PIANOFORTI & PERCUSSIONI di Leonardo Osella

PIANOFORTI & PERCUSSIONI UNIONE MUSICALE PIANOFORTI & PERCUSSIONI Berio, Debussy, Ravel e Bartok in una serata inconsueta ■ N mezzo a tante riproposte I tutto sommato abbastanza m consuete, per gradite che siano, fa bene allo spirito e alla fantasia ascoltare ogni tanto un programma che esca dalle strade più battute. L'Unione Musicale si adegua a questa sacrosanta esigenza proponendo una serata «sui generis» per mercoledì 17 alle 21. Quel giorno il Conservatorio ospiterà difatti due coppie di apprezzati esecutori, equamente distribuiti tra pianoforti (Pietro De Maria e Andrea Lucchesini) e percussioni (Maurizio Ben Omar e Andrea Dulbecco). Sarà quindi il trionfo del ritmo e delle sonorità di tipo percussivo, essendo anche il pianoforte uno strumento in cui i martelletti percuotono le corde. Questa che oggi appare come una tecnica banale, costituì la scoperta di un nuovo pianeta sonoro quando Bartolomeo Cristofori la ideò all'inizio del Settecento, in quanto permette di graduare appunto il piano e il forte del suoni esattamente come un tamburo o un piatto, mentre in precedenza la corda pizzicata del clavicembalo costituiva un serio limite sotto questo profilo espressivo. La serata del 17 novembre prenderà avvio da un lavoro di Luciano Berio, «Linea, per due pianoforti, vibrafono e marimba». Si troveranno così fusi i timbri inconfondibili del piano e quelli dei due strumenti idiofoni, metallico l'uno e ligneo l'altro, con effetti mirabili. A questo punto i percussionisti si prenderanno una pausa e andranno avanti i due pianisti, all'insegna della musica francese. Ecco per primo Claude Debussy, rappresentato dal trittico di capricci intitolato «En blanc et noir». Collegati dall'autore stesso al bisogno di esprimere in suoni ciò che in pittura esprimono «i grigi di Velàzquez», hanno tutti un dedicatario: Serge Koussewitskij e Igor Stravinskij il primo e il terzo, il luogotenente Jacques Charlot (morto in guerra il 3 marzo 1915) il secondo. In quest'ultimo, come ha annotato Edward Lockspeiser, si ode «il corale di Lutero sullo sfondo di un lontano brontolio di cannoni e di squilli di tromba». Quindi sarà la volta di Maurice Ravel, con la versione per due pianoforti di «La Valse», realizzata per l'orchestra su una richiesta dei Ballets Russes di Diaghilev, che poi rifiutò il brano causando l'interruzione dei rapporti tra i due. La serata dell'Unione Musicale si concluderà con uno dei momenti più alti tra le opere aventi un simile carattere. Si tratta della «Sonata per due pianoforti e strumenti a percussione» di Bela Bartok, di cui esiste anche una bella versione, pressoché contemporanea, allargata all'orchestra. L'originale, scritto nel 1937, rispondeva da un lato a un'esigenza espressiva, dall'altro alla necessità di tenere concerti con la giovane moglie, anch'essa bravissima pianista: abbinare alle tastiere le percussioni richiedeva minori difficoltà (anche economiche) di quelle che un'orchestra comportava. «Il materiale timbrico - ha commentato Massimo Mila fornisce l'elemento di novità, permettendo curiosi scambi quasi illusionistici, perché i due pianoforti, che costituiscono la massa melodica e cantante, si prestano a essere trattati essi stessi come percussione, mentre per contro lo xilofono e perfino i timpani si assumono a volte una funzione di guida melodica». Alle declamazioni dei due pianoforti si unisce una variegata batteria, con gli interventi via via di timpani, grancassa, piatti battuti e sospesi, xilofono, triangolo, tamtam, tamburo. Leonardo Osella A fianco il pianista Pietro De Maria. Sotto nella foto grande il pianista Arnulfvon Arnim, a destra dall'alto Jun/co Watanabe Alessandro Panello e Maria (inizia Pavignano e il Trio Hausopera, di scena il 15 dicembre