A Istanbul mezza pace dopo il duello di Maurizio Molinari

A Istanbul mezza pace dopo il duello Media anche Dini, alla fine la Russia accetta il principio di una soluzione politica con il contributo delTOsce A Istanbul mezza pace dopo il duello Un compromesso sulla Cecenia salva il summit in extremis Maurizio Molinari inviato a ISTANBUL Un sofferto compromesso sulla crisi in Cecenia è stato raggiunto solo in extremis fra l'Occidente e la Hussia, evitando il fallimento del vertice dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osco). I/accordo è stato possibile grazie a un faticoso negoziato condotto congiuntamente dai ministri degli Esteri del gruppo del «Ouint» - Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Germania e Francia • con il collega russo Igor Ivanov, mentre il presidenti; Horis Ell.sin era già sulla via del ritorno per Mosca. Al termine della maratona diplomatica il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha illustralo i lenii ini del compromesso che verrà sancito questa mattina dalla firma di una dichiarazione ad hoc. Per quanto riguarda i principi, la Hussia vede riaffermata l'intangibilità dei confini della Federazione e ottiene la desiderata condanna del terrorismo eeccno «in tulle le sue forme». «Davanti al terrorismo non si può affermare il diritto all'ingerenza umanitaria)), ha sottolineato Dini. In cambio la Hussia si impegna a rispettare «i principi dell'Osco» sul proprio territorio e quindi, in concreto, a consentire l'invio di aiuti umanitari alle popolazioni civili. Ma il vero nodo da sciogliere era sul «come» arrivare alla fine della crisi. Il forcing diplomatico congiunto dei ministri del «Ouint» ha portato Ivanov ad accettare quanto Ellsin nel mattino aveva rifiutato: «La Hussia concorda sulla necessità di rag¬ giungere una soluzione politica con l'importante contributo dell'Osco», ha reso noto Dini. Dunque Mosca ammette che non basteranno i carri armati e i bombardamenti per chiudere la crisi cecena. «Bisognerà trovare un interlocutore politico e quindi dialogare», ha suggerito Dini. In cambio del sì russo alla «soluzione politica», gli occidentali hanno fatto un passo indietro rispetto alle richieste che erano stote avanzate durante la sessio¬ ne plenaria da Germania, Francia e Finlandia, presidente di turno dell'Ue: non vi sarà alcun ritorno immediato degli osservatori Osce né in Cecenia né nella vicina Inguscezia travolta da un'ondata di 200 mila profughi e quindi l'esercito russo continuerà ad avere mano libera sul terreno. A partire per Mosca sarà il solo presidente di turno dell'Osco (la Norvegia possa oggi il timone all'Austria), senza alcuna garanzia che possa visitare le zone dei combattimenti in Cecenia. «Mosca accetta una visita del presidente Osco nella regione per riannodare il dialogo politico», ha precisato Lamberto Dini. Non e certo un accordo di ferro ma è bastato a evitare che la Hussia si astenesse oggi dal firmare i documenti finali del vertice. La firma e stata in forse fino all'ultimo: Ivanov ha pronunciato il definitivo «sì» alla bozza in una sala dell'hotel Kampinski sul Bosforo solo dopo essersi assentato e consultato con Mosca. «C'è stato il rischio di un fallimento di questo vertice ma lo abbiamo evitato e l'Italia ha fatto la sua parte assieme agli altri partner», ha commentato Dini, senza nascondere che la soluzione della crisi in Cecenia resta lontana. Durante l'intera giornata, segnata dal duello sulla Cecenia, l'Italia si era mantenuta molto cauta. L'intervento del presiden¬ te del Consiglio, Massimo D'Alema, era stato più moderato nei confronti di Mosca di quelli di Chirac, Clinton e Schroeder. «Serve ogni sforzo per una soluzione negoziata», si era limitato a chiedere D'Alema, denunciando l'«alto prezzo» di vite umane pagato dai civili ma evitando un'eccessiva franchezza verso Eltsin. Anche il presidente della commissione europea, Romano Prodi, era stato più diretto nel chiamare in causa le responsabilità ras- se: «Fermate la campagna militare, iniziate a dialogare, non avete altra strada», aveva chiesto in aula con voluta determinazione. Ma Dini difende l'intervento del premier: «D'Alema è stato diverso nei toni ma non nei contenuti dal presidente Clinton ed è da dimostrare quale dei due discorsi sia alla fine servito di più per riuscire a recuperare la Russia, senza la quale non vi può essere un'architettura di sicurezza paneuropea». Cerimonia d'apertura del 54 * vertice Ose<■ a Istanbul: da sinistra il presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev il ministro degli Esteri Lamberto Dini e il primo ministro Massimo D'Alema