La Cina è meno vicina di Oreste Del Buono
La Cina è meno vicina La Cina è meno vicina CARO signor del Buono, la bella pagina che La Stampa ha dedicato alla Cina mi induce ad anticipare di un paio di giorni la mia solita missiva, anticipo di cui Le chiedo scusa, per quel che possono valere le mie scuse, perchè so benissimo di tediarLa, ma Lei non immagina come si vive bene da egoisti, quando si sono buttati a mare i sensi di colpa... Quando a inizio maggio fui in Cina, era tutto un fervore di lavori di restauro, soprattutto a Pechino, sulla piazza Tienanmen e nella Città Proibita, in vista delle celebrazioni por il cinquantenario di costituzione della Repubblica Popolare. Memore dei tempi italiani per semplici ripavimentazioni di viali e strade, mi venne da chiedere: «Ma come pensate di terminare i lavori per ottobre?», ottenendo la gelida risposta: «Ma noi qui in Cina lavoriamo giorno e notte, ininterrottamente». Ed è vero, là si lavora ininterrottamente in tutti i settori, con una tenacia ed una costanza incredibili. La Cina è in un travolgente processo di occidentalizzazione, il Bund di Shanghai non è diverso da Manhattan, il traffico di auto e di taxi tumultuoso, i treni e le linee interne bellissimi, tanto da lasciare a bocca aperta parenti e amici che erano stati pochi anni fa in Cina, nel sentire le mie entusiastiche descrizioni e nel vedere la cassetta girata dall'amica che era con me. Devo anche dare atto a quel Governo della bellezza e della razionale conservazione ed organizzazione dei beni esposti nei musei che ho visitato. Secondo lei, ha senso la teoria del nazionalismo, ipotizzata da Luoyan Shen, o non si deve piuttosto pensare alle doti di parsimonia e di laboriosità, unite alla tipica obbedienza gerarchica, quali sono le caratteristiche - per noi impensabili - dei Paesi dell'Estremo Oriente asiatico, più ricchi (come il Giappone) e meno ricchi (come la Cina, Taiwan eccetera)? Antonietta Serravalli, Alassio GENTILE Signora, la tentazione che provo è di ricorrere al proverbio: «Paese che vai, usanze che trovi». Confesso che è una risposta molto grossolana, ma è la pura verità. Più vado avanti nella vita, più sono ridotto a credere ai proverbi. E' come una malattia aggiunta alle altre numerose. La grandezza e la potenza della Cina sono decantate in questi giorni dopo che c'è stato l'annuncio dell'ingresso della Repubblica cinese nel mercato internazionale. Di rivendicazione dei diritti civili non si parla più. Il mercato è tutto. E, del resto, come possiamo parlare di diritti civili noi italiani, con i nostri milioni di disoccupati, di lavoratori in nero, di gente che vive sotto il livello di povertà? La Cina non è ancora vicina o, meglio, noi ci allontaniamo dalla Cina. Oreste del Buono
Persone citate: Alassio, Antonietta Serravalli
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