PRIGIONIERI DEL CIBO di Marina Verna

PRIGIONIERI DEL CIBO GIOVEDI'SCIENZA PRIGIONIERI DEL CIBO Conferenza al Colosseo sui disturbi alimentari Giovedì 18 novembre, al teatro Colosseo, in via Madama Cristina 71, alle ore 17,45, per il ciclo dei GiovedìScienza, si tiene la conferenza del professor Giorgio Nardone, dell'Università di Siena, dal titolo «Prigionieri del cibo». Durante l'incontro verranno presentati gli esiti delle ricerche svolte da Nardone e dai suoi collaboratori sui disordini alimentari, sulle varie patologie e sulle metodiche terapeutiche. CMERANO un tempo le "grandi isteriche. In genere belle e ricche, ma terribilmente scontente della loro vita. Prima di Freud, potevano confidarsi solo con le amiche - operazione naturalmente assa rischiosa, dato che non esiste un «mestiere di amica» con relativo segreto professionale. Con Freud, però, tutto cambiò. Innanzitutto lui prese molto sul serio la loro scontentezza e, facendole parlare per un numero congruo di ore, e senza mai interromperle né perdere il filo del loro discorso, capì che alcune delle loro ragioni potevano anche essere ragionevoli. Ma, soprattutto, capì che la loro isteria era l'unica forma socialmente accettabile per esprimere l'infelicità. Così cercò di curare non l'isteria, ma l'infelicità - ammesso che questa sia curabile. Ma già essere prese sul serio, e ascoltate senza sbuffare, per le isteriche era un grande passo avanti. Infatti un po' per volta s'è persa la razza delle donne melodrammatiche. La scon¬ tentezza invece c'è sempre. E ha scelto un'altra via per manifestarsi: il disturbo alimentare. La fame o il rifiuto sono sì diretti al cibo, ma soltanto perché oggi è questa la forma socialmente accettabile - noi non facciamo che parlare di cibo, siamo ossessionati in egual misura dalla dieta e dal mangiar bene. In realtà, la fame o il rifiuto si riferiscono a qualcos'altro, che attiene non al corpo ma allo spirito. Di qui la scelta della stanza dove curarsi: non la cucina, ma lo studio di uno psicoterapeuta. E' a questo punto che entra in scena un personaggio come il professor Giorgio Nardone, che prende saldamente in mano la situazione e dice alla paziente: «Non si preoccupi, ne ho già guarite tante prima di lei. E non occorrono neppure lunghe degenze o soluzioni complicate». Lui e i suoi colleghi del centro Cts di Arezzo applicano un metodo che, con una media di sette sedute, mette a fuoco lo specifico problema psicologico e lo risolve. La percentuale di successi esibiti è davvero alta: 87 per cento. Ogni categoria di disturbo alimentare ha il suo protocollo e il suo percorso di cura. Se il mal di vivere non è estirpabile, è però sempre possibile guardare - e costruire la propria vita da un angolo diverso da quello che fa soffrire. E allora il cibo tornerà a essere quello che è: un modo fantastico per integrare l'energia che serve per vivere. Marina Verna

Persone citate: Freud, Giorgio Nardone, Nardone

Luoghi citati: Arezzo, Siena