E' caduto fuori rotta l'aereo Onu

E' caduto fuori rotta l'aereo Onu UNA SCIAGURA SENZA SPIEGAZIONI E' caduto fuori rotta l'aereo Onu Ancora mistero sugli ultimi istanti del volo reportage U Vincenzo lessandoli inviato a PRISTINA N errore, un dannato errore incomprensibile. La rotta era quella sbagliata, la quota insufficiente, nessuno pensava ancora all'atterraggio tanto che i 19 passeggeri non erano bloccati dalle cinture di sicurezza. L'Atr 42 del Programma alimentare mondiale ha sbattuto contro una gobba assai arrotondata a quota 1300, visibile in condizioni normali, dall'aspetto tuttaltro che minaccioso. Ora il sole pallido di un giorno d'autunno rischiara un quadro che pare uscito dall'apocalisse. Sul lato destro della cresta c'è il relitto più grande, la parte di coda, che pare intatta, con i finestrini che hanno ancora il cristallo attaccato. Ma attorno, per un raggio di 300 metri, sono disseminati resti minuti: tre seggiolini, due giubbotti di salvataggio gialli, alcuni sacchi, una valigia. I francesi del 152° battaglione di fanteria hanno delimitato questo campo dell'orrore e non ti fanno avvicinare. Bajgore sono poche case che nessuno si è conteso durante la guerra, e neppure quel bimotore doveva avvicinarsi, l'altro giorno. Non si capisce. E' finito a Nord, a una dozzina di chilometri oltre Mitrovica, mentre doveva imboccare la valle del Lumii Sitnices per trovarsi sulla pista dell'aeroporto di Pristina. A sera un portavoce della Kfor dice che «il pilota ha avuto problemi per le comunicazioni radio e la rotta era di 12 chilometri a Nord Est di quella normale». E Mike Good, comandante del contingente britannico, precisa che non soltanto la sua contraerea ha «perduto il contatto poco prima dell'ora prevista per l'atterraggio, ma anche quella russa». Incomprensibile un errore del genere per uno esperto come il comandante Andrea Maccaferro, con 18 mila ore di volo delle quali 5 mila passate sugli Atr. Quando il bimotore di Aviation sans Frontières, noleggiato ieri dalla missione Arcobaleno per portare qui i parenti dei passeggeri morti, si avvicina all'aeroporto, il comandante francese Ian Legai, 37 anni, apre la carta e indica il piano di volo. «Ecco, la montagna è fuori dal nostro settore, su questa mappa non c'è. Non capisco». Per lui, questo è il quinto atterraggio a Pristina e non toglie gli occhi dalle montagne che fanno corona, là in fondo, spruzzate dalla neve sui cucuzzoli.Ora le inchieste, le ipotesi, i bilanci. E' ormai il tramonto quando Giovanni Caselli, responsabile dell'ufficio di Peja della Missione Arcobaleno, osserva sgomento: «Pare proprio che sia stato un errore umano, che l'aereo non abbia seguito la rotta prevista. Almeno questo ha detto il generale Silvio Mazzaroli. Forse la nebbia, perché ce n'era tanta, l'altro giorno, e le nuvole erano basse e faceva freddo». La traccia dell'aereo sui radar è scomparsa alle 12,13. «In quel momento c'è stato l'ultimo contatto, prima nessun allarme o segno disperato di richiesta di aiuto», ha precisato il colonnello Giorgio Tessaris, portavoce della Kfor, la forza di pace, qui a Pristina. Non si sapeva perché, ma si sapeva che qualcosa di grave era successo. Così si sono sollevati in volo gli elicotteri, uno dopo l'altro: un francese, un canadese, un britannico. Via, in mezzo alla nebbia, a cercare senza sapere esattamente dove. C'era stato, poi, quel momento in cui tutti avevano tirato un sospiro di sollievo perché a Tirana era atterrato un Atr e sembrava proprio che l'aereo scomparso ce l'avesse fatta. Ma poco dopo dall'aeroporto di Rinas, era arriva la precisazione. E allora ci si è gettati di nuovo nella nebbia, è partito un secondo elicottero francese, e quando è stata notte, è toccato ancora ai francesi e agli italiani cercare, perché solo loro, sembra, hanno elicotteri dotati di «occhiali night-vision». E si sono messe in marcia pure le pattuglie del 152°, perché tocca a loro presidiare la zona. Buio e mine, s'era detto l'altro giorno. Ma almeno quelli, gli ordigni maledetti, non ci sono. Osserva il colonnello Tessari: «Lassù c'è soltanto qualche sparso casolare, non si è mai combattuto. Semplicemente era difficile da raggiungere». E' stato un aereo radar, «simile ad un Awacs», a individuare qualcosa, alle 22,45. «C'è un relitto, laggiù», comunica agli elicotteri che sono più indietro. «Dall'alto si potevano scorgere molti corpi e anche numerosi relitti dell'aeroplano», ha riferito poi Tony Mouchel, portavoce del 152° battaglione. «Quell'aereo si è letteralmente disintegrato», ha commentato il colonnello Philip Henning, portavoce del generale Klaus Rei- nard, comandante della Kfor. Ma non si sono sbriciolale le due scatole nere e ad osse, soltanto ad esse, è ora legata la speranza di sciogliere questo mistero. Per tutta la notte gli uomini della Kfor hanno frugato il fianco del monte. Per primo hanno visto il troncone di coda, chiaro, contro il fianco scuro del monte. Alle 11 di ieri mattina Anthea Webb, portavoce del Pam, ha letto la lista d'imbarco dell'Atr e ad un tratto ha detto che «c'è anche il rappresentante di un governo». Quale governo? «Non posso dirlo». Un altro mistero nel mistero. I 24 corpi sono stati recuperati e prima di sera portati nell'obitorio dell'ospedale generale di Pristina, fratello o la sorella, sapere che qualcuno, lassù, ha sbagliato? Recuperati i resti dei 24 corpi in una zona impervia di montagna a una dozzina di chilometri da Mitrovica. Quando il bimotore si è schiantato per pochi metri contro un crinale, una fìtta nebbia copriva la visuale Due delle vittime, la portavoce del Pam, Paola Biocca e la hostess dell'aereo Katia Piazza Nella foto grande, il relitto dell'Atr-42 sulla montagna vicino a Kosovska Mitrovica

Luoghi citati: Nord Est, Tirana