MUSICA 2000 E VENARIA

MUSICA 2000 E VENARIA LO DICO A TORINOSETTE MUSICA 2000 E VENARIA Opinioni critiche sul «salone» e il dibattito sulla Reggia Per migliorare Da musicista e ascoltatore vorrei lanciare qualche idea per la prossima edizione di Musica 2000, facendo riferimento critico a questa. Se non vogliamo, come spesso è avvenuto, che Milano o Roma ci «derubino» anche questo patrimonio culturale e imprenditoriale, dobbiamo modificare la rotta. Questo salone, in tono minore ai precedenti, non per la mancanza del frastuono fieristico, ha mancato un'occasione importante sulla proposta nazionale artistica, editoriale e divulgativa musicale. La scelta dei musicisti è stata, come sempre, limitata ai soliti di una certa «area», nessun contemporaneo di rilievo internazionale, escluso Franco D'Andrea. Le major si sono presentate con aree ascolto scomode, impossibile per chiunque fermarsi a guardare uno straccio di catalogo, le indipendenti si contavano sulle dita di due mani, quando solo in Italia sono a decine, per le prove strumenti si doveva insonorizzare con dei box, la cacofonia era tale che molti si sono allontanati con fastidio. E' vero, come ha scritto un ragazzo sulla Stampa, che non basta girare con due cammelli (povere bestie) per attirare qualche interesse, se i fondi sono pochi o non si vogliono rischiare, evitiamo per il prossimo anno di utilizzare solo quattro padiglioni, scarne o poco significative partecipazioni, tanti deejays e pochi grandi musicisti. Marcello Capra, Torino Edizione imbarazzante Imbarazzante. Non c'è altro aggettivo per definire Musica 2000. Espositori scarsi e per la maggior parte di «periferia». Torinese, tra l'altro, che se non andiamo errati di fuori Torino mancava oltre al pubblico anche la rappresentanza espositiva. Pochissima gente e programma assolutamente ridicolo. Da qualunque punto di vista la si voglia vedere. Dibattiti? Noiosi e con pochissimi partecipanti. Cantanti cosiddetti popolari? Neanche l'ombra. Cantanti di nicchia o di culto? E chi li ha visti? Si è vista in abbondanza invece improvvisazione spacciata per sperimentazione e ridicole scopiazzature. Angelo Morelli, Torino Dinamismo per Venaria Ci permettiamo di tornare sul dibattito della destinazione d'uso della Venaria Reale, ormai divenuto un'autentica querelle che sta coinvolgendo un po' tutti, addetti ai lavori e non, e che testimonia comunque una predisposizione al confronto ed allo scambio di opinioni che va secondo noi promossa ed incentivata anche in spazi come questo. Intendiamo qui riferirci alla risposta negativa data da Gabriele Ferraris circa il trasferimento del Museo Egizio alla Reggia di Venaria alludendo alla scarsa concordanza tra «faraoni» e «barocco piemontese»: «un po' di rispetto per il contesto, che diamine!» era la sospirata esclamazione finale che chiosava la sua riflessione. Il parametro di giudizio utilizzato ci pare però alquanto riduttivo: adoperando questa logica dovremmo infatti, quantomeno per coerenza, mettere seriamente in discussione anche la destinazione del Castello di Rivoli a sede di Museo d'Arte Contemporanea, o cassare l'istituzione del Museo del Cinema presso la Mole Antonelliana o, magari, - dubitando dell'effettiva similitudine fra piramidi e collegi dei nobili - reputare poco «storica» anche l'attuale sede stessa del Museo Egizio. «Ogni cosa al suo posto, ed un posto per ogni cosa» era un adagio rispettabile di tempi antichi: riteniamo che oggi siano però necessari maggiori dinamismo ed intraprendenza anche per quanto concerne la politica di valorizzazione dei nostri beni culturali. Andrea Scaringella Gianni Segato, Venaria Lettere a «Lo dico a TorinoSette» presso «La Stampa» via Marenco 32,10126 Torino oppure fax 011 /663.90.36

Persone citate: Andrea Scaringella Gianni Segato, Angelo Morelli, Franco D'andrea, Gabriele Ferraris, Marcello Capra