BRANCIAROLI di Monica Bonetto

BRANCIAROLI BRANCIAROLI FINCHE' la mia vita è stata un misto di dolore e di gioia io mi sono considerato un uomo felice; ma oggi, che mi sento schiacciato dalle pene, senza poter contare su alcun momento di soddisfazione e di dolcezza, capisco che bisogna rinunciare e andarsene». Grimarest, biografo e contemporaneo di Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, afferma che furono queste le parole con cui il drammaturgo primo attore si congedò dalla moglie la sera del 14 febbraio del 1673 per andare a replicare per la terza sera il suo ultimo lavoro teatrale: «Il malato immaginario». La sera della quarta replica, il 17 febbraio, Molière sarà colto sul finale da un accesso di tosse con sbocco di sangue, tragico preludio della morte che avverrà di lì a poco, nel letto di casa, assistito dalla moglie e attendendo invano l'arrivo del prete che gli avrebbe consentito l'inuma¬ zione in terra consacrata. In buona parte, il fascino che questa commedia ha sempre esercitato sugli attori si deve proprio alla tragedia umana del suo autore; e l'innegabile comicità del testo si colora a tratti della drammaticità degli eventi che gli sono legati, tanto da indurre spesso a far cambiare il finale originale con la morte in scena del protagonista Argan. Franco Branciaroli, accostatosi a Molière dopo tanto Shakespeare, sceglie una chiave molto fisica per affrontare il malato immaginario. Nell'allestimento del Teatro de Gli Incamminati che martedì 16 novembre debutterà al Teatro Alfieri per la stagione dello Stabile (resterà in replica sino al 21), Argan è molto meno fragile del consueto e molto meno lamentoso e petulante di quanto si è stati abituati a vederlo. Ha la gamma vocale tonante e impetuosa del suo interprete, lucidità di ragionamento, e risvolti infantili che lo rendono a tratti quasi clownesco. E' affiancato sulla scena da Susanna Marcomeni (nel molo di Toinette), Mimmo Craig, Anna Saia, Alarico Salaroli, Luca Sandri, Antonio Zanoletti, Valentina Arni, Sante Calogero, Gianluca Gobbi, Matteo Reza Azchirvani, Teresa Vanalesti. La regia è stata curata da Lam¬ berto Puggelli, le scene da Luisa Spinatelli, i costumi da Vera Marzot, le musiche da Filippo Del Corno; la traduzione, molto lodata dalla critica nazionale, è della poetessa Patrizia Valduga. Molière aveva scritto «Il Malato immaginario» sperando di poterlo rappresentare a corte per il Carnevale, e recuperare così presso Luigi XIV un po' di quel favore che ormai il re riservava soprattutto al primo musico, Giovan Battista Lulli. Aveva inserito situazioni tipiche della tradizione della Commedia dell'Arte (padre e figlia in conflitto, travestimenti, equivoci, amore dei due giovani contrastato e poi risolto in lieto fine), un prologo cantato e danzato di sperticate lodi al sovrano, due intermezzi e una scena finale nuovamente cantata e danzata. Ma lo spettacolo non giunge a corte. Molière allora cambia il prologo e debutta la sera del 10 febbraio davanti al pubblico parigino che lo premia con un buon incasso e una grande accoglienza. La sera del 17, racconta Grimarest, Molière stava male. Ma andò ugualmente in scena per non privare i suoi compagni del guadagno della giornata. L'incasso, decisamente buono per quei tempi, fu di 1219 franchi. Monica Bonetto to immaginano alVAlfieìi Franco Branciaroli «Maialo immaginano" in scena all'Alfieri per la stagione dello Stabile