Un urlo nel giorno del dolore: «Giustizia»

Un urlo nel giorno del dolore: «Giustizia» LA CITTA' PIANGE I SUOI MORTI Un urlo nel giorno del dolore: «Giustizia» Ciampi eD'Mema: non vi dimenticheremo reportage Fulvia Milone inviato a FOGGIA GIUSTIZIA per i nostri morti», invocano i parenti delle vittime di via Giotto davanti al Capo dello Stato e al presidente del Consiglio, prima che comincino i funerali. «Giustizia avrete», rispondono Carlo Azeglio Ciampi e Massimo D'Alema. A Ciampi, «esterrefatto e impietrito», il crollo costato la vita a 62 foggiani ricorda l'incubo della guerra: «Non posso dimenticare le migliaia di morti caduti sotto le bombe in città. Allora c'era almeno la spiegazione di tanto orrore: il conflitto mondiale. Ma quando venerdì sono venuto qui mi sono chiesto: com'è possibile che sia accaduto tutto ciò? Non è possibile rassegnarsi». E il capo del governo, rivolto alle famiglie in lutto che chiedono di non dimenticare, aggiunge che «lo Stato è rappresentato anche da chi ha scavato per ore fra le macerie, e non volterà certo la faccia davanti alla tragedia». Esseri qui, dice, «non è una parata o un rito», e promette: «Torneremo a rispondere di ciò che è stato fatto e di ciò che è stato accertato, ma anche di quello che non è stato fatto». Le note dell'Adagio di Albinoni si levano alte nel padiglione in cui sono allineate le 62 bare vegliate dai parenti delle vittime, che siedono ai lati dell'altare. Sono arrivati in ventimila per dare l'ultimo saluto ai morti di via Giotto, ma i funerali solenni tardano a cominciare. Poco lontano dal capannone, in un altro hangar del complesso fieristico, il colloquio fra il Presidente della Repubblica e il capo del governo e una delegazione delle famiglie colpite dalla sciagura si protrae per quasi mezz'ora. Accanto a Ciampi e a D'Alema accompagnati dalle mogli ci sono i presidenti della Camera e del Senato, Luciano Violante e Nicola Mancino, il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Vassalli e il ministro dell'Interno Rosa Russo Jervolino, che non riesce a trattenere le lacrime. Di fronte a loro una sessantina di uomini e donne in lutto esprimono grande dignità nel dolore e altrettanta fermezza nel chiedere giustizia. Qualcuno ringrazia le autorità per la partecipazione, ma Pino Casarella, che nel crollo ha perso il padre e la madre, interviene per dire che lui non ha nessuno a cui essere grato: chiede solo che i politici venuti a Foggia non facciano passerella, e che lo Stato non dimentichi le vittime e le famiglie piombate nel dolore. Una donna fatica a ingoiare le lacrime mentre dice rivolta a Ciampi e D'Alema: «Il nostro animo è avvolto da un velo nero. Vi prego, vi supplico: sia fatta giustizia». Il Capo dello Stato, colpito da quelle poche strazianti parole, parla con lentezza, come se faticasse a dominare l'emozione: «Siamo qui per portarvi la partecipazione e il cordoglio di tutto il Paese e per dividere con voi questo dolore immenso - dice -. Tutti voglia- rno sapere perché è accaduta la sciagura, non è possibile rassegnarsi. Venerdì scorso ho parlato in ospedale con una delle persone scampate al crollo, una signora che ha perso il figlio e che mi chiedeva: il mio Aldo aveva dieci anni, chi me lo restituirà? Queste cose lasciano impietriti». Lo Stato, assicura Ciampi, farà tutto quanto le famiglie colpite dalla sciagura chiederanno. «Noi per primi ne sentiamo il bisogno», conclude, e lascia la parola a D'Alema. «Non sarete dimenticati», dice il presidente del Consiglio a chi gli chiede fatti e non parole. «Certo, non è normale che un palazzo costrui- to alla fine degli Anni Sessanta crolli improvvisamente dopo trent'anni - commenta -. Dovrà essere accertato se vi sono stati segni premonitori, se ci sono state omissioni e se sono stati eseguiti controlli». E' la stessa domanda di chiarezza che la moglie del Presidente della Repubblica, la signora Franca, ha rivolto venerdì scorso al sindaco. «Questo Paese - prosegue D'Alema - ha molte feriti; (case costruite male, montagne che franano) di fronte alle quali non abbiamo la bacchetta magica, ma c'è la coscienza di fare tutto il possibile per garantire la serenità ai cittadini». E poi, la promessa: «Torneremo a rispondere di quello che e stato fatto e di ciò che non è stato fatto. Ma ora abbiamo bisogno di conoscere le cause di questa tragedia, prima di tutto per evitare che se ne possano verificare altre. Il dovere dello Stato è di prevenire le sciagure, ma anche di punire i responsabili, che al momento non sappiamo se ci sono». Mancano pochi minuti alle 16, quando comincia il rito funebre. Un applauso accoglie l'ingresso nel padiglione gremito di gente di una donna trasportata in barella: è Maria Rizzi, la madre del piccolo Aldo Guidone. La seguono gli altri feriti: c'è Guerino Alessandrino, il giovane di 25 anni rimasto per quindici ore sotto le macerie. Poi c'è Enza, vent'anni, che nel crollo ha perso 14 parenti. Il ministro Jervolino non regge all'emozione e piange mentre l'arcivescovo di Foggia, Domenico D'Ambrosio, legge un mes saggio del Papa che esprime il cordoglio per i parenti delle vittime. «Questa tragedia è ancora avvolta nella nebbia», dice D'Ambrosio, e sembra anche lui chiedere giustizia per i 62 morti che in ventimila, dopo il rito funebre, accompagneranno fino al cimitero, seguendo le bare trasportate dai camion dell'esercito che attraversano a passo d'uomo la città. Una donna assiste ai funerali in barella Le lacrime del ministro Russo Jervolino A sinistra il dolore dei parenti delle vittime del crollo durante i funerali

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