor svolgere ogni tipo di performance in quella situazione. Ritorniamo al liceo con «Rushmore», un film prodotto dalla Buena Vista e diretto da Wes Anderson: storia generazionale raccontata in modo non banale, e soprattutto con Bill Murray nei ruolo del miliardario che cerca di insidiare la bella professoressa concupita anche dallo studente più simpatico. Per tornare ad Alexander Payne, Americana III ospita un altro film da lui diretto, una commedia acida che prende duramente posizione sui gruppi antiabortisti: la protagonista è Laura Dern, nevrosi e intromissioni nella vita privata sono l'argomento del film. La musica, o meglio la scena musicale di Los Angeles, è invece il soggetto di «Sugar Town»: i due registi (Allison Anders e Kurt Voss) sono già noti al pubblico torinese per aver presentato anni fa «Border Radio», le presenze sono veramente di spicco e annoverano Rosanna Arquette (che sarà a Torino durante il festival), John Taylor (dei Duran Duran) e Maryin Kemp (degli Spandau Ballet). Il programma è completato da interessanti documentari quali «The Source» di Chuck Workman (sulla Beat Generation, con interventi di John Turturro, Johnny Depp e Dennis Hopper), «Thug Life in D.C.» di Marc Levin e Daphne Pinkerson (la vita di un ragazzo di 16 anni in carcere), «Belfast, Maine» di Frederick Wiseman (la crisi economica in una cittadina di provincia). Fa parte della sezione Americana III, oltre al film d'apertura, anche il film di chiusura, l'atteso rimontaggio di «Blood Simplex dei fratelli Coen: un film la cui leggenda è salita col passare degli anni e che vedremo in una versione diversa da quella che uscì nelle sale all'inizio degli Anni Ottanta. E' da prevedere un grande successo per questa sezione, vero anello di congiunzione tra il cinema di ricerca e i film più spettacolari nonché conferma di come oggi si possa cercare il nuovo cinema in tutti i meandri della produzione. [s. d. e] Nella foto Rosanna Anjuette (a destai) in una scena di «Sugar Town» di Allison Anders e Kurt Voss. L'attrice sarà a Torino durante il Festival
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