Craxi, il rientro adesso è davvero vicino

Craxi, il rientro adesso è davvero vicino Il provvedimento non esclude però i 10 anni a cui è stato condannato: potrebbe evitarli perché molto ammalato Craxi, il rientro adesso è davvero vicino Revocati due ordini di cattura, ma la salute si aggrava MILANO «La buona notizia, per Bettino Craxi, è che il tribunale di Milano ha revocato due ordini di cattura internazionale che lo inseguivano da quasi 4 anni, permettendogli di rientrare in Italia da uomo libero. La cattiva notizia, sempre per Craxi, è che se tornerà in Italia dovrebbe comunque entrare in carcere per scontare le condanne definitive accumulate fin'ora: 10 anni. Le due alternative, che apparentemente si elidono, nascondono in realtà una terza possibilità, la più probabile: e cioè che Bettino Craxi, da questo momento in poi, possa rientrare in Italia per curarsi evitando, almeno temporaneamente, il rischio dell'arresto. Ora che ben due sezioni del tribunale hanno attestato la gravità delle sue condizioni di salute, il tribunale di sorveglianza, cui spetterebbe la decisione sulla sua sorte carceraria e a cui già si sono rivolti gli avvocati difensori, non potrebbe far altro che sospendere, o meglio differire «ad libitum» l'esecutività delle pene che lo riguardano essendo il suo stato di salute «incompatibile con il carcere». Come conferma uno dei suoi avvocati, Giannino Guiso: «Le sue condizioni sono diventate drammatiche e quello che a noi importa davvero è la sua vita». La richiesta di una revoca dei provvedimenti restrittivi relativi a due ordini di cattura emessi nel '95, era stata presentata quindici giorni fa dai legali e amici di sempre, Giannino Guiso e Enzo Lo Giudice, alla seconda e alla settima sezione del tribunale penale. Riguardavano un provvedimento datato 17 luglio per le presunte tangenti Enel e un altro del 4 novembre per le tangenti legate ai fondi neri Eni, vicende per le quali da tempo sono in corso i processi e che rendono perciò competente il tribunale per ogni decisione relativa alla restrizione delle libertà personali degli imputati. Ma dietro l'applicazione dell'articolo 275, comma 4, del codice di procedura penale, che impedisce l'applicazione di misure restrittive in carcere «per chiunque si trovi in condizioni di salute particolarmente grave» - è questa la motivazione dei provvedimenti adottati dal tribunale s'intravede un lavoro diplomatico-legale che mira a qualcosa di più della semplice disattivazione dei due ordini di cattura. Con il riconoscimento della grave infermità fisica del loro assistito, certificata appunto da un tribunale oltre che dai medici del San Raffaele che lo seguono a Tunisi nel reparto di terapia intensiva, ora sarebbe automatica, da parte di un giudice del tribunale di sorveglianza, anche la sospensione della pena da scontare determinata in 5 anni e 6 mesi per la vicenda Eni-Sai e in 4 anni e 6 mesi per le tangenti della Metropolitana. La differenza, rispetto a prima, è che Craxi potrebbe, oltre che rientrare in Italia, decidere di recarsi in un altro Paese europeo, per esempio la Francia, senza essere arrestato o considerato latitante. Non è un caso che il provvedimento del tribunale è stato comunicato ai legali dalla questura e diramato tramite Interpol all'estero. In questo momento però il problema, fanno capire gli avvocati, non è nemmeno più di tipo giudiziario ma esclusivamente medico: «Le condizioni di salute di Bettino Craxi si sono aggravate in questi ultimi giorni ma non sono tali da ritenerlo intrasportabile», fa sapere la professoressa Ornella Melogli, diabetologa dell'ospedale San Raffaele, da anni medico curante dell'ex segretario Psi. «Ho sentito Craxi oggi al telefono (ieri, ndr) e l'unica cosa che posso dire è che la situazione cardiologica è molto grave». Pur con tutte le cautele, i legali ammettono che «sono cadute le condizioni ostative», affinché Craxi possa tornare «da uomo libero», sebbene solo a tempo determinato, in Italia. Ovvero alle condizioni che gli stessi familiari dell'uomo politico avevano chiesto nei giorni scorsi nei ripetuti appelli televisivi. «Noi - si limita a dire Guiso - abbiamo fatto con discrezione il nostro lavoro di legali e prendiamo atto con soddisfazione per il nostro cliente di quanto ha deciso il tribunale». Silenzio stampa invece da parte del procuratore Gerardo D'Ambrosio, che pure era stato tra i primi a dichiarare che non avrebbe avuto nulla in contrario a un rientro di Craxi in Italia per sottoporsi alle cure necessarie: «Mi spiace ma in questo momento non voglio e non posso diro nulla su questo argomento». lp. col.l