CALCIO FEMMINILE

CALCIO FEMMINILE CALCIO FEMMINILE «Eravamo tutte tifose del Toro ma ci diedero le maglie della Juve» SCRIVE una signora che vuol essere citata solo col nome, Franca. «Leggendo sulla Stampa del giugno scorso le prodezze delle nostre azzurre del calcio femminile, ho voluto cercare una vecchia fotografia di cinquantanni fa. E' stata scattata allo Stadio Comunale e ci mostra i primi passi, anzi i primi... calci, del calcio femminile. In tema di Centenario e Cinquantenario, perché non festeggiare anche questo, seppur minore, cinquantenario? Chi avrebhe detto che da quei buffi tentativi saremmo arrivati al Mondiale americano? L'idea, allora, era venuta ad una ragazza impegnata politicamente, forse si chiamava Cleo oppure Geo, diminutivo di non so che nome. Noi accettammo entusiaste; dopo qualche allenamento sui prati della periferia andammo a giocare al Motovelodromo e poi finalmente allo Stadio. Ci avrebbero prestato le maglie del Torino e della Juventus. Eravamo un gruppo proveniente da rioni diversi, non ci conoscevano neppure tutte. Quelle del mio gruppetto erano compagne di lavoro e tifose del Toro, la Juve era dei ricchi, così si credeva, ma quella famosa sera della partita arrivammo in ritardo. Dalla Bergognan di via Lanzo per arrivare allo Stadio Nuovo di corso Sebastopoli bisognava prendere il tram n. 19 e poi in via Stradella il 9. Ci impiegammo un'eternità e arrivate trafelate negli spogliatoi ci dissero che le maglie granata erano state già prese tutte e rimanevano solo quelle bianconere. Ahimè! ma la sorpresa peggiore fu nell'accorgersi che le maglie erano bagnate! C'era stata poco prima una partita fra artisti e giornalisti, forse c'era anche Rai Vallone, non so se come artista o giornalista; era stato calciatore del Torino, giornalista e poi attore. Lo avevo visto agli Stabilimenti Fert di corso Lombardia, giravano un film: «Il Bivio», forse non più uscito sugli schermi. Ma tornando alle nostre maglie bagnate, le avevano usate loro e sghignazzando ce le avevano passate. Indimenticabile la sensazione orribile di indossare quella roba marcia di sudore freddo e puzzolente. Dopo cinquant'anni mi vengono ancora i brividi: meno male che eravamo gente che aveva superato la guerra. E venne il momento di scendere in campo come sentimmo annunciare molti anni più tardi, tutte insieme a correre appresso all'unico pallone. Noi correvamo, qualche calcio, qualche colpo di testa, anche goal, applausi, fischi e tante risate. Se notate le scalinate il pubblico non era un granché, quasi come le ultime partite della Juve. C'era però il fotografo: Moisio! Per mia sventura mi immortalò con la maglia bianconera condannandomi allo scherno di amici e famigliari. Non giocai più al calcio, ma vent'anni dopo, facendo la coda per iscrivere una mia figlia al Liceo D'Azeglio (erano i tempi dei molti studenti e poche scuole) potei leggere la targa che ricorda come in quella scuola nacque la Juventus. Mia figlia frequentò e finì brillantemente il Liceo e io mi riconciliai con i bianconeri e adesso ho il coraggio di mandarvi questa foto; spero che la vedano le vere calciatrici e ne sorridano. Non eravano tutte «under 21», forse qualche «vecchia» giocatrice si riconoscerà. Vorrei che la vedesse quella scortese impiegata della Usi che mi tratta da scema solo perché ho quasi settantanni. Ai nostri tempi ci siamo proprio divertite. Ma già! L'arbitro si chiamava Pappalardo.

Persone citate: D'azeglio, Fert, Moisio, Pappalardo, Rai Vallone