Cinque anni di manicomio per Carretta

Cinque anni di manicomio per Carretta Parma: uccise i genitori e il fratello. «Sono contento che sia andata così, mi curerò e spero di uscire guarito» Cinque anni di manicomio per Carretta Assolto perché incapace di intendere e di volere Brunella Giovara MILANO Ha ucciso padre, madre e fratello: i Carretta di Parma, quelli scomparsi con un camper, quelli che ogni tanto venivano avvistati in un'isola dei Caraibi o in un altro angolo nascosto del mondo. Invece erano moni, uccisi da Ferdinando, reo confesso delia stinge della sua famiglia, assolto perché incapace di intendere e volere al momento del fatto. Ieri sera, alla notizia della sentenza, ha solo detto «sono contento che sia andata cos'i. So che devo curarmi, sto facendo le terapie decise dai medici, e spero di guarire». «E' un atto di giustizia, speriamo di restituire presto ernesto ragazzo alla società civile», ha commentato il suo legale, l'avvocato Filippo Dinacci.L'ultimo dei Carretta passera i prossimi cinque anni in un ospedale psichiatrico giudiziario, coltivando una passione scoperta da recluso a Castiglione del lo Stiviere: l'informatica. Segue dei corsi, studia molto, si tiene informato sulle ultime novità, il computer è diventato la sua vita. Una volta libero, gli piacerebbe lavoi-are nell'informatica, e davvero potrebbe tornare libero, e magari ereditare le proprietà, i beni delle sue vittime, tornare nella casa di Parma dove la sera del 4 agosto del 1989 uccise con una Walther calibro 6,35 il padre Giuseppe, ragioniere della ditta Cerve, la madre Adriana Olezzi, il fratello Nicola. Ieri pomeriggio la corte d'assise si è riunita in camera di consiglio, e sono bastate quattro ore per andare a sentenza. I giudici popolari, il presidente Roberto Piscopo e il giudice a latere Stefano Brusati hanno concordato sulla tesi dei consulenti di parte (Vittorino Andreoli per il pubblico ministero e Giovanbattista Cassano per la difesa) e di quello d'ufficio (Cesare Piccinini): Ferdinando uccise senza capire quello che stava facendo, in un raptus, stessa tesi sostenuta dal pm Francesco Saverio Brancaccio, che ne aveva chiesto l'assoluzione, e 10 anni di ricovero in aspedale psichiatrico, Un processo senza storia e senza neanche i cadaveri, seppelliti frettolosamente in una discarica nella campagna di Panna, inutilmente cercati permesiemesi. E senza l'imputato, che non ha mai voluto andare in aula, e ha preferito ripetere la sua confessione in videoconferenza. Da una saletta del carcere di Parma ha raccontato senza incertezze che quella sera si era «chiuso in bagno con la pistola. L'ho caricata, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto: ora o mai più». Odiava il padre, Ferdinando. I tre psicliiatri che lo hanno esaminato hanno concluso dicendo che il giovane vedeva in quell'uomo un carnefice che gli impediva di vivere. I due litigavano spesso, poi il padre sorprese il figlio mentre faceva i suoi bisogni in salotto (lo ha raccontato Ferdinando ai periti). Fini in rissa, fu quello il punto di non ritorno che decise Ferdinando a uccidere. «Ma perché uccise anche sua madre e suo fratello?», gli hanno domandato i giudici. Ha risposto che «se avessi ucciso solo mio padre, mio fratello avrebbe poi ucciso me. In quanto a mia madre, se volevo rifarmi una vita dovevo eliminare anche lei. E' tenibile da dire, ma è cos'i». Una vita poi se la rifece. A Londra, dove era fuggito subito dopo la messinscena della fuga dell'intera famiglia Carretta, lui compreso. Il camper fatto ritrovare a Milano, abbandonato. Si pensò ad un rapimento, ad una fuga per questioni di debiti, ma anche al fiuto di capitali, ad una storia di fondi neri che Giuseppe Carretta aveva occultato. Tutto falso. 1 tre erano sepolti in discarica sotto tonnellate di gliiaia e spazzatura. L'assassino era a Londra. «Sapevo bene l'inglese, Londra mi piaceva per la sua tolleranza e il suo rispetto per la mia privacy. Li non avrei dovuto cambiare nome, e infatti non l'ho fatto, perché sono molto legato al mio cognome: Carretta», Per dieci anni si è nascosto in periferia, in una vita di lavoretti e scarse amicizie. Un anno fa è rienierso dal nulla e ha riaperto quella storia misteriosa e assurda, con il racconto dettagliato e crudele di un odio antico che non poteva che finire cosi, a colpi di pistola, con un ragazzo di 26 anni che per tre giorni si tiene i tre cadaveri nella vasca da bagno, poi si decide a eliminarli, li avvolge in teli di plastica, li (anca in macchina e li porta a Viaro- lo, in discarica, il jxisto giusto per elli considerava i suoi famigliari nient'altro che spazzatura. Ma quel tempo è lontano. L'avvocato Dinacci spiega che Ferdinando sta guarendo, che segue docilmente le terapie, «risponde bene alle cure, Ferdinando. Questa seni enza gli restituisce la speranza e l'umanità che nella vita gli sono mancate. Se avesse avuto una vita diversa, un ambiente famigliare diverso, forse non ci sarebbe stato bisogno di un processo, e non ci sarebbero stati tre morti. Ferdinando ha avuto una vita difficile, all'insegna dell'incomunicabilità. Speriamo che riesca a reinserirsi nel mondo nonnaie, un giorno o l'altro». In cella segue i corsi di informatica Una volta libero gli piacerebbe poter lavorare nel mondo dei computer I periti: odiava il padre in lui vedeva il carnefice che gli rendeva impossibile la vita A destra Ferdinando Carretta. Sopra i genitori uccisi il quattro agosto del 1989

Luoghi citati: Londra, Milano, Parma