I DOVERI DI UNA CITTÀ
I DOVERI DI UNA CITTÀ TORINO E IL CROCIFISSO DEL GIAMBOLOGNA I DOVERI DI UNA CITTÀ Enrico Castelnuovo MI pare che nella polemica sul recente acquisto, da parte della Città di Torino, del Crocifisso del Giambologna, manchi la consapevolezza di alcuni punti essenziali. Il primo è che un museo deve avere una politica di acquisti che non può dipendere esclusivamente dal mecenatismo privato; del resto, senza le campagne di acquisto messe in atto nell' Ottocento - talora in maniera spregiudicata - dai grandi musei europei, oggi non avremmo la National Gallery e il Victoria and Albert Museum di Londra, né i musei di Berlino. In Francia, per esempio, esiste un organismo pubblico, la Réunion des Musées Nationaux, che coordina gli acquisti dei musei statali, ma un'attenta politica di acquisti è svolta anche dai grandi musei municipali. Il secondo punto è che un museo deve acquistare in modo oculato rispettando la sua storia e le vocazioni delle sue raccolte. Ora, le raccolte di arte applicata del Museo Civico d'Arte Antica di Torino (mobilio, ceramica, oreficerie, avori, tessuti, vetri, metalli) sono raccolte di livello internazionale, e il crocifisso di Giambologna appartiene a pieno titolo a questa categoria di oggetti. Il fatto che negli ultimi anni le acquisizioni si siano orientate prevalentemente verso la produzione figurativa del territorio, non toglie che l'arricchimento delle raccolte di artedecorativa debba anche aprirsi, quando possibile, su opere di importanza sovraregionale come, appunto, quella di Giambologna. Sono sorpreso che dalle dichiarazioni di persone esimie emerga la convinzione che il mestiere dell'ente pubblico non è comprare opere d'arte. Non è l'ente pubblico che acquista, ma è il museo, con i fondi che gli sono messi a disposizione sia dall'amministrazione da cui dipende, sia da privati (Amici dei Musei, fondazioni, associazioni ecc.). Questo è almeno quanto avviene nella massima parte dei paesi europei, da Berna a Francoforte, da Parigi a Barcellona, a Londra. Una città ha il dovere di curare i propri musei, come le proprie biblioteche, come le strade e lo smaltimento dei rifiuti. Curare un museo non significa solo assicurarne il funzionamento ma anche arricchirne in modo mirato le collezioni. Ancora una volta è quanto avviene nella massima parte dei paesi europei, da Berna a Francoforte, da Parigi a Barcellona, a Londra. Perché non dovrebbe avvenire a Torino? Questo francamente mi sfugge. Ordinario di Storia dell'arte alla Normale di Pisa
Persone citate: Albert Museum, Enrico Castelnuovo
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