Ancora blitz nelle discoteche

Ancora blitz nelle discoteche Le pasticche-killer uccidono un ragazzo in Ticino. A Trieste individuata una rete di spaccio, 29 gli arresti Ancora blitz nelle discoteche Ciotti: ignorate per anni le vittime Brunella Giovara MILANO Un altro weekend di controlli nelle discoteche italiane, a caccia di spacciatori di ecstasy e di altre sostanze proibite. Un'altra notte di sballi e di ragazzi decisi a «calarsi» di pasticche, alla faccia di chi li invita alla prudenza. Si ripete il copione della settimana scorsa, la prima dopo la morte di un diciottenne in un megalocale del Bresciano. Un'altra morte da ecstasy è stata resa nota ieri dalla procura di Lugano e dalla polizia cantonale di Bellinzona: per la prima volta in Ticino un giovane è deceduto dopo aver ingerito una pasticca in discoteca. Niente nomi, solo il risultato dell'autopsia. «Negli ultimi anni noi abbiamo seppellito sette ragazzi vittime dell'ecstasy. E nessuno ha mai scritto una riga su questi morti», ha detto ieri don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, che ha diffuso i dati di una ricerca effettuata recentemente nel Nord-Est in collaborazione con la Polstrada: «Il 15 per cento dei giovani fermati ai posti di blocco è risultato in stato alterato perché proveniente da locali di tendenza. Ma il 34 per cento era alterato, e proveniva da casa. Ouesto significa che si tratta di un problema di educazione, su cui le famiglie devono riflettere». Le prime misure si fanno però sentire: a Milano il questore Giovanni Finazzo ha fatto chiudere due locali - il Segreta e il Target, per 10 e otto giorni dopo che gli agenti vi hanno trovato ecstasy e altri stupefacenti. A Trieste la Direzione Distrettuale Antimafia ha annunciato l'arresto di 29 persone e il sequestro di 4 mila pastic¬ che. E' il risultato di un'operazione partita all'inizio dell'anno, ma spiega bene che l'atteggiamento verso le nuove droghe è cambiato, e che molto può fare l'uso delle attenuanti previste dalla collaborazione. «Jannick è un'altra vittima del proibizionismo», ha dichiarato ieri Vasco Rossi in un'intervista al «manifesto». «E' morto un ragazzo, per i genitori è una tragedia, e lo dico da padre. Ma le droghe che si trovano in giro spesso sono avariate, dobbiamo ringraziare il proibizionismo, che non è stato capace di eliminarle, e le fa circolare avariate ingrassando la mafia». L'intervista, e soprattutto il riferimento al leader di An Fini («fa affermazioni criminali di cui dovrebbe vergognarsi, è per colpa di gente come lui che i tossici sono ridotti a stare in mezzo a una strada»), ha scatenato la reazione di Riccardo Pedrizzi, senatore di An: «Se tanti ragazzi si ammazzano con l'ecstasy e con tutte le altre droghe la colpa è anche di personaggi come Vasco Rossi, che per molti giovani è un idolo, un esempio da seguire e un modello che, con le sue idee malsane, diventa un cattivo maestro. Con un'intervista del genere annulla ogni opera di prevenzione e lancia un messaggio che propugna il diritto a drogarsi». Polemiche, ma anche fatti. L'individuazione della rete di spaccio fatta dalla Dda di Trieste lo è. Ieri il sostituto procuratore Federico Erezza ha spiegato come indagini condotte in modo nuovo hanno permesso di far saltare il business in una vasta area del Nord-Est ai confini con la Slovenia, al cui centro c'è la discoteca Ambassada Gavioli di Isola. Nell'inchiesta con¬ dotta dalla seconda compagnia di Udine della Guardia di Finanza, la persona arrestata si trova davanti alla scelta fra il carcere immediato (e una condanna quasi certa a pene superiori a 4 anni di reclusione) o l'utilizzo degli sconti di pena previsti dall'attenuante della collaborazione, con l'immediata remissione in libertà. La tattica funziona: la quasi totalità degli arrestati sceglie di collaborare, in qualunque momento del giorno e della notte scatti l'arresto c'è la possibilità di farsi immediatamente interrogare dal pm, e di essere scarcerato subito, a patto di denunciare i boss piccoli e grandi che «lavorano» con l'ecstasy. «Ma le retate servono a poco», polemizza Giancarlo Barisio, presidente del sindacato locali da ballo, che rag: gruppa tutti i gestori delle discoteche d'Italia. «Servono nuclei provinciali di agenti capaci di infiltrarsi discretamente nei locali, altroché i blitz con i cani antidroga». Barisio è reduce dalla trattativa con il ministro della Solidarietà sociale Livia Turco, «ora si tratta di mettere a punto le strategie decise insieme, ma noi l'abbiamo detto chiaro: ci impegniamo per contribuire a rendere i nostri locali più sicuri, e a fornire un divertimento sano». A Milano c a Trieste prosegue l'offensiva delle forze dell'ordine contro la piaga dell'ecstasy