«La Chiesa chieda perdono agli sposi» di Stefano Mancini
«La Chiesa chieda perdono agli sposi» Famiglia Cristiana dà ragione a un lettore: i sensi di colpa hanno fatto male a molte coppie «La Chiesa chieda perdono agli sposi» «Il sesso nel matrimonio non èpeccato» Stefano Mancini La Chiesa dovrebbe chiedere perdono, risponde don Antonio Sciortino a un anziano lettore di «Famiglia cristiana»: perdono per aver dato l'impressione che il sesso nel matrimonio fosse peccato. La presa di posizione del direttore del settimanale cattolico appare nella rubrica «Colloqui col padre». L'autore della lettera ha 70 anni, si chiama K. G., li' un uomo amareggiato che ricorda la propria gioventù, «quando le nostre madri, le nostre spose si vergognavano della gravidanza, perché alle spalle c'era quell'atti) sessuale cosi condannato dalla Chiesa». «Sono cresciuto nell'Azione cattolica - prosegue R, G. - ove si predicava che l'accenno al sesso era peccato. L'averci reso Iti vita così tristo mi mette in cuore tanto risentimento». L'argomento è spinoso. Il sesso rimane un tema difficile quando a doverlo affrontare ò un sacerdote. Don Sciortino se la cava in tre brevi punti. Primo: «L'atto sessuale tra marito e moglie non è stato mai condannato dalla Chiesa». Secondo; «E' vero che in passato, soprattutto per motivi storici e culturali, non evangelici, si è data spesso questa impressione, creando disagio e difficoltà a molte coppie di sposi». Conclusione: «Anche di questo bisogne- rebbe chiedere perdono». E' un invito al «mea culpa» e quoll'it anche» appare come un riferimento ai precedenti sull'Inquisizione, su Galileo, sull'antisemitismo, Le prime critiche sono arrivato subito, giusto il tempo che le agenzie di stampa diffondessero la notizia. Alleanza nazionale attacca: «Non vorremmo che don Antonio Sciortino - dice il senatore Riccardo Pedrizzi seguisse le orme di don Zega, continuando a dispensare pillole di progressismo militante col ((itale, per l'equivoco di aprirsi alla società moderna, si ingenera confusione tra i cattolici, facendo il gioco di chi, a colpi di luoghi comuni, imputa alla Chiesa colpe delle quali mai si è macchiata». Secondo Pedrizzi, hi presa di posizione del direttore di famiglia cristiana «non fa altro che alimentare lo stantio luogo comune della sessuofobia delia Chiesa». «La Chiesa avrebbe fatto credere che i rapporti all'intorno del matrimonio sono peccato? Avrebbe dato l'impressione di colpevolizzare l'amore coniugale? Ma quando mai?» aggiunge il parlamentare. «Queste sono affermazioni del tutto gratuite (t prive del benché minimo fondamento. Non solo non c'è traccia di una simile posizione nei documenti del Magistero, ma in nessuna occasione la Chiesa ha messo all'indice la sessualità tra i coniugi. Casomai è vero il contrario: la Chiesa ha sempre valorizzato l'amore all'interno del matrimonio come donazione di sé all'altro».». Anche lo scrittore cattolico Vittorio Messori respinge l'idea del «mea culpa». «Questo delle scuse della Chiesa sta diventando un tormentone - dice -. E' possibile che ci siano stato esagerazioni sessuofobiche da parte di singoli, ma il Magistero autentico ha sempre affrontato l'argomento con prudenza, come un artificiere tratterebbe una bomba da disinnescare. La prudenza non è un rifiuto, ma un riconoscimento di importanza». «Il sesso - aggiunge Messori - secondo la religione cattolica non è un fine, ma un mezzo per tramandare il valore più grande che Dio ci ha dato: la vita. Di questo la Chiesa non ha bisogno certo di chiedere scusa». Più sfumata la posizione di Francesco Alberoni: «Dagli studi di Michel Foucault, la "repressione" sessuale esisteva già tra i romani, ben prima del cristianesimo - spiega il sociologo -. Inoltre, l'atteggiamento del luteranesimo è molto più severo del cattolicesimo, in quanto nega tutti i piaceri. Una donna mi raccontò di sua madre svedese che faceva seccare le brioche per non provare il piacere di mangiarle fresche». Su un punto Alberoni concorda con don Sciortino: «Nel Novecento è aumentalo il controllo della Chiesa sul comportamento sessuale. E' accaduto con l'avvento della società di massa, quando e venuto meno il controllo sociale delle comunità contadine e dei villaggi. Alcune generazioni hanno sicuramente subito questo atteggiamento sessuofobico. Il "mea culpa" della Chiesa? Oggi è di moda, ma bisognerebbe chiederlo ai vescovi». Don Sciortino: «Sono stati commessi errori» Pedrizzi (An): «Isoliti luoghi comuni senza fondamento» Messori: «Il meaculpa non ha senso» Alberoni: «Certi divieti esistevano già prima del cristianesimo»
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