GERMANIA ricordano la Ddr

GERMANIA ricordano la Ddr GERMANIA ricordano la Ddr u TOPIA e disincanto: scendi vita quotidiana nella Repubblica Democratica Tedesca» è il titolo della rassegnorganizzata da Goethe Institut Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza in occasiondel decennale della caduta deMuro di Berlino. In programma dmartedì 16 novembre al GoethInstitut (piazza San Carlo 206)propone sei film documentari realizzati negli anni Ottanta. I lavoripremiati in vari festival internazionali e per la prima volta proposti a Torino, descrivono come stata la vita quotidiana nella Germania dell'Est e vengono quindconsiderati eloquenti testimonianze del passato. Proiezioni in lingua originale con sottotitoli iinglese, l'ingresso in sala è libero. S'inizia il 16 con «Leben in Wittstock» (Vivere a Wittstock) con cui Volker Koepp si concentra sulla vita di tre giovani operaie di un'industria tessile e le mostra sul lavoro e durante il tempo libero. Doppio appuntamento martedì 30 alle 21: apre «Martha» di Jurgen Bottcher, segue «Ich war ein glucklicher Mensch» (Ero una persona felice) di Eduard Schreiber. Il resto del cartellone contempla «Rangenier» (Manovratori) di Jurgen Bottcher e «Erinnerunger an eine Landschaft» (Memoria di un paesaggio) di Kurt Tetzlaff il 7 dicembre, «Lebenslaufe» (Biografie) di Winfried Junge, «Winter ade» (Addio all'inverno) di Helke Misselwitz. [d.ca.l SE il cinema è spesso occasione di memoria, questa volta riesce a ricomporre un Paese distrutto dalla storia, la Ddr di Walter Ulbricht e Erich Honecker, la Ddr del Muro e della Svolta, della Stasi e dei gruppi civici iniziatori della Pacifica Rivoluzione di Novembre. La Ddr che da nove anni non c'è più e che proprio gli eventi di dieci anni fa di questi giorni avevano cominciato a sgretolare, e a condannare. Non è certo un caso che il primo film della rassegna presentata a Torino sia «Biografie»: i suoi protagonisti sono nove ragazzi entrati per la prima volta a scuola nel 1961 e cresciuti - dunque - assieme al Muro che nell'estate di quell'anno spaccò in due Berlino, la Germania, l'Europa, il mondo. Basterebbe «Biografie», dunque, per dar conto della vana rincorsa della Germania Est nei confronti della storia, per riassumere una «esclusività» diventata di fatto marginalità, esclusione, falsa esibizione di orgoglio nazionale, ideologico, politico. Basterebbe, questo documentario risultato di vent'anni di riprese nel paese di Golzow, per segnalare la fatica con la quale il popolo dell'Est ha cercato di tener fede al proprio impegno: senza mai riuscirci fino in fondo e fino al definitivo fallimento di quello che i funzionari del partito consideravano «l'esperimento politico del secolo». In realtà, la rassegna consente via via un confronto multiplo con un passato al quale non ci sarà ritorno: l'iconografia della fabbrica, la mitologia del lavoro, la distruzione dell'ambiente, l'insubordinazione all'apparato, la fedeltà al partito. Se alla proiezione assistessero cittadini della ex Ddr, il risultato sarebbe probabilmente un affascinante flusso collettivo di coscienza, un viaggio nella memoria personale e generale di un popolo che dieci anni fa di questi giorni ha perduto d'un tratto la propria identità - imposta a forza quarantanni prima come conseguenza della guerra - credendo che fosse facile e immediato passare il guado ed «entrare in Occidente». E' quanto sta accadendo fra i tedeschi in questi giorni di rievocazioni e di ricordo: da settimane, in tutta la Germania ma soprattutto all'Est è in atto un Grande Ritorno che soltanto alle volte è lecito chiamare «Ostalgia», nostalgia della presenza protettiva di un centro autoritario, della sua ossessiva ma rassicurante intromissione. Più spesso, in questo enorme flusso di memoria si afferma un conflitto innescato dieci anni fa di questi giorni e da allora maturato senza dar segno di esaurirsi: un conflitto di valori, incentrato soprattutto intorno alla «libertà» e al suo significato in una società competitiva. Un conflitto di emozioni, alimentato dal confronto fra gli entusiasmi di dieci anni fa e le difficoltà di oggi. Un conflitto fra immagine e realtà, dunque, fra le attese e la realizzazione di quelle attese. Dieci anni dopo la caduta del Muro è ancora questa la chiave di lettura di un desiderio lungo dieci anni: la sospensione di un giudizio che la maggior parte dei tedeschi, all'Est, non riesce a sciogliere ma che per milioni di persone rimane il riferimento obbligato della quotidianità, nella Germania ritornata unita di nome ma percorsa da divisioni profonde, ancora, da inquietudini e conflitti, da incomprensioni e resistenze. Da un indistruttibile «Muro nella testa» che analisi e sondaggi individuano, un anno dopo l'altro, senza azzardare quando sparirà. Emanuele Novazio Documenta al Goethe GERMANIA ricordano la Ddr Una scena di «Leimi in Wittstock», film che apre martedì 16 la rassegna organizzata dal Goethe edall'Arciùvio Nazionale della Resistenza. Sotto: Alfred Hitchcock