L 'ombra di un baratto sulla pena di morte di Augusto Minzolini

L 'ombra di un baratto sulla pena di morte Al Palazzo di Vetro l'Europa perde incredibilmente una battaglia che pareva già vinta L 'ombra di un baratto sulla pena di morte Cade la moratoria Ve, gli Usa pagano i debiti all'Onu Augusto Minzolini inviato a NEW YORK Il primo fatto è avvenuto l'altro ieri a Bruxelles alla riunione dei ministri degli Esteri. L'unione europea ha gettato inspiegabilmente alle ortiche una vittoria all'Onu sulla moratoria contro la pena di morte. L'ala dura e pura, capitanata dagli inglesi, ma con dentro olandesi, tedeschi e Benelux, si è scagliata contro una mediazione messicana che avrebbe voluto compendiare la moratoria sulla pena di morte con due richiami: il primo riguardava il punto della carta istitutiva delle Nazioni Unite che prevede la non ingerenza negli affari interni dei singoli Stati; il secondo richiamo si collegava alla parte fondamentale sui diritti dell'uomo. Una mediazione che, aldilà dell'ovvietà dei richiami, avrebbe assicurato al documento europeo la maggioranza necessaria. E, invece, inspiegabilemnte, al grido che queste concessioni sarebbero state una resa, inglesi e tedeschi hanno imposto a Lamberto Dini - ma anche al governo francese - il rinvio del voto sulla moratoria. Di fatto anche questa volta non se ne farà più niente. L'altro fatto è accaduto, invece, a Washington. Finalmente Clinton è riuscito a strappare un accordo sugli arretrati da dare alle Nazioni Unite ai Repubblicani, che come è noto controllano il Congresso. Mancano solo alcuni particolari. Addirittura la White House - che vuole arrivare ad un'intesa in ogni caso - avrebbe accettato una clausola che impedisce di usare quei fondi per le organizazzioni internazionali che promuovono i diritti dell'aborto. Un particolare che ha attirato su Clinton le critiche di entrambi i candidati democratici alla presidenza: non solo Bill Bradley, infatti, ma anche il vicepresidente Al Gore si è scagliato contro questo esempio di baratto. Collegando i due fatti e facendo attenzione ai tempi in cui si sono svolti non è da scludere anzi - un altro baratto che potrebbe essere avvenuto tra una parte della Ue e gli Stati Uniti. Intanto perchè la decisione europea per alcuni versi appare davvero irrazionale. «Se avessimo accettato l'emendamento messicano - spiega l'ambasciatore italiano all'Onu Paolo Fulci - sarebbe passata anche la moratoria contro la pena di morte per almeno 6-7 voti». In secondo luogo perchè a guidare l'ala intransigente è stata la Gran Bretagna da sempre partner prediletto degli Usa, che per motivi interni (la pena capitale è prevista nell'ordinamento di buona parte degli States) hanno sempre osteggiato ogni presa di posizione deìrOnu sull'argomento. In effetti sarebbe stato paradossale per il governo degli Stati Uniti concedere i soldi che deve alle Nazioni Unite - e chiudere una vertenza che è andata avanti per oltre cinque anni - proprio mentre viene deciso un provvedimento che potrebbe imbarazzarli non poco. Tanto più che l'amministrazione di Washington paga un prezzo salato per questa intesa con i repubblicani: Clinton, infatti, con questa concessione di non far impegare quei finanziamenti per le organizazzioni internazionali in favore dell'aborto finisce per creare difficoltà sia a Gore che sta correndo per la nomina¬ tion, sia alla consorte Hillary, già impegnata nella campagna per strappare a Rudolph Giuliani il seggio di senatore di New York. Così alla fine di baratto in baratto chi ne ha fatto le spese è stata la parte debole dell'Europa, cioè l'Italia. Il lavoro di anni rischia di finire nel cestino. Al solito, una parte dell'Europa, sia pure avvolgendosi nella bandiera della difesa intransigente dei principi, ha fatto il gioco, per non dire un piacere, agli Stati Uniti. «E' davvero tutto incomprensibile - sostiene Fulci -. Gli inglesi hanno tirato in ballo tutta una serie di storie che c'entrano poco e niente con la pena di morte. Hanno detto che accettare la mediazione messicana avrebbe messo a rischio la dottrina dell'ingerenza umaniataria, quella su cui si è basato l'intervento nel Kosovo. Cosa che è tutta da provare. Eppoi mi pare davvero strano che dopo la decisione della Ue su 62 paesi, presentatori della mozione, nessuno mantenga all'ordine del giorno la moratoria sulla pena di morte. Ecco perchè non escludo che ci sia stato sotto sotto un lavoro degli Usa». E già tutto ciò appare strano ma in fondo è la conferma che nelle Nazioni Unite Washington continuano ad esercitare una influenza preminente. Se poi si tiene conto che contro la moratoria si erano schierati anche paesi come la Cina e il Giappone, è evidente che un epilogo diverso della vicenda avrebbe rapprentato una sorpresa. Rimane da vedere quanto il nostro governo si è impegnato nella battaglia. Perchè se a Bruxelles il ministro Dini si è subito arreso, non si capirebbe davvero perchè l'Italia si è gettata a capofitto in questa battaglia. L'ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Francesco Paolo Fulci