Il cavallo italiano torna alla carica di Domenico Quirico

Il cavallo italiano torna alla carica A Verona si chiude oggi la grande rassegna equestre. In aumento gli allevamenti agricoli dedicati alle razze nazionali Il cavallo italiano torna alla carica E nei campi lo si riscopre come «motore» ecologico Domenico Quirico inviato a VERONA Un'idea por festeggiare la fino del Millennio? A cavallo sugli antichi trattori di Maremma, provando a star dietro al «Bufera» c al «Pelliccia», butteri rodati dal sole e dalla tempesta, sbrancando il bestiame, galoppando s" maremmani dallo zoccolo robusto o dai muscoli sodi. La Fiera Equestre di Verona che ha imboccato il secondo secolo di vita con il consueto record di espositori (oltre 2 mila esemplari), il cavallo italiano si scopro di moda. Allevameli! i di morelli solidi e frugali, irrobustiti dal sole della Murgia, stanno nascendo in Svizzera e persino in Francia che in campo equestre pratica un sospettoso sciovinismo. Gli avelignesi hanno trovato estimatori entusiasti negli States dove reggono vittoriosamente il confronto con i quarter dei cowboys. Alcune decine di esemplari, soprattutto fattrici, sono stati venduti in Fiora ad allevatori americani per un giro d'affari di mezzo miliardo. Nelle campagne italiane, da alcuni anni, il cavallo non è più una presenza episodica, legata alla nostalgia di qualche agricoltore. Alla rassegna veronese si può trovare dunque risposta al quesito se sia conveniente, per aziende di piccole dimensioni, puntare su questo settore dell'allevamento da affiancare alle altro voci produttive. Investendo proprio sul turismo equestre che ogni anno rafforza le cifre di praticanti e appassionati. Alla Associazione degli allevatori del cavallo di razza maremmana (1000 iscritti, grandi aziende in realtà con una o due fattrici) la risposta è positiva: «Bisogna puntare su razze come la nostra con caratteristiche di robustezza e di versatilità. Il maremmano si accontenta di poco, per iniziare un'attività bastano una tettoia e un recinto. Ma per fronteggiare la concorrenza dei soggetti stranieri e 10 scetticismo che ancora oggi accompagna le razze italiane, è fondamentale avere cavalli testati, sani, di qualità. La fecondazione artificiale ha abbattuto i costi e le difficoltà un tempo legati alla monta. La disponibilità di seme refrigerato e congelato assicura le migliori linee produttive». Per questo l'associazione da alcuni anni ha perfezionato il progetto di «performance-test» per femmine di tre anni da avviare alla riproduzione. Indicazioni positive anche all'Associazione dei 400 allevatori del Murgese: «Allevate tipologie di cavalli leggeri, adatti alla equitazione da campagna. Fattrici e puledri devono vivere 11 più possibile in simbiosi con il territorio, il più possibile allo stato brado. Un soggetto versatilo che si presta a molte attività sportive trova più facilmente un mercato». Ci sono agricoltori, soprattutto in Lombardia e nel Nord Est, che hanno integrato ancor più integralmente il cavallo nelle realtà produttive delle loro aziende. Due anni fa quando fecero la loro comparsa negli stand della Fiera gli imprenditori che utilizzavano il cavallo da tiro al posto del trattore erano una piccola real- tà un po' folcloristica. Oggi, cifre alla mano, possono dimostrare che questa agricoltura ecologica rende e può sopravvivere. Merito di una serie di macchinari (aratri, seminatrici, frangizolle, seminatrici di precisione) costruiti in modo specifico per sfruttare l'energia animale negli Stati Uniti e nel Nord Europa (in Svezia le aziende che utilizzano solo cavalli sono oltre 3 mila su 8 milioni di abitanti). Un unico cruccio: «I finimenti. In Italia nessuna azienda li produce, dobbiamo farli arrivare da mezzo mondo. Cercasi un imprenditore che voglia rischiare». Un allevamento di cavalli. In mostra a Verona 2000 esemplari

Persone citate: Fiora