Caselli e il Guardasigilli, botta e risposta di Francesco Grignetti
Caselli e il Guardasigilli, botta e risposta Caselli e il Guardasigilli, botta e risposta // ministro prende le distanze dalle critiche al giusto processo Francesco Grignetti inviato a CAPRI E' sceso il freddo tra il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, e il suo dirigente più importante, Giancarlo Caselli, chiamato da qualche mese a guidare le carceri italiane? Nonostante la nuova veste di dirigente governativo, Caselli è intervenuto alla vecchia maniera, come fosse leader dei magistrati. Diliborto ha incassato. Caselli ha esternato sulle riforme del Parlamento, mentre Diliberto ribadiva l'invito a non invadere il campo della politica. Ma Caselli ci è andato giù pesante, sostenendo che un «evidente patto politico tra maggioranza e opposizione ha di fatto ingessato la riforma sul giusto processo». E Diliberto ha commentato gelido: «Fortunatamente la Costituzione non è ancora stata abrogata; esiste la libertà di espressione e la libertà di stampa. Le dichiarazioni di Caselli sono un combinato disposto di questi due principi». Naturalmente, se si va a chiedere a Diliberto come va con Caselli, lui risponde con il più ampio dei sorrisi: «Benissimo. Avete visto, ho fatto il suo elogio al convegno. Non lo posso mica fare ogni giorno». Salvo aggiungere subito dopo: «D'altra parte io vado d'accor- do anche con Cossiga. Abbiamo pranzato insieme qualche giorno fa. E non c'entra la Sardegna, anzi: lui è di Sassari, io di Cagliari». A proposito di pranzi e cene. Venerdì sera Caselli era a tavola con i cinquecento operatori della giustizia convenuti a Capri e Diliberto a casa di Marisa Laurito, l'attrice, amica di famiglia. Ieri il direttore generale ha trascorso l'intera giornata dietro ai proble¬ mi delle carceri, il ministro a spasso per l'isola con la moglie e in giro con una motovedetta della polizia penitenziaria. Un segnale anche questo? A creare qualche crepa tra i due c'è stato un articolo scritto da Caselli sulla riforma costituzionale - pubblicato ieri mattina da «Repubblica» ma che Diliberto aveva letto in anteprima qualche giorno fa. Con un certo disappunto, dicono. Ieri mattina, comunque, a margine del convegno e lontano dagli occhi del ministro, Caselli ha risposto alle domande dei giornalisti e ribadito tutte le sue perlessità sulle riforme della giustizia. Le garanzie? «Affermarlo a livello costituzionale è stato giusto. Ma quelle dell'imputato non sono l'unico profilo. Ce ne sono jmche altre. Intendo i dirittfdelle vittime e i diritti della società all'accertamento della verità. Sviluppare il discorso anche su questi versanti non può trovare dissensi». Il contraddittorio? «Sacrosanto principio. Ma per essere vero, effettivo e reale servono leggi che spingano chi fa determinate accuse a rispondere in dibattimento». Le leggi di accompagnamento alla riforma della Costituzione? «Le strade che si possono praticare sono molte. Spetta al legislatore ordinario scegliere nella sua autonomia e sovranità. Credo che sia giusto, comunque, indicare questo obiettivo che, d'altra parte, ritengo così fondamentale e sacrosanto che è difficile trovare dissensi al riguardo». Ma Caselli ha detto anche di più. Ha messo in guardia il Parlamento dall'accompagnare la riforma Costituzionale del Giusto Processo con leggi che siano «scelte discutibili, determinate da spinte e con¬ trospinte politiche, magari condizionate da corposi interessi processuali contingenti». Ogni riferimento ai processi che vedono imputati i leader di Forza Italia non sembra casuale. Che cosa teme? «Ho voluto dire che le risposte devono essere tecniche, ed esclusivamente tecniche, nell'interesse generale e senza tenere conto di altri componenti». Gli chiedono: scusi, Caselli, ma il ministro Diliberto insiste sempre che occorre sobrietà nelle critiche. «Sono assolutamente d'accordo: quando si formulano osservazioni, devono essere rispettose dell'autonomia e della sovranità della politica». Questo significa che è d'accordo con Diliberto anche quando dice che qualche magistrato è uscito dalle righe? Attimo di silenzio. «Non ho titolo né ruolo per rispondere». L'ex procuratore di Palermo «Oltre ai diritti dell'imputato anche la ricerca della verità» Giancarlo Caselli ex procuratore a Palermo ora direttore del Dipartimento della amministrazione penitenziaria
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