Il palazzo costruito sull'acqua La prova è al catasto di Foggia di Pierangelo Sapegno

Il palazzo costruito sull'acqua La prova è al catasto di Foggia Le carte dimostrano l'esistenza di un pozzo artesiano, profondo sette metri sotto il pavimento del garage Il palazzo costruito sull'acqua La prova è al catasto di Foggia Pierangelo Sapegno inviato a FOGGIA Ecco perché crollano le case nel nostro Paese. C'è chi ha costruito sull'acqua. E c'è chi l'ha lasciato fare. Oggi, invece, ci devono solo spiegare perché c'è chi nega tutto dall'inizio e continua a smentire ancora adesso. Il palazzo sbriciolato di viale Giotto, 62 morti e 5 dispersi, era stato costruito su un pozzo. Anche la casa gemella, quella sgombrata il giorno dopo, aveva un pozzo nelle fondamenta. Hanno sempre detto che non era vero. Ora, però, c'è chi quel pozzo l'ha visto, pure in questi giorni, con i suoi occhi. Ed è segnato sul catasto, e quelle carte qualcuno deve averle notate quando gli impresari chiesero una concessione al Comune di Foggia il 18/6/81 per eseguire nuovi lavori. Il pozzo sta nell'angolo destro, opposto alla strada, dentro la grande fossa che consegna come un cimitero all'immaginario della gente i resti di questo palazzo di burro. Attorno alla fossa, profonda forse due metri, tre operai stanno montando una staccionata in metallo. E' un pozzo artesiano. Il buco nel terreno è in quell'angolo in pendenza sulla destra della casa, ormai ripulito dai calcinacci e dalle pietre. Una botola rettangolare in ferro arrugginito con un bordo di mattoni. L'imbocco è circolare. L'interno è a campana. C'è un tubo di ferro in pessime condizioni che scende dentro. Se uno si affaccia, può vedere che è fatto di ghiaia, argilla e terra e che non è cementificato. Tende ad allargarsi. Uno dei tre operai si avvicina. Butta giù una pietra legata a una corda per capire se c'è l'acqua. E l'acqua c'è: a 7 metri di profondità dal pavimento del garage. Peccato che ancora ieri i giornali riportassero alcune dichiarazioni dei tecnici incari- cati di fare esami nel terreno: «Siamo andati fino a 12 metri sotto il livello della strada e non abbiamo ancora trovato acqua». Proviamo ad andare avanti. Dall'altra parte della fossa, c'è la quinta stretta e piatta della casa gemella, costruita sempre da Antonio Delli Carri, e sgomberata per ordinanza del sindaco. Un muro compatto di mattoni con una finestra cementata al penultimo piano. Il titolare dei lavori allontana gli intrusi: non si può andare a vedere. Non importa. Adesso non conta più. Invece, ci poniamo una domanda: se questo pozzo, sotto la casa che si è sbriciolata, lo si può vedere a occhio nudo, perché tutti l'hanno sempre negato, sin dal primo giorno? Ferdinando Biagini, l'ingegnere tecnico del Comune, spiegò, poche ore dopo il crollo, che a loro non risultava niente, e che comunque, all'epoca in cui era stato costruito il palazzo, prima degli Anni 70, «la legge non imponeva indagini geologiche sui terreni edificabili». Vero. Spiegateci questo allora: perché sulla carta del catasto («Planimetria dell'immobile situato nel comune di Foggia, Ditta Delli Carri, allegata alla dichiarazione presentata all'Ufficio Tecnico Erariale») risulta già tutto: il segno del pozzo bello grande, da una parte, e dall'altra quello della zona lavaggio che scaricava altra acqua sotto le fondamenta? E perché, ancora, nessuno si accorge sempre dei pozzi, dando la concessione alla pratica 396/E che chiedeva «la trasformazione del vano cantinato in box»? La richiesta è del 1981 e la concessione data ottobre '92. Se le cose stanno così, quante altre case da straccioni sono state costruite sull'acqua in Italia? E poi, che nel palazzo di viale Giotto ci fosse un pozzo, lo sapevano tutti meno quelli che dovrebbero saperlo adesso. Perché? Lo raccontarono per primi il macchinista delle Ferrovie Domenico Ricucci e Vittorio Ferraro, che abitano qui da una vita: «Questa è una zona dove c'erano coltivazioni di ortaggi. C'era un pozzo con l'acqua molto bassa. Il pozzo è stato chiuso. E sopra è stato fatto il palazzo». Domanda al sindaco, Paolo Agostinacchio, An: lo sapeva che c'era un pozzo sotto la casa crollata di viale Giotto? Risposta: «Lo apprendo adesso da voi». I tecnici: «Non ci risultava. Tendiamo a escludere che quella fosse una zona freatica». Ma si può costruire sopra un pozzo? L'ingegner Biagini, categorico: «Sì». Allora, non resta che continuare a cercare. Così, si viene a scoprire che il pozzo non era nemmeno stato chiuso, e che non ce n'era uno solo, ma due. Uno per casa. Maria Assunta Vallario vive in questa zona dal '55. Dice: «Erano pozzi con la pompa elettrica». Traduzione: significa che pescavano da una falda. «La gente di tutto il quartiere ci andava a prendere l'acqua. Facevamo delle code». Luigi Picciarulli, fino a 5 anni fa inquilino di viale Giotto: «L'acqua qui era sempre in abbondanza. Anche quando c'era siccità, non mancava». Mario Romano Stango, un alloggio in via Bellucci 2, a cento metri dalla casa crollata: «I pozzi erano due. Uno nel garage. I Delli Carri, i proprietari, erano brave persone, e non facevano mai pagare l'acqua». Anche questo è strano. I fratelli Delli Carri avevano fama di essere avarissimi. Lo racconta un parente, Tonino Lomele: «In famiglia li si è sempre prpsi in giro per questo». Lo si intuisce: per risparmiare, sono andati a vivere nel palazzo costruito da loro in grande economia, con la calce peggiore, il ferro non zigrinato, e i muri portanti sottili come lastre. E lo si vede dalle carte di alcune cause civili: la prima, perché non avevano pagato tutto il terreno acquistato dai fratelli Palena per costruirci i palazzi (pratica n.476 del '96), e la seconda perché si rifiutavano di pagare le spese condominiali: «Noi siamo gli impresari. Non ci spetta». Strano che fratelli così avari regalassero l'acqua a tutto il quartiere. Ma questa, lo capirete bene, è ancora la cosa meno strana di tutte. Attorno alla fossa operai hanno montato una staccionata alta due metri Anche la casa vicina ha il pozzo nelle fondamenta «La gente di tutto il quartiere lo usava per rifornirsi si facevano le code Questa è una zona dove c'erano molte coltivazioni di ortaggi» Le bare con i corpi delle vittime della strage di Foggia

Luoghi citati: Comune Di Foggia, Foggia, Italia