Nadia Fusini, così crolla un giovane che perde il padre

Nadia Fusini, così crolla un giovane che perde il padre Nadia Fusini, così crolla un giovane che perde il padre Un pittore di grande talento in fuga dal lavoro: e, ancor più vilmente, dalla donna che ama (nel momento in cui scopre che è in attesa di un figlio suo) RECENSIONE Angelo Guglielmi' NADIA Fusini ha voluto scrivere il romanzo che non c'è, voglio dire che non c'è (né può esserci) in un Paese che non ha mai avuto un Henry James o una Virginia Woolfe. Nadia, imbattibile studiosa dei due scrittori anglosassoni, ha voluto riparare all'assenza e ha scritto un avvincente romanzo in cui si è impegnata in una accanita esplorazione delle contraddizioni dell'animo umano. Il protagonista è un giovane (Luca), che la morte per suicidio del padre ha reso incapace di vivere. Incapace di sostenere gli urti di cui la vita si nutre, che lo trovano sempre impreparato anzi, peggio, in fuga: in fuga dal proprio lavoro (è un pittore di grande talento che, con leggerezza, lascia deperire): e, ancor più vilmente, è in fuga dalla donna che ama (nel momento in cui scopre che è in attesa di un figlio suo). Luca, che la morte del padre ha privato del passato, ha in orrore il futuro: domani non viene solo dopo ieri ma è il prodotto di ieri e se il passato lo hai mancato come puoi appropriarti del futuro? In realtà Luca è un egoista. Infatti quando tenta di tornare alla donna e al figlio (ormai nato) non è spinto dal riaccendersi furioso della passione ma dal bisogno di uscire dal senso di colpa. E ben gli sta se il tentativo non riesce e non ottiene che la condanna a rimanere solo. Questo lo schema psicologico, le coordinate del cuore in cui si sviluppano le vicende del romanzo e questo schema Nadia Fusini svolge con illimitata dedizione. Non dà tregua ai (suoi) personaggi, inseguendoli nei loro più segreti ripari. Li scopre e denuda, togliendoli (togliendo loro) ogni difesa, armeggiando con una potente strumentazione d'indagine che preleva dal laboratorio della produzione dei classici d'antan, dove giaceva (forse non per caso) da tempo inutilizzata. Così accade che l'esplorazione produce una tale quantità di referti e perizie, una tale dovizia di riflessioni e deduzioni che, cumulandosi in sequenze non-stop, finiscono per soffocare la riconoscibilità dei personaggi, nascondendoli allo sguardo del lettore. Voglio dire che i personaggi sono sottoposti a un accanimento analitico che sforzandosi di tenerli in vita come uomini rischia di trasformarli in pretesti per esercizi di buona scrittura. WBBSBl Nadia Fusini L'amor vile Mondadori, pp. 207, L. 28.000 ROMANZO

Persone citate: Henry James, Nadia Fusini