Ma a Bettino le cure non bastano di Aldo Cazzullo

Ma a Bettino le cure non bastano Ma a Bettino le cure non bastano «Voglio tornare in Italia perfare politica» Aldo Cazzullo inviato a TUNISI «No, in Italia no». Bettino Craxi continua a ripeterlo ai familiari: «Qualcuno teme che i medici tunisini non siano all'altezza? Allora mi opererà a Tunisi l'equipe del San Raffaele». Il «paziente italiano» è irremovibile: vuol tornare in patria per fare politica, non solo per farsi operare. Ma, nel giorno in cui da Milano arriva la notizia della revoca dei due mandati di cattura, la famiglia comincia a insistere per fargli cambiare idea. La figlia Stefania teme per la sua vita. E ha suggerito al padre un'ipotesi alternativa: Houston, dove l'ex premier potrebbe sottoporsi a entrambi gli interventi di cui ha bisogno: prima un triplice by-pass, per rafforzare le valvole mitraliche; quindi l'operazione al rene sinistro. Craxi, però, non vuol, sentir parlare dell'America. «Non mi fido di Clinton», ripete alle persone del suo entourage. Teme che Washington voglia «fargli pagare Sigonella», consegnandolo ai suoi «carnefici». C'è un'altra possibilità: Parigi, dove i socialisti francesi non sembrano maldisposti nei suoi confronti. Ma, per la prima volta dall'inizio della malattia, la famiglia non esclude più l'eventualità di un rientro in Italia per motivi sanitari. Al telefono dall'ospedale militare di Tunisi, Bobo Craxi parla a bassa voce, per non svegliare il padre che sta ripo- sando: «Tutto è possibile, in teoria. Bisógna vedere quel che potremo fare in pratica. Ogni decisione è legata alle condizioni sanitarie e allo status giudiziario di mio padre. Dipende da quanto accadrà in Italia. E dai risultati degli esami di stamattina. Porterò al più presto le lastre a Milano». Ma qual è il male del presidente? Alla domanda, dopo un lungo silenzio, Bobo risponde: «Calcoli». Altre voci che filtrano dall'ospedale militare di Tunisi parlano di una cisti o di qualcosa di molto più grave al rene sinistro, finora circoscritta, ma che richiede un intervento chirurgico. Il figlio nega: «Posso dire solo che l'operazione è urgente. Non abbiamo molto tempo». Quando avverrà, e in quale ospedale? Si deciderà lunedì, in un consulto tra Stefania, Bobo, alcune persone molto vicine alla famiglia - come il sindaco di Aulla Lucio Bareni, che sta organizzando in Italia e Sud America i Comitati Craxi -, e i medici del San Raffaele, in particolare la diabetologa Ornella Melogli e il cardiologo Guido Pozza. «Le condizioni di salute del presidente si sono aggravate in questi ultimi giorni. La situazione cardiologica è molto seria. Ma non renderebbe impossibile un trasferimento in Italia», avverte la professoressa Melogli, l'unica, insieme con l'avvocato Giannino Guiso, ad aver parlato al telefono con l'ex leader socialista. Craxi è stato informato del- le notizie italiane? Delle riflessioni di D'Alema sulla «storia del Psi che non può essere ridotta alla preparazione di Tangentopoli?» «Speriamo se la cavino entrambi, mio padre e il presidente del Consiglio», sorride amaro Bobo. La revoca dei mandati di cattura? Il televisore nella «chambre Vip» numero 1 - in realtà una modesta stanza di quattro metri per due e mezzo - riceve il segnale di RaiUno, ma ieri è rimasto spento. Al quinto dei dodici piani dell'ospedale, nel servizio rianimazione e terapia intensiva, Craxi è assistito 24 ore su 24 da due infermieri tunisini e dal suo factotum Nicola Manzi. La moglie Anna viene a trovarlo tutti i giorni, ma la sera torna nella casa di Hammamet. La camera è la prima a sinistra, dopo la sala d'aspetto e quella degli infermieri. Il lettino, i supporti per le flebo, l'erogatore di ossigeno, una sedia, un comodino con la bottiglia d'acqua mine¬ rale, i fax delle prime pagine dei giornali italiani, qualche libro, tra cui il Vangelo. E una finestra, che dà sulle case bianche del quartiere di Bab Alioua e le lapidi del cimitero. I medici tunisini, coordinati dal professor Mohammed Guediche, cardiologo personale di Ben Ali, non emettono bollettini ufficiali, ma negano che «le président» sia in pericolo di vita. In questi giorni, però, il pensiero della fine torna spesso nella mente dell'ex premier. «Crede nell'aldilà e nell'esistenza di Dio, e mi ha chiesto di pregare per lui», ha rivelato a La Stampa monsignor Lino Lozza, il rettore della basilica di Santa Maria in via Lata che l'ha visitato in ospedale. «Che il Signore mi aiuti», ripete ora l'ex premier. Che a una nipote ha confidato, commosso: «Non è vero quel che sento dire in giro, che avrei già pronta una tomba ad Hammamet. Almeno da morto, vorrei tornare nella terra che ho tanto amato». «À queste condizioni non accetto il rientro Se è il caso, vengano a operarmi in Tunisia i medici milanesi» Il figlio Bobo: l'intervento urge mio padre non può attendere ancora per troppo tempo Il figlio di Craxi, Bobo, sta seguendo in Tunisia l'acuirsi della malattia dell'ex leader del Psi In alto: Bettino Craxi e il procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli