Restituiti 14 miliardi a Lady Poggiolini
Restituiti 14 miliardi a Lady Poggiolini Il tribunale di Napoli: venivano da operazione finanziarie del tutto lecite Restituiti 14 miliardi a Lady Poggiolini «Non erano frutto di tangenti» ROMA Torneranno nello sue Lasche quattordici miliardi, lira più lira meno, 11 tribunale di Napoli (quarta sezione, presidente Brullo D'Urso) ha deciso che Pierr Di Maria, moglie dell'ex direttore del servi/io farmaceutico del ministero della Sanità Duilio Poggiolini, potrà riavere questa somma perché, a conti fatti, non si tratta del ricavato di tangenti pagate degli industriali del farmaco. I conti li ha eseguiti un perito della Banca d'Italia su richiesta dei pubblici ministeri, dopo che lo stesso Tribunale, nei mesi scorsi, aveva respinto una richiesta di dissequestro del denaro presentata dagli avvocati della (Illesa. I soldi sarebbero di provenienza lecita e frutto di investimenti finanziari, inoltre sarebbero stati guadagnati in un periodo precedente ai reati contestati alla moglie di Poggiolini. Nel corso delle indagini sulle tangenti nella sanità, erano stati sequestrati a Pierr Di Maria, accusata di corruzione, ricettazione e favoreggiamento, 55 miliardi. Durante il processo di Napoli, che la vede imputata insieme con il marito, numerosi imprenditori farmaceutici, ed ex componenti del Cip farmaci, i suoi avvocati avevano chiesto il dissequestro parziale delle somme. 11 perito della Banca d'Italia ha riconosciuto che i 14 miliardi sono «riconducibili a capitali e investimenti pregressi e personali». I restanti 41 miliardi, invece, sono ritenuti dall'esperto «certamente di provenienza illecita». Su questa cifra, dunque, il Tribunale ha mantenuto il sequestro, anche a tutela delle parti civili costituite al processo, prima fra tutte il ministero della Sanità. Pierr Di Maria, dottoressa in Chimica, era stata arrestata nel '93, poco dopo il marito, quando nella sua abitazione gli inquirenti avevano trovato un tesoro in cassaforte: oro, argento e pietre preziose e dieci miliardi di Cct nascosti in un puff nel salotto. E alla fine, proprio grazie al curiosissimo particolare del puff, il «tesoro» dei Poggiolini è diventato una delle immaginisimbolo di Tangentopoli. Lei, però, ha sempre negato ogni responsabilità, scaricando sul marito ogni colpa. «No, non sapevo che cosa ci fosse nella cassaforte - aveva dichiarato -. Non mi sarei tenuta in casa quella bomba. Ho avuto quattro mesi di tempo e se l'avessi immaginato avrei potuto far sparire tutto. E poi... non erano che regali, si, soltanto dei regali». Nei confronti del marito era stata lapidaria: «Non so nulla dei suoi affari, conduciamo vile separate». Poi, però, dopo un drammatico faccia a faccia di otto ore nel carcere di Poggioreale, i due si erano abbracciati piangendo. Difficile, peraltro, per la signora Di Maria sostenere di essere sempre stata ignara di tutto: lei e il marito avevano la cassaforte in comune e un armadio blindato che, una volta aperto, ai carabinieri era sembrato la grotta di Ali Babà. La signora Poggiolini, dipinta dai giudici come donna «di peculiare ed eccessiva avidità», durante la sua detenzione preventiva, nove mesi, ha sempre chiesto gli arresti domiciliari per potersi prendere cura del figlio trentenne, tetraplegico, avuto dal precedente matrimonio. Dall'inizio della vicenda a oggi, numerosi protagonisti dell'inchiesta sono usciti di scena; da quando, nel 1995, ci sono stati i rinvìi a giudizio (138 persone), infatti, molti industriali hanno preferito patteggiato la pena; e una serie interminabile di questioni procedurali ha impedito a lungo che il processo decollasse. L'ex direttore del servizio farmaceutico in aula non ha ancora dovuto rispondere a nessuna domanda sulla moglie. Il procedimento, insomma, pareva destinato ad andare avanti nel silenzio. Ma con questa decisione del tribunale, la famiglia Poggiolini è tornata a fare parlare di sé. Ir. r.| Pierr Di Maria moglie di Duilio Poggiolini
Persone citate: Brullo D'urso, Di Maria, Duilio Poggiolini, Lady Poggiolini, Pierr Di Maria, Poggiolini
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