Il premier «punta» sulle suppletive
Il premier «punta» sulle suppletive Con 4 deputati in più, avrebbe la maggioranza anche senza Trifoglio. Ma i popolari rilanciano: sarà crisi Il premier «punta» sulle suppletive E studia un rimpasto-blitz prima di Natale Maria Teresa Meli ROMA A palazzo Chigi D'Alema e i suoi collaboratori studiano mosse e contromosse in vista della verifica di maggioranza. Il clima e di calma apparente. Ma nell'edificio accanto, quello della Camera, l'atmosfera non è tranquilizzanle per il presidenti! del Consiglio. Candidamente, e forse proprio per questo con una certa efficacia, il «diessinlaburista» Valdo Spini l'altro ieri riassumeva la situazione in podio frasi: «La verità è ohe gli alleati non si fidano pio di D'Alema. Manno visto tutti che fine ha fatto Marini. Perciò vogliono fargliela pagare. Come? Magari con un governo di centro sinistra presieduto da un altro. Se tutti i partner lo propongono come farà Veltroni a (lire di no? Certo, per la Quercia sarà un problema, ma potrebbe essere una strada obbligata. Porse, per rendere l'operazione meno indolore, potrebbero sostituire D'Alema con un altro diessino». Ma a palazzo Chigi tutto ciò è ben noto. Perciò i cantieri sono aperti fi i lavori in corso. Il premier punta tutto sulle suppletive. Se dopo il 28 novembre vi saranno quattro deputati del centro sinistra in più, vorrà dire che sulla (.aria D'Alema disporrà di una maggioranza (.'ti8 voti) senza il Trifoglio, Il presidente del Consiglio mira a questo traguardo per poter andare (la posizioni (li forza alla trattativa con i socialisti, nel tentativo (li sganciarli da Cossiga. «Altrimenti, io il governo lo laccio lo stesso», e l'avvertimento lanciato allo sdi. M a palazzo Chigi si studia anche il percorso che dovrebbe pollare al D'Alema bis senza scossoni. L'ipotesi principale nel senso che e quella più gradita, ma in realtà la meno fallibile - resta quella del «blitz». Ossia, un maxirimpasto prima di Natale. Però ci sono diversi ostacoli. Primo, gli alleali. Castagnetti, che ha subodorato qualcosa, ha ripetuto anche ieri che «la crisi è inevitabile». E si sa come la pensano i Democratici. Di più: i ministri, che dovrebbero andarsene «spontaneamente» per favorire il rimpasto, puntano i piedi. E' il caso di Turco e Jervolino. Inoltre, per mandare in porto un'operazione di questo genere, è chiaro che la vittima sacrificale dovrebbe essere la delegazione diossina, ina Botteghe Oscure non e d'accordo. Dunque, il «blitz» - l'unica strada, cioè, che garantirebbe una rete di protezione totale a D'Alema - è difficilmente praticabile. Resta la via «ordinaria», della crisi. E qui giungono le dolenti note, perchè gli alleati un pensierino sul cambio di premier l'hanno fatto. «Lo ha detto lo stesso presidente del Consiglio: "Se per il bene del Paese devo l'are un passo indietro, lo faro"», dice sorridendo il ppi Salvatore Ladu. Dalle parti di piazza del Gesù, e non solo li, prende quota l'ipotesi di insediare adesso il presidente del Consiglio che dovrà condurre la coalizione alle prossime elezioni. Già, i popolari non muoiono d'amore per D'Alema. ( last.agnet.fi si e lamentato di recente con Veltroni dell'ondivaghczza del premier. «Non può fare cosi», gli ha spiegato. «A me lo dici», e sfata la risposta del segretario iliHla Quercia. Sì, perchè se prima vi era sintonia tra palazzo Chigi e ppi, ora ve n'ò di più tra il Bottegone e piazza del Gesù. E non è un caso che Castagnetti, ieri, dopo aver stoppato il «maxirimpasto» rilanciando sulla crisi, abbia rilasciato questa dichiarazione: «L'Ulivo 2 può nascere anche senza Cossiga purché vi sia un rapporto di solidarietà e non di competizione». Ossia, si può fare il gover¬ no dell'Ulivo e del Trifoglio, quello che D'Alema ha detto di non volere, e che l'ex Picconatore ha proposto in mattinata a Veltroni, il quale non vi ha trovato nulla da eccepire, se non le perplessità del ppi a questa ipotesi. Perplessità che Castagnetti, in un colpo, ha rimosso. Sì, Veltroni è un altro capitolo di questa storia. «Sono diventati tutti veltroniani adesso», scherza il Democratico Giuseppe Gambale. Il premier, però, sa anche questo. Perciò Veltroni ha il fiato dei dalemiani sul collo, che lo vorrebbero sentir dire ogni giorno «O D'Alema o morte». Ma il leader del Bottegone sta ridisegnando un partito più «suo». Ha cambiato già qualche segretario regionale, e altri ne cambicrà (in Emilia vuole sostituire il dalemiano Matteucci con Antonella Spaggiari, e in Campania, con l'appoggio di Bassolino, intende fare un'operazione simile). Con un partito più veltroniano e meno dalemiano gli uomini del premier avranno maggiori difficoltà a condizionare il segretario. Ma intanto affilano i coltelli. E Fabrizio Bracco, vicecapogruppo ds a Montecitorio, dalemiano di ferro, avverte: «Se dovesse cadere Massimo, dopo non ci sarà un altro prem ier diessino...». Il segretario dei Democratici di sinistra Walter Veltroni
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