Cari amici, ripassatevi la tradizione

Cari amici, ripassatevi la tradizione Gli osti tornino a far spesa dal contadino, i direttori d'hotel a provare ogni notte una stanza diversa Cari amici, ripassatevi la tradizione Edoardo Raspolli UNA preghiera, una raccomandazione, un'esortazione, un invito. Il 2000 è alle porte e non sarò certo io a caricarlo di significati che non ha. Certo, però, che, non fosse altro che per cabala, qualche desiderio particolare, nel nostro orticello dedicato a ristoranti ed alberghi, ce l'abbiamo. Ai ristoratori vorrei innanzi tutto dire di non seguue certi consigli, di prendere con le molle certi suggerimenti. Gualtiero Marchesi che, intervistato da Stefano Lorenzetto per 11 Giornale, dichiara che per fare un pesce al vino rosso va benissimo anche quello di allevamento, mi pare spieghi fin troppo bene la sua cucina di oggi, ahimé, e che dia un consiglio che può seguire, al massimo la casalinga di Tortona, non un grande cuoco. Lo stesso scoramento poi, proprio alla fine degli anni targati Mille, me lo dà la Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi che, per difendere un ristorante birichino sorpreso a dare pesce congelato per fresco, invece di prendere le parti del consumatore tesse le lodi del super freddo. Ed allora, cari ristoratori italiani, ricordatevi di fare la spesa, non dimenticatevi di andare al mercato: una pratica che hanno fatto migliaia di osti prima d'i. voi e che, alla fine degli Anni 80, avete smesso per pigrizia, ingordigia, praticità, sfaticatismo: cercate nella vostra provincia la freschezza, la bontà. La stessa furbizia che adoperate talvolta per le ricevute fiscali a vostro unico vantaggio, adoperatela nel fare una spesa contadina e ghiotta alle spalle dei burocrati minus habens di certe Ussl e di certe, ahimé, leggi locali e nazionali. Ricordatevi la legge della Fcbg: che ci sia Fantasia e Creatività nei vostri piatti, ma equilibrateli con il Buon Gusto e, soprattutto, ricordatevi della suprema T: t come Terra, Territorio, Tradizione. E voi, albergatori d'Italia, fate come si faceva ai tempi di Secondo Bozzoni, mio zio, maitre d'hotel di Kuhn e Suvretta a Saint Moritz, Excelsior di Roma e Des Bains di Venezia: che i direttori tornino a dormire ogni notte in una camera diversa del loro albergo, che tocchino con mano le magagne di certe stanze dove il cliente deve sostare a centinaia di migliaia di lire, magari per un pugno di ore. Al di là delle risse tra scuola privata e scuola pubblica, cercate di salvare la scuola, almeno (niella alberghiera: invece di protestare solo per le tasse che pagate, fatevi sentire nel pretendere, laica o confessionale che sia, una Scuola con la S maiuscola, con soldi, mezzi di qualità, insegnanti di valore e studenti che la scelgano non per ripiego ma per vocazione. Fatevi, albergatori, un esame di coscienza: andate all'estero, andate in Francia, e se laggiù trovate sontuosi relais & chàteaux e palazzi da fiaba, non difendetevi dicendo «Già, ma lì le camere costano molto di più che da noi», perché è per colpa vostra, per colpa delle scelte vostre (e dei nostri politici) se il turismo italiano ha puntato sulla massa, sul cemento, sui numeri. E' colpa vostra se le parole Rimini o Rapallo ricordano, al massimo, le ore piccole dello sballo e non l'oasi del riposo e della serenità. Fatevi, albergatori, un esame di coscienza: in quanti dei vostri alberghi, dei nostri alberghi italiani, possiamo dire di avere le tre componenti fondamentali del turismo, Sorpresa, Meraviglia, Nostalgia? In quanti hotel di casa nostra, dopo aver pagato il conto, ce ne partiamo con la voglia di tornare al più presto?

Persone citate: Edoardo Raspolli, Fantasia, Gualtiero Marchesi, Kuhn, Meraviglia, Secondo Bozzoni, Stefano Lorenzetto

Luoghi citati: Francia, Italia, Rapallo, Rimini, Roma, Venezia