La mia battaglia contro i baroni di Daniela Daniele
La mia battaglia contro i baroni IL MINISTRO DOPO GLI INCONTRI INFUOCATI CON LA CATEGORIA La mia battaglia contro i baroni Bindi: «La riforma darà dignità a tutti i medici» intervista Daniela Daniele ROMA u N giro d'Italia tra le polemiche. Rosy Bindi, ministro della Sanità, viene da una serie di incontri non proprio tranquilli con i medici, che contestano la sua riforma sanitaria. Ma non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Ministro Bindi, ma perchè i medici ce l'hanno con lei? «Perché parlano soprattutto i pochi che temono di perdere certi privilegi. La maggioranza silenziosa che, per inciso, ha fatto andare avanti la sanità in tutti questi anni, è dalla mia parte. Lo sto vedendo in questi giorni, negli incontri che ho con i medici in giro per l'Italia. Sono cose, però, che purtroppo non fanno notizia... In che senso? «Non interessano gli applausi. Non fanno scalpore le lettere d'incoraggiamento che ricevo al ministero. Sono medici a scrivermi. Sono tanti. L'altro ieri ero con il presidente Ciampi alla cerimonia di riapertura dell'ospedale romano Santo Spirito, una struttura riconsegnata alla città, in tempi brevi. Nessuno l'ha detto. Non un articolo. Non una ripresa televisiva». Cosa fa, ministro, si mette di nuovo a litigare con i giornalisti? «Intendo dire che, se si spiega come stiano davvero le cose, che cosa stiamo facendo e che cosa vogliamo fare, ci saranno meno paura e, pertanto, meno confusione e rabbia». Rabbia dei medici? «Cèrto. Il primario cardiologo del Santo Spirito, ad esempio, ha commentato con Ciampi che il vero risanamento della sanità passa attraverso il rapporto esclusivo con l'ospedale». Ma non è proprio questo il punto più contestato della riforma: la limitazione dell'attività privata dei medici che lavorano nelle strutture pubbliche? «Vorrei che incominciassero a fare opinione settori meno forti del mondo medico. Ci sono stata, io, in Puglia, a parlare con i colleghi di quella dottoressa ammazzata dal tossicodipendente...Migliaia di medici sono finiti nel servizio di guardia medica perché cercavano un posto di lavoro, ma poi sono rimasti intrappolati senza speranza di migliorare, con stipendi che non arrivano a 2 milioni al mese. Nessuno si è mai interessato di loro. Con la riforma la loro dignità professionale verrà ristabilita». Molti camici bianchi, però, la vedono come «il ministro che affosserà la sanità italiana». «Girando per l'Italia ho compreso che spesso questa riforma non è stata capita. Grande è stato il pregiudizio negativo, alimentato da qualcuno. Da chi dice che negli ospedali rimarranno soltanto i mediocri? «Questa, poi, è davvero bella. Ma vi posso assicurare che non andrà a finire così. I grossi nomi della medicina si sono fatti tali tra le mura degli ospedali pubblici. Lasciando l'ospedale rimarrebbero, tuttalpiù, con la clientela che hanno oggi. Sono le strutture pubbliche che, finora, hanno alimentato quelle private. Da adesso in poi si andrà in un sano regime di competizione, per un miglioramento delle prestazioni a vantaggio di tutti. Non vogliamo altri casi Abate...» Il professore condannato a 5 anni per estorsione? «Sì, quello che dirottava i pazienti dall'ospedale alla clinica privata». Ha in mente altri casi? «Certo che ho in mente altri casi, ma non ho mai criminalizzato nessuno, Da condannare- è il vecchio sistema. Ma, insomma, v'immaginate una grossa azienda che consenta ai suoi dirigenti di andare a lavorare, al pomeriggio, per la concorrenza, portandosi dietro tutto il know how appreso? Ricordo il professor Castellaneta, presidente dell'Ordine dei medici di Genova, che invitava i suoi a non scegliere il rapporto esclusivo perché, diceva, non sarebbe dignitoso fare attività libero professionale all'ospedale San Martino. Ma come? Visitare la gente, operare, assistere i pazienti al San Martino, di mattina, è dignitoso oppure no?». Gli ospedali non hanno spazi per l'attività privata? «Gli spazi ci sono, eccome. Credo che, in un anno, la maggior parte dei cantieri negli ospedali avrà ottenuto i risultati desiderati. E poi è stata prevista la possibilità di utilizzare sia gli studi privati sia le cliniche in attesa di ricavare posti nella struttura pubblica. Tra l'altro, come spiegai durante un convegno, se i 900 professori dell'Umberto I, a Roma, avessero avuto al percezione che la loro vita era lì, non in altri ambulatori pomeridiani, il degrado non si sarebbe impossessato di quello che era uno dei maggiori ospedali d'Europa». L'hanno mai fermata per strada per lamentarsi? «Un giorno in un negozio di penne...io ho la passione per le penne...mi si è avvicinata una dottoressa e mi ha detto: "Sono molto arrabbiata con lei". "Che cosa le ho fatto?", ho chiesto io. E lei ha detto che avevo trasformato i medici in ragionieri, ridotti a non contare più niente di fronte ai direttori generali. Ho capito che stava parlando della riforma De Lorenzo: ma come si fa, dico io, ad attribuire tutti i inali a una riforma non è ancora in vigore e che ho voluto per combattere l'impostazione economicistica della sanità?». Com'è finita con la dottoressa? «Ci siamo spiegate. Alla fine ci siamo salutate in perfetta armonia di vedute». Gli irriducibili sono gli universitari. Che ne pensa? «Vorrei da loro una maggiore coerenza. Non possono chiedere un minor carico assistenziale negli ospedali per fare formazione e ricerca e poi andare a cercare quello stesso carico nel¬ le cliniche private dove, per inciso, non si fa né formazione, né ricerca». Ministro, ma alla fine anche lei sa che se non recupera un rapporto con i medici la riforma non andrà avanti. lo vorrei dar loro coraggio e riaccendere negli animi il desiderio di restituire alla professione la dignità che merita. La filoso- fia della riforma De Lorenzo era: i soldi fateveli da voi, noi vi lasceremo in pace. La mia filosofia è: non vi lasceremo in pace. Non ci lasceremo in pace. Insieme faremo qualcosa di cui andare fieri». Decisa ad andare fino in fondo? «Beh, non l'ha detto D'Alema? Non dobbiamo tirare a campare». & £ Sono contrari ipochi che temono di perdere certi privilegi. La maggioranza silenziosa, quella che ha mandato avanti la Sanità in Italia, è dalla mia parte. Nessuno prima si è mai interessato a quelle carriere bloccate ■) ij Il vero risanamento passa attraverso il rapporto esclusivo con l'ospedale: igrossi nomi sono diventati tali tra le mura del servizio pubblico. Sono state le strutture dello Stato ad alimentare quelle private dove non si fa nessuna ricerca bj jj Rosy Bindi Ministro della Sanità che in questi giorni ha incontrato i medici d'Italia Alcuni dottori in corsia di un ospedale
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