GLI AMORI DI UNA GEISHA di Armando Caruso

GLI AMORI DI UNA GEISHA TEATRO REGIO GLI AMORI DI UNA GEISHA Ritorna «Madama Butterfly» con Sylvie Valayre e Renzetti TORNA «Madama Butterfly» al Teatro Regio e torna Donato Renzetti, da tempo assente dalle scene torinesi. Torna, martedì 23 novembre, alle 20,30 una delle opere pucciniane più lineari e scoperte dal punto di vista musicale e vocale, in cui i temi del passato e del presente sono vivi nelle due figure principali. Cio-Cio San, la giapponesina tradita negli affetti più intimi e il tenente Pinkerton, un marine che poco si cura di violare l'amore d'una donna, timida, gentile, fiduciosa. Il passato nel segno della lontananza, della nostalgia per le cose che sfuggono, per quella civiltà sacrale d'Oriente pur difficile da scalfire; il presente nel segno della tracotanza, della superficialità imperante, della mancanza di cultura. Il tema della lontananza è fondamentale nella musica di Puccini: persino sottolineata nella partitura nell'attacco di «Un bel dì vedremo», che Butterfly, deve cantare, appunto, come se il suono-pensiero arrivasse da lontano, da quella galassia dell'amore eterno che si perde e non dà pace. Ecco una delle difficoltà maggiori per un'interprete intelligente, dotata anche di raffinata tecnica vocale che le consenta di rendere bene il pensiero pucciniano. C'è poi Pinkerton, il tenore, che dev'essere un cantante con i controfiocchi, perché deve stare alla pari con il soprano: il duetto «Viene la sera, bimba dagli occhi pieni di malìa» che termina con un do acuto che accomuna i due protagonisti, ma non li separa, almeno nell'intrecciarsi delle melodie. E allora, dopo «Un bel dì vedremo» e il famoso «Coro a bocca chiusa», altro simbolo dell'orientalità pucciniana, si ascolterà un'altra aria di grande impegno, «Addio fiorito asil» che è anche il segno del tardivo pentimento di Pinkerton. Fra i due si frappone la figura nobile e in certo senso addolorata del Console Sharpless, il quale, intuendo l'imminente tragedia esorta Pinkerton a non commettere sciocchezze. Il dialogo, la lettura della lettera rivelatrice delle speranze perdute, è uno dei momenti più toccanti dell'opera ancorché complesso nella sua scarna incisività musicale. Infine il drammaticissimo finale: «Tu, tu piccolo Iddio», rivolto al bimbo di Cio-Cio San, innocente vittima di un amore sconfitto. «Butterfly» sa convincere gli spettatori e nonostante il tonfo iniziale alla prima della Scala (17 febbraio 1904), resta una delle opere più amate e toccanti del repertorio italiano. Non per nulla Claudio Desderi, direttore artistico del Regio, l'ha inserita nel contesto del Novecento storico che segnerà un punto di partenza per tanti celebrati compositori europei: Puccini docet e regna incontrastato nel panorama della musica internazionale. Protagonisti dell'opera diretta da Donato Renzetti, saranno il soprano Sylvie Valayre, Pinkerton sarà Antonello Palombi, Sharpless, il baritono Vladimir Stojanov; Goro, Aldo Bertolo; Yamadori, Enzo Di Matteo, Suzuki, Milena Storli. Regista dell'opera sarà Federico Tiezzi, le scene sono di Pierpaolo Bisleri, i costumi di Giovanna Buzzi, Maestro del Coro (che avrà il suo quarto d'ora di gloria), Bruno Casoni. L'allestimento è quello del Teatro di Messina. Quattordici le repliche fino al 12 dicembre. Ma l'interesse por «Butterfly» non si esaurisce con l'opera: la stagione del Piccolo Regio Laboratorio ha in programma il 30 novembre un concerto di musica nipponica, il 6 dicembre la proiezione del film di Carmine Gallone e il 7 di quello di Frédéric Mitterrand. Armando Caruso Uria scena dell'opera e la protagonista Sylvie Valayre. Nella foto sotto, l lo Ug/ii

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