Scoperto il segreto dello longevità

Scoperto il segreto dello longevità Identificato da un'equipe di Veronesi, test positivi sui topi: «Dall'animale all'uomo il passo può essere breve» Scoperto il segreto dello longevità E' in un gene, la vita allungata di un terzo Brunella Giovara MILANO Si chiama «p66shc». Ma dietro la sigla si nasconde «una scoperta fondamentale e sensazionale della ricerca». Lo dice Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia. Perché «p66shc» è il primo gene della longevità, e la sperimentazione ha dimostrato che la sua eliminazione allunga la vita degli animali del 35 per cento. Parliamo di topi, per ora. Ma dal topo all'uomo il passo può essere breve. Alla domanda brutale «ma quanti anni ci vogliono per beneficiare di questa scoperta e vivere più a lungo?», Pier Giuseppe Pelicci risponde «io ho 43 anni e mi auguro di rientrare tra i primi fortunati». Pelicci è direttore del Dipartimento di Oncologia sperimentale all'Istituto Europeo di Oncologia, ha guidato un gruppo di ricercatori che stavano studiando un gene che «si pensava potesse interessare solo nel processo della proliferazione cellulare». Non era cosi. «In un laboratorio di biologia molecolare può succedere anche questo», scherza il professor Veronesi. Guel gene controlla infatti la durata della vita. La scoperta verrà annunciata oggi su «Nature». «Da almeno 10 anni sappiamo - spiega Pelicci - che in alcune specie di animali, come i vermi e le mosche, la durata della vita è controllata da alcuni geni, la cui eliminazione determina l'allungamento della vita stessa. Nessuno tuttavia aveva mai dimostrato che lo stesso vale anche per i mammiferi. L'identificazione di questo gene apre perciò un nuovo capitolo nella ricerca biomedica: lo stu¬ dio dei geni dell'invecchiamento. Abbiamo infatti fondate ragioni per credere che non esista un gene soltanto, ma una famiglia di geni con funzioni analoghe a quello da noi individuato». Per arrivare a questo risultato è stata creata una colonia di topi che non hanno più il «p66shc»: questi animali sono più resistenti allo stress ossidativo e vivono più a lungo degli altri. Ovvero, esiste un rapporto diretto tra lo stress ossidativo e l'invecchiamento. Spiega Pelicci: «Il nostro organismo è conti¬ nuamente sottoposto a questo stress, a causa di sostanze ossidanti (i radicali liberi) che si generano in conseguenza a fattori ambientali (i raggi ultravioletti, la dieta), o che vengono prodotte all'interno delle cellule durante la respirazione cellulare». Lo stress ossidativo provoca forti danni a carico di proteine, lipidi e Dna cellulari. E una volta danneggiata, la cellula attiva meccanismi di riparo, oppure si «suicida», in modo che la cellula malata venga eliminata. Da tempo si sa che durante l'invecchiamento si ha un aumento progressivo dei danni cellulari da stress ossidativo. Gli esperti (alla ricerca hanno collaborato anche medici dell'Università di Perugia e dello Sloan Kettering Center di New York) hanno lavorato su questi processi. Arrivando anche ad un'altra conclusione importante: se altri studi avevano dimostrato che l'allungamento della vita negli animali inferiori comporta un prezzo, come la ridotta fertilità, questo dimostra che nei topi senza gene non succede. «Appaiono del tutto normali, non presentano anomalie». E per quanto riguarda l'uomo? «Sull'uomo - spiega Pelicci - l'impatto della nostra scoperta è per ora solo ipotizzabile. La proteina "p66shc" è normalmente non funzionante. Lo diventa quando la cellula è sottoposta a stress ossidativo. In questo caso viene attivata da un enzima. Quindi, è possibile immaginare che un inibitore enzimatico specifico possa avere nelle cellule lo stesso effetto dell'eliminazione del gene». I SEGRETI DEL GENE O IL GENE CHE CONTROLLA LA DURATA DELLA VITA SI CHIAMA P66SHC. © E' STATO INDIVIDUATO NEL 1992 DURANTE UNA RICERCA SUL CANCRO. © DOPO ALCUNI ESPERIMENTI SUI TOPI SI E' SCOPERTO CHE ELIMINANDOLO SI OTTIENE L'EFFETTO DELL'ALLUNGAMENTO DELLA VITA. © LA SCOPERTA E' STATA REALIZZATA DA UNA EQUIPE DELL'ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA IN COLLABORAZIONE CON MEDICI DELLO SLOAN KETTERING CENTER E DELL'UNIVERSITÀ' DI PERUGIA. © IL RISULTATO COSTITUISCE LA BASE DI PARTENZA PER ALTRE SPERIMENTAZIONI SUGLI ANIMALI. FINORA SI ERA LAVORATO SOLO SU ANIMALI INFERIORI (VERMI E MOSCHE). P PER QUANTO RIGUARDA L'UOMO. SI IPOTIZZA CHE SOLO TRA MOLTI ANNI SI POSSA AVVIARE UNA SPERIMENTAZIONE. © OGGI SI HA LA CERTEZZA CHE ESISTONO PROTEINE CHE REGOLANO IL DANNO CELLULARE © IN FUTURO CE' LA PROSPETTIVA DI MODIFICARE I MECCANISMI DELL'INVECCHIAMENTO IPE GIA. A RE

Persone citate: Brunella Giovara, Kettering, Pelicci, Pier Giuseppe Pelicci, Sloan, Umberto Veronesi, Veronesi

Luoghi citati: New York, Perugia