Palazzo Chigi: no a governi bicefali
Palazzo Chigi: no a governi bicefali Lo Sdì protesta: «Auspicando che la Consulta ammetta il quesito il premier ha compiuto un'interferenza» Palazzo Chigi: no a governi bicefali E sul referendum Boselli critica D'Alema Maria Teresa Meli ROMA Se è necessario, mi tirerò indietro. Nell'intervista rilasciata alla Stampa, Massimo D'Alema ribadisce che per lui «non è obbligatorio fare il presidente del Consiglio». Ma aggiunge una chiosa: non sarà obbligatorio «se ci sarà un altro progetto, con un diverso piano per il Paese». Un passaggio, questo, che non è sfuggito ai centristi della coalizione, cioè a quanti vorrebbero un governo con la stessa maggioranza ma presieduto da un uomo diverso. E' sembrato un segnale diretto proprio a loro (tanto più in un momento in cui, tra i moderati, proliferano gli identikit del premier alternativo e ha ripreso a circolare il nome di Mario Monti). Come a dire: non pensiate di mettere in piedi un esecutivo di centro sinistra non guidato da me. Se il progetto è quello, ci sono io. Tutt'altro che un preannuncio di resa, quindi. Semmai una sfida. Del resto, anche a Botteghe oscure quella frase è stata letta in modo assai simile, tant'è vero che per l'ennesima volta la Quercia si è sentita in dovere di assicurare la propria solidarietà al presidente del Consiglio. E nell'intervista al nostro giornale, il premier, in sostanza, ribadisce anche ciò che in serata il sottosegretario Marco 'Minniti dirà esplicitamente: «In una coalizione non possono convivere due diversi progetti strategici. Così non sarebbe una coalizione, ma sarebbe un'altra cosa. Quindi, dopo la Finanziaria la discussione dovrà avere fino in fondo una conclusione». Un altro messaggio ai cossighiani (ma pure a Walter Veltroni che nel colloquio con l'ex Picconatore non ha respinto quest'ipotesi): Massimo D'Alema, tramite Marco Minniti, fa sapere che non è possibile mettere in piedi un esecutivo "bicefalo", costituito da un'alleanza tra Ulivo, da una parte, e Trifoglio, dall'altra. Del resto, proprio agli inizi di questa crisi virtuale, il pre¬ mier, nel corso di un vertice di maggioranza a palazzo Chigi, bocciò questa prospettiva: «Il mio macellaio - disse - nor capirebbe un governo del genere». Dunque, un'altra sfida di Massimo D'Alema a quella parte della sua maggioranza che lo vedrebbe volentieri fuori da palazzo Chigi. Una sfida che si basa sul fatto che, a finanziaria approvata, il premier potrà trattare da posizioni di forza. Non è un caso, infatti, che venerdì scorso Francesco Cossiga abbia pensato di mettere in crisi il governo subito. Il senatore a vita è stato poi dissuaso dai suoi colleghi del Trifoglio. Ma tra i ds c'è chi ritiene che quella partita non sia chiusa. E' il caso, per esempio, del capogruppo della sinistra democratica a Montecitorio, Fabio Mussi, che nella riunione della segreteria della Quercia non ha fatto mistero delle sue preoccupazio- ni: «Temo - ha spiegato - che ci possano fare degli sgambetti sulla finanziaria». Ma c'è un altro passaggio dell'intervista che ha messo in allarme una parte dei moderati, e, segnatamente, i socialisti di Enrico Boselli, cioè coloro su cui palazzo Chigi sta esercitando un forte, quanto vano "pressing" per costringerli a sganciarsi da Cossiga e dal Trifoglio. Nella conversazione con la "Stampa", infatti, D'Alema si augura che il referendum elettorale venga ammesso. Du¬ rissima la reazione dello Sdi: il presidente del Consiglio non deve interferire sulle decisioni iella Cassazione e della Corte costituzionale. «Non si possono "are obiezioni di sorta - sottolinea Enrico Boselli - a che un leader politico, come per esempio Veltroni, sostenga la legittimità del referendum. Mi sembra invece assai discutibile che lo faccia il presidente del Consiglio. Essendo in corso l'esame da parte degli organismi istituzionali che ne hanno la competenza, chi ha un'alta responsabilità istituzionale è meglio che dica una parola in meno che in più, poiché facilmente si rischia di sconfinare nell'interferenza di un potere dello slato rispetto a un altro». Un altro ex psi, invece, Valdo Spini, membro del direttivo ds, plaude all'intervista di D'Alema e apprezza il "non possiamo non dirci socialisti" del premier. Marco Minniti esclude la doppia alleanza con Ulivo e Trifoglio Mussi: «Temo ci possano fare sgambetti sulla finanziaria» Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema
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