Elstin show di fronte ai Grandi di Andrea Di Robilant

Elstin show di fronte ai Grandi Il presidente Usa: il diritto di ingerenza oggi è inevitabile. Lui ribatte: ne abbiamo visti i risultati in Jugoslavia Elstin show di fronte ai Grandi Attaccato sul Caucaso, lascia il vertice Osce Andrea di Robilant inviato a ISTANBUL «Presidente Eltsin, uno dei momenti più avvincenti della mia vita è stato quando tu ti alzasti su quel carro armato a Mosca. Se ti avessero messo in prigione spero che tutti i leader riuniti attorno a questo tavolo si sarebbero battuti per te e per la Russia invece di dire, beh, è una vicenda interna russa, non dobbiamo immischiarci». E' stato il momento-chiave della giornata, senz'altro il più elettrico. A sorpresa, Clinton ha interrotto il suo discorso agli altri 53 leader presenti al vertice dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), si è rivolto a Eltsin, gli ha puntato contro il dito e parlando a braccio ha rievocato quella celebre scena a Mosca che tanto colpì il mondo nell'agosto del 1991. «Onnai nelle faccende umane di questo pianeta - ha aggiunto Clinton - non è più possibile rinunciare alla critica, rinunciare all'azione solo perché i fatti avvengono all'interno dei confini di un Paese». Pochi minuti prima, in quella stessa assemblea, Eltsin aveva tuonato contro le proteste occidentali sulla Cecenia: «Non ho alcuna intenzione di negoziare con banditi e assassini. E quanto al diritto all'ingerenza abbiamo visto a che cosa porta. Basta tener presente l'aggressione Nato diretta dagli Stati Uniti contro la Jugoslavia». Colto in contropiede dal tono familiare e amichevole con cui Clinton ha ammantato le sue critiche, il presidente russo si è tolto improvvisamente la cuffia e, secondo il traduttore della tv turca, ha sibilato a un suo collaboratore: «Quel gran figlio di...». Più tardi i due si sono rivisti per un «cordiale» colloquio.Eltsin ha accolto Clinton con un grande abbraccio. E il presidente ameri¬ cano: «C'è una buona chimica tra noi due. E questo ci permette di esprimere con chiarezza le nostre differenze». Ma il leader russo, corrucciato, ha anticipato la partenza per Mosca. Alla fine però, come tante volte in passato, la «chimica» tra questi due leader ha aiutatj a creare le premesse per un com- promesso sulla Cecenia - rattoppato, certo, ma pur sempre un compromesso - che permette ai 54 leader presenti qui a Istanbul di evitare il grande fiasco diplomatico che alcuni temevano. A meno di sorprese dell'ultima ora, dunque, oggi sarà firmata una dichiarazione sulla Cecenia in cui si riconosce l'integrità territoriale della Russia ma si stabilisce anche che le nonne dell'Osce vanno rispettate. In questo spirito, il responsabile di turno dell'Organizzazione, il norvegese Knut Vollebaeck, è stato invitato «nella regione» per valutare interventi umanitari possibili. «Mi sembra di poter dire che abbiamo infilato un piede nella porta - ha detto il segretario di Stato Madeleine Albright alla fine di un laborioso negoziato con il ministro degli Esteri russo Igor Ivanov - Ma non vorrei esagerare l'importanza di questo accordo». Anche perché i russi non vogliono sentir parlare di una mediazione Osce per una soluzione politica. Il compromesso sulla Cecenia spiana comunque la strada alla firma di due documenti importanti, oggi: la Carta sulla sicurezza europea, uh documento politico che fissa le regole per mantenere la pace nel Continente, e il nuovo Accordo sulle forze convenzionali (Cfe), che riduce i limiti di anni e uomini che possono essere dispiegati in tempo di pace. Sulla carta li riduce a tal punto da rendere praticamente impossibile un attacco a sorpresa di un Paese contro un altro. Ma su queste tre firme - e lo hanno fatto notare alcuni leadei europei, tra cui Romano Prodi grava comunque «l'ombra» preoccupante dell'intervento russo in Cecenia. Tanto più che i nissi stanno già violando i limiti fissati dall'accordo Cfe a causa dello spostamento di forze nella Repubblica ribelle. Eltsin non sarà dunque presente alla cerimonia delle firme. Prima di andarsene ha liquidato il presidente Jacques Chirac in cinque minuti, lasciando i francesi di stucco. E l'incontro bilaterale con il cancelliere Gerhard Schroeder è stato altrettanto fulmineo. Un gesto di scortesia di Eltsin dopo le dure parole di condanna pronunciale dai leader europei? In mattinata Chirac aveva definito «inaccettabile» l'intervento russo in Cecenia, «un tragico errore per l'intera regione». Schroeder, da parte sua, aveva ammonito Eltsin che «non è la guerra il modo di sradicare il terrorismo». Francesi e tedeschi hanno minimizzato il significato dello «sgarbo» di Eltsin. Ma ieri molti osservatori hanno avuto la netta sensazione che, almeno a livello di retorica, la protesta degli europei contro l'offensiva russa in Cecenia sia stata più forte di quella americana. Il capo della Casa Bianca gli ricorda quando salì sul carro armato durante il golpe dell'agosto'91 Alla fine dell'intervento di Clinton ha sibilato «Quel gran figlio di...» Il presidente russo Eltsin lascia il vertice dell'Osce. Nella foto a destra Clinton con Madeleine Aibrlght e il consigliere per la Sicurezza Nazionale