Ritorna l'ipotesi attentato

Ritorna l'ipotesi attentato ANCORA MISTERO FITTO IN ATTESA DELLA «LETTURA» DELLE SCATOLE NERE Ritorna l'ipotesi attentato // capo degli investigatori: molti dubbi reportage u Vincenzo lessandoti inviato a PRISTINA NA conferma e un interrogativo. La conferma è che l'Atr 42 del Programma alimentare mondiale (Pam) si è schiantato per un errore; l'interrogativo: chi ha sbagliato? Facile, fin troppo, lasciar serpeggiare che sia tutta colpa del comandante Andrea Maccaferro, finito Dio solo sa perché fuori rotta e neppure di poco, in mezzo a montagne aspre e nascoste dalle nuvole. Già, com'è finito lassù? «Come è stato possibile?», continuava a domandare fra le lacrime Franca Rossi, che su quell'aereo aveva il marito, Carlo Zecchi. Sono le 11, saletta al primo piano del Grand Hotel Pristina riservata ai parenti delle vittime. Sono in quattro, in attesa che venga deciso qualcosa. E un funzionario delle Nazioni Unite le risponde con un sussurro: «Non si esclude che possa esserci stato un errore da parte della torre di controllo». Forse una mezza verità, buttata lì senza l'intenzione di appiccare un rogo. Nella torre, a dirigere il traffico dj quest'aeroporto affollato dalla fine della guerra come il JF Kennedy di New York, britannici e russi, questi ultimi in sott'ordine, si precisa. E da quella torre non arriva alcuna informazione, salvo una precisazione, dell'altro giorno: il bimotore aveva «problemi di comunicazione». Toccherebbe a monsieur Alain n«..:i1 1 „. 1 Bouillard, capo della squadra investigativa francese, gettare un po' di luce in questo buio fin troppo fitto. E dà appuntamento a metà pomeriggio. Ma, forse, quello che avrebbe dovuto dire è imbarazzante e cosi, voilà, monsieur scompare. Poi, più tardi, butta lì una bomba: «Non escludo che ci sia stato un attentato». Chissà su cosa ha basato questa sua «impressione». Peraltro poco condivisa da tutti. «Imbottigliato nel traffico dell'aeroporto al centro della città», assicura Daniela Podgonova, una specie di walkiria dai grandi occhi azzurri, portavoce dell'Unmik, che è il braccio amministrativo dell'Onu. Difficile dire se sul serio pensa di esser creduta. Di certo Bouillard dispone di una scorta capace di aprire varchi in questa situazione. Dunque, la torre, come grande indiziata. Almeno fino a prova contraria, si lascia capire. Come indiziato, naturalmente, rimane il comandante Maccaferro. «Non escludo né un errore umano né uno strumentale», dice il generale Silvio Mazzaroli, numero 2 della Kfor, la forza di pace spiegata qui in Kosovo. E neppure lui ritiene probabile un attentato. Generale, è vero che l'aereo aveva già sorvolato l'aeroporto di Pristina? «Non posso né confermare né smentire, si tratta di dettagli molto precisi e io sono la persona meno indicata a dare una risposta che potrebbe provocare delle conseguenze. Non sono la persona a cui rivolgere queste domande». Tutto rimandato alla «lettu¬ . „ l „ .1 ra» delle scatole nere, dunque, che poi sono gialle. La decodificazione verrà fatta in Inghilterra e ci vuol sempre tempo, si fa sapere. Così, dopo due giorni di indagini, nessuna spiegazione, scarsissime ipotesi, e non si sa perché quel bimotore navetta sia finito sul picco Picelj, quota 1382. «E' proprio quello il nodo: che cosa ci faceva?», si chiede il colonnello Luigi Orsini, uffi¬ , 1 : il.- ciale di collegamento fra la brigata multinazionale a guida italiana e l'Onu. E' un elicotterista, è stato comandante del gruppo che operò in Libano, dunque, un uomo di grande esperienza. «Venerdì, giorno del disastro, la visibilità era buona ma in quota, sui monti, c'erano nuvole. Certo, c'è da domandarsi che cosa ci facesse oltre Mitrovica. Però, fuori rotta non va mai nessuno, lo avranno mandato lì, avranno avuto le loro ragioni. Sull'aeroporto, in quel momento, c'era traffico e il pilota è finito dentro le nuvole e non ha visto niente. E quando la situazione è quella, non si può guardare contemporaneamente l'altimetro e vedere fuori». Ecco, bisogna chiarire quando è stato «quel momento». Le 12,13, è stato detto in un primo momento. L'ambasciatore italiano a Belgrado, Riccardo Sessa, salito sul picco a poche ore dalla tragedia, ha negato di aver scorto un orologio da polso fermo sulle 11,29 e una sveglietta da viaggio sulle 11,21. Sulle cause dell'incidente, ambasciatore? «Parlarne è assolutamente prematuro. E poi, noi apparteniamo a un Paese che, putroppo, una tradizione ... Intendo: forse più avanti anche su questo si potrà scrivere un libro».

Persone citate: Andrea Maccaferro, Carlo Zecchi, Daniela Podgonova, Franca Rossi, Kennedy, Luigi Orsini, Riccardo Sessa, Silvio Mazzaroli

Luoghi citati: Belgrado, Inghilterra, Kosovo, Libano, New York