A Chieri l'agonica del tessile

A Chieri l'agonica del tessile A Chieri l'agonica del tessile L'allarme dei sindacati: fermate la fuga di manifatture all'estero Antonella Perctti CHIERI I dati parlano chiaro: il tessilo, a Chieri, sta morendo. Negli Anni Sessanta gli addetti impiegati nelle industrie tessili della zona erano poco meno di 20 mila, su 1 16 aziende (dato Unione Industriale); dieci anni dopo, 1075, erano già ridotti a un terzo. Oggi gli occupati non arrivano a 2 mila su 41 manifatture. Soltanto dal '95 hanno chiuso (piatt.ro aziende, (Tintoria Gay, Cottontex, Servizi Tessili, Quaglino f> He) lasciando a casa 200 dipendenti; altre, come la Vay, si sono trasferito o ridimensionate. Segno di un declino lento ma progressivo che sembra mettere una pietra sulla vocazione storica della città dei telai. L'ultima batosta è arrivata a fine ottobre con l'esubero di 45 lavoratori in vista dell'accorpamento della I-i 1 di Chieri con la Vasino di Cambiano. L'incontro in Regione tra proprietà, associazioni di categorìa e amministratori locali non ha dato esito. Sono i sindacati a denunciare la situazione cercando un confronto a tutto campo con gli imprenditori e l'amministrazione comunale. «11 nostro obietti- Una manifestazione dei lavoratori della multinazionale statunitense Beloit davanti alla sede di Pinerolo vo è quello di recuperare le potenzialità del distretto industriale tessile di Chieri» spiega Assunta De Caro della Cgil. Come? «Una possibilità è quella di accedere ai finanziamenti europei o regionali - spiega la De Caro -. I contributi vengono stanziati solo in base alla presentazione di progetti. Ma finora a Chieri nessuna ditta si è mossa in questa direzione». L'appello è esteso anche al Comune. Ma il freno, secondo i sindacati, sono le aziende: «Il sindacato non ha mai avuto vita facile a Chieri - aggiunge Giampiero 'frapperò della Cisl -. C'è un clima di diffidenza e ostilità anche da parte degli stessi dipendenti che non facilita il rapporto con le imprese, gelose della loro autonomia». Il mercato tessile non gode di ottima salute, assediato com'è dalla concorrenza dell'Est europeo e di Cina e India, dove la mano d'opera non costa nulla. Luigi Scarzello dell'Unione Industriale ammette che è unii trasformazione fisiologica: «E' un tipo di attività che subisce fortemente la concorrenza di Paesi in via di sviluppo: la tendenza è quella di trasferire in questi Paesi la produzione e di mantenere in Italia la parte commerciale». Prospettive per rilanciare il settore? La ricotta è quella già invocata altre volte: riduzione del costo del lavoro, prodotti innovativi, specializzazione e qualità. li sindaco, Agostino Gay, dice: «Stiamo mettendo in campo tutte le iniziative possibili per attrarre nuove aziende: dai patti territoriali all'area industriale di l'ontaneto». E proprio in questi giorni è partito il servizio di sportello unico per le imprese che vede Chieri capofila di dicci Comuni.