Un giorno di rabbia in coda

Un giorno di rabbia in coda Un giorno di rabbia in coda Assalto agli impianti per anticipare il blocco Giorgio Ballano I ORIMI) Anche a Tonno è caccia al rifornimento per decine di migliaia di automobilisti, terrorizzati dalla prospettiva di rimanere senza carburante per lo sciopero nazionale dei benzinai. L'incubo del serbatoio vuoto ha scatenato i torinesi già di prima mattina, provocando in ogni quartiere un assalto agli impianti. I momenti più critici si sono verificati nelle oro di punta: fra lo 7,30 e le 9,30, (piando gli automobilisti vanno al lavoro, e nel tardo pomeriggio, sulla via del ritorno a casa. Ma oltre alla snervante attesa, molti ritardatari incolonnati davanti ai distributori si sono trovati di fronte alla sorpresa di cartelli che annunciavano l'esaurimento della benzina «verde» o del gasolio. Sono stati più fortunati i proprietari delle vetture non catalizzate, anche se alla fino pure le cisterne di «super» hanno toccato il l'ondo. «Per fortuna mi è arrivato il camion del rifornimento proprio questa mattina - spiega Ercole Petrali, gestore della stazione di servizio Esso di piazza Zara, nella zona precollinare della città - ma domani saranno guai. La gente arriva a ondate, in alcuni momenti ci sono anche 30 o 40 macchine in contemporanea e i clienti, naturalmente, si spazientiscono, tino a rischiare di mettersi le mani addosso». Anche se; aderisce disciplinatamente allo sciopero, Petrali non nasconde qualche perplessità: «Mi sembra un'astensione un po' troppo lunga, può anche darsi che alla fine ci si ritorca contro». Intanto gli impianti più piccoli, i chioschi, a metà giornata erano già in difficoltà: «La benzina "verde" si è esaurita poco dopo le 10 - dice sconsolato Rocco Calvi, titolare di un distributore Pina a pochi metri dalla Fiat Mirafiori - e fra un paio d'ore finirà anche la "super". E siccome l'autocisterna del rifornimento arriverà soltanto domani mattina, io posso anche chiudere bottega e andare a casa». Remo Sturali, gestore di un impianto Ip nella zona del Lingotto, è invece fiducioso: «Domani (oggi, ndr) andrà meglio, perché la gente ha memorizzato la data del 16 novembre e pensa che sia questo l'ultimo giorno utile per faro scorte». Le «vittime» dello sciopero, strette fra l'incudine del governo e il martello dei sindacati dei benzinai, sopportano e alla fine si sottopongono quasi con rassegnazione alla tortura della coda. Ma gli sfortunati che usano l'auto o il furgone per lavorare sono esasperati. Lorenzo Prato è un rappresentante di abbigliamento e ogni anno si sciroppa almeno 60 mila chilometri: «Io in macchina ci vivo e mi gioco la pelle ogni giorno - sbotta - ma adesso sino a fine settimana posso anche restarmene a casa, perché il pieno non mi basta neppure per un normale giro quotidiano. I benzinai avranno pure lo loro ragioni, ma non possono farle pesare su altre categorie di lavoratori. Non capisco perché si possono precettare i piloti o i controllori di volo e non i benzinai: in fin dei conti c'è molta più gente che viaggia in automobile che in aereo». La risposta arriva da Gianni Nettis, presidente provinciale della Faib-Confersercenti, il sindacato maggioritario: «Parlare di precettazione è assurdo, perché noi abbiamo rispettato le regole stabilite per la proclamazione e per la durata dello sciopero. Naturalmente ci dispiace provocare disagi ai cittadini, ma la gente non deve pensare che noi siamo una categoria privilegiata: gli automobilisti devono sapere che su ogni 10 mila lire di benzina erogata, 7.827 lire vanno allo Stato sotto forma di imposte, 1.846 Finiscono alle compagnie petrolifere e soltanto 327 ai gestori degli impianti».

Persone citate: Ercole Petrali, Gianni Nettis, Giorgio Ballano I, Lorenzo Prato, Petrali, Rocco Calvi