Il riconoscimento

Il riconoscimento Il riconoscimento 77 triste viaggio con i parenti inviato a PRISTINA 11 bimotore della missione Arcobaleno con il suo carico dolente punta il muso su Pristina, che si scorge laggiù, in mezzo ad una piana ampia e facile. Così differente dalla montagna su cui è andato a schiantarsi la «navetta» Atr42, e così lontano. Franca Rossi ha uno scatto improvviso. Su quell'apparecchio c'era anche suo marito, Carlo Zecchi, titolare di un'azienda modenese di apparecchiature ospedaliere, volato qua in Kosovo per la prima volta, perché doveva seguire la ristrutturazione dell'ospedale di Peja, che la guerra ha lasciato piagato. Lei ora guarda la pianura e dice: «Ma perché è andato su quelle montagne? Perché è andato così lontano? Perché lassù? » E con l'indice destro accenna ad un cerchio, come a volere indicare l'orizzonte. «Ma guarda, Laura, guarda che pianura vasta è questa! », Le dice, il tono sgomento, suo fratello Paolo. Lei non aveva voluto crederci che fosse tutto finito, l'altro giorno. E ieri, all'aeroporto di lanate, sperava ancora, perché a volte lo capisci che ti rimane solo quello, aggrapparsi all'assurdo. Ma poi da un televisore acceso aveva sentito che «l'aereo è stato trovato, nessun superstite». Aveva ceduto, si era dovuto cercare un medico. Lei però aveva stretto i pugni ed era partita per il viaggio più lungo della sua vita. Durante il volo le passa fra le mani una notizia di agenzia che dice: «L'aereo si è disintegrato». E' una tortura nella tortura. E' un volo strano, si alternano conversazioni a lunghi silenzi, in un angolo Gino e Giuliano Catalani, di Reggio Emilia, si chiedono ancora perché l'altro giorno non abbiano detto loro subilo tutta la verità, e la verità era che Velmore Davoli, il loro parente più caro, era su quell'aereo. Il dottor Davoli, chimico in pensione da due anni, era lui pure impegnato nella ricostruzione dell'ospedale di Peja. Fra i soci del Gvc, gruppo di volontariato civile, che conta trenta militanti in Italia e settanta nel mondo. E lui ormai si dedicava completamente agli altri. Era stato a Cuba, in Medio Oriente, in Cambogia. «Ci hanno avvertito, ma senza dirci niente di preciso, soltanto a notte dal Televideo e da Telereggio abbiamo avuto la conferma», osserva ora Gino Catelani, che fa il commerciante e deve avere un carattere mite. Come mite dev'essere quello di Giuliano, che quasi lo rimprovera: «Lo hanno fatto per delicatezza, volevano essere sicuri». Storie di gente per bene, di gente che spende la propria vita per gli altri. Marco Griffini, dell'AiBi, amici dei bambini, parla del progetto di adozione a distanza: sono 15 mila i piccoli kosovari da adottare, dice, e lui ricorda Laura Scotti, instancabile. «Intitoleremo a lei la scuola nuova di Grabovc». E aggiunge che Laura, un anno fa, si era presentata al suo ufficio e gli aveva detto: «Ho 3tì anni e voglio cambiare vita, basta con il profit. Voglio essere utile». (v.Tes. 1

Persone citate: Carlo Zecchi, Davoli, Franca Rossi, Gino Catelani, Giuliano Catalani, Laura Scotti, Marco Griffini, Velmore Davoli

Luoghi citati: Cambogia, Cuba, Italia, Kosovo, Medio Oriente, Reggio Emilia