D'Aleniti: riabilitiamo Dc e Psi

D'Aleniti: riabilitiamo Dc e Psi Polemica nella maggioranza e tra i Ds per le parole del premier. Lo Sdi: e ora la commissione d'inchiesta D'Aleniti: riabilitiamo Dc e Psi «Non servirono solo a preparare Tangentopoli» Maria Teresa Meli ROMA Sono bastato poche frasi di Massimo D'Alema, apparentemente slegale dall'attualità politica, in malta strettissimamente connesse ad essa, per aprire una nuova polemica all'interno del centro sinistra e della stessa Quercia. Segno ulteriore di quale sia il clima che ormai regna nella maggioranza. Il presidente del Consiglio prende la parola davanti alla platea di un convegno promosso dalla Fondazione «Italianieuropei» verso l'ora di pranzo. Suppergiù nello stesso momento, lo agenzie di stampa trasmettono la notizia della revoca di duo mandati di cattura nei confronti di Bottino Cnixi. E' una coincidenza che posa noi dibattito elio si scatenerà dopo lo affermazioni dol premier, il quale propone una parziale riabilitazione della De e dol Psi abbattuti da Tangentopoli, rendendo ancor piti delicato e complesso quello che ormai si va configurando corno un vero e proprio consci Craxi». «E' molto pericoloso - dice D'Alema - che l'esaurirsi della orisi della prima Repubblica avvenga attraverso una pura rimozione di 50 anni della storia italiana, C'è anche una nostra responsabilità, della parto politica dalla quale provengo. Infatti, so noi vogliamo, giustamente, die la storia del comunismo italiano non sia ridotta a una variante furbesca dello stalinismo e rifiutiamo l'immagine che ci raffigura come ipocriti facenti parte di un movimento sanguinario e totalitario, dobbiamo cominciare a vedere la vicenda del cattolicesimo democratico e del partito socialista italiano come qualcosa di più della lunga preparazione di Tangentopoli. Altrimenti, consegniamo alle nuove generazioni l'idea di 50 anni della nostra storia come di una storia di ladri e assassini». E allora, spiega il premier, por «costruire una stagione politica completamente nuova», occorre innanzitutto una «riflessione seria sulla nostra storia collettiva». Non sono parole tanto diverso da quelle che pronuncia Luciano Violante. Anche il presidente della Camera ritiene che sia giunto il tempo di .«slegare l'Italia dalle ancore del suo passato», tramito una «riflessione politica seria». «La mia preoccupazione - spiega l'esponente della Quercia - è che domani venga fuori qualche altro dossier da qualche altra parte. Non si può consegnare la nostra storia all'ultimo degli uscieri di qualunque servizio segreto». Ma sono le parole del premier a suscitare le reazioni della maggioranza. E questo perché, come spiega il senatore Giorgio Mele, della sinistra della Quercia, vengono lette come «un tentativo di utilizzare la storia italiana solo in funzione di manovre politiche per ingraziarsi Cossiga e Boselli», e, di conseguenza, salvare il governo. Non por niente proprio Enrico Boselli, che non si lascia lusingare, tenta di inchiodare il premier alle sue affermazioni. «Se alle parole seguiranno i fatti - osserva il segretario dello Sdi - ora dovrebbe essere finalmente spianata 14 strada verso la commissione parlamentare d'inchiesta sui finanziamenti illegali alla politica e ai partiti e sull'attività del Kgb in Italia. Questo, del resto, era un punto di non poco conto che era stato posto alla base del chiarimento nella maggioranza da noi e da Francesco Cossiga». E Boselli fa una premessa, alquanto velenosa, ricordando che se D'Alema è giunto a questo convincimento lo si deve anche a Walter Veltroni, «che ha ammesso l'incompatibilità tra comunismo e libertà». Sulla stessa lunghezza d'onda, il cossighiano Angelo Sanza, che commenta: «Ricordiamo ancora gli insulti che ci sono stati rivolti per aver fatto affermazioni analoghe. Comunque meglio tardi che mai. Le parole di D'Alema parrebbero aprire la strada alla commissione». Lo pensa anche Forza Italia, che chiede al premier di fare quest'ultimo passo. Naturalmente questo dibattito ha dei contraccolpi seri sui Ds. «Noi - spiega il responsabile Giustizia, Carlo Leoni, mettendo le mani avanti - non vogliamo la commissione: i politici non possono esaminare se stessi. La nostra proposta rimane quella di un comitato di saggi». Ma è uno dei leader della sinistra interna, Giorgio Mele, a dare voce a ciò che si agita dentro la Quercia. «Io mi' chiedo - osserva il dirigente dei Ds - se in questo modo il governo D'Alema sarà salvo. Ebbene penso di no: quest'uscita non ci garantirà dai ricatti di Cossiga e Boselli. Io mi ero astenuto, in direzione, quando votammo sulla nascita di quest'esecutivo, e si vede ora che di ragioni ne avevo tantissime». Il premier: «Nemmeno la storia del partito comunista italiano è una variante furbesca dello stalinismo Non siamo gli eredi ipocriti d'un movimento di sanguinari e totalitari» Anche per Violante presidente della Camera «è finalmente arrivato il momento di slegare l'Italia dalle ancore del suo passato attraverso una seria riflessione politica» Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema

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