LA VIA PORTOGHESE

LA VIA PORTOGHESE LA VIA PORTOGHESE Trentanni di cinema radicale minacciato e indispensabile B EN prima della rivoluzione del 1974, spartiacque 'della storia portoghese contemporanea, il «cinema novo» aveva segnato un momento di rottura. Da un lato i film d'esordio di Paulo Rocha e Fernando Lopes, dall'altro il ritorno di Oliveira al lungometraggio dopo vent'anni di lavoro solitario e discontinuo, segnarono le direttrici estetiche di tutto il cinema successivo, mutandone radicalmente la storia. Ma già all'inizio degli Anni Settanta si assiste a un «secondo inizio», a partire dal quale il cinema portoghese si affermerà come uno dei più importanti d'Europa, paradigma di modernità resistente a qualsiasi «normalizzazione» estetica, anche quando il riflusso delle nouvelles vagues segna quasi ovunque il ritorno all'ordine. Un cinema di «artisti» di grande libertà di cui si intersecano la tradizione letteraria e artistica e l'avanguardia cinematografica, la memoria storica del Paese e l'internazionalismo del «nuovo cinema», dove il Portogallo è esso stesso territorio apolide attraversato da molti registi internazionali. Se Oliveira rappresenta da solo tutta la storia del cinema e i suoi problemi teorici fondamentali, la «scuola portoghese» dimostra una ricchezza e varietà soprendente. gli spo- stamenti lirici e visionari di Paulo Rocha tra Oriente e Occidente; il «piacere impuro dell'estetismo» e la morale del cinema di Joào Cesar Bothelho e Joào Mario Grilo a José Alvaro Morais, Vitor Gongalves, Daniel Del Negro, fino a Joaquim Pinto, Margarida Gii, Teresa Villaverde, Pedro Costa, Manuel Mozos, Rita Azevedo Gomes, Ana Luisa Guimaràes, Joaquin Sapinho, Manuela Viegas, Saguenail e Edgar Péra, fino agli ultimi lavori di Oliveira e Rocha, Silva Melo e Morais, Sapinho e Maria de Medeiros. La retrospettiva, curata con la collaborazione di Simona Fina, e realizzata con Icam (Instituto do Cinema Audiovisial e Multimédia), Cinemateca Portuguesa e Unione Latina, è accompagnata da una tavola rotonda, da incontri con autori e critici e da un volume che raccoglie saggi, interviste, testimonianze e testi. Si ripercorrono così trent'anni di cinema portoghese, certo non tutto il cinema portoghese, ma una certa tendenza, quel cinema d'autore più radicale postnouvelle vague oggi sempre più apolide, disperato, minacciato (quindi vitale) e indispensabile. Roberto Turigliatto curatore della retrospettiva «Cinema portoghese 1970-1999» mm Nella foto, una scena, di «A carta» di Manuel de Oliveira, presentato nella retrospettiva che il l'estivai dedica al cinema portoghese

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