«Non presto la faccia contro l'ecstasy» di Marinella Venegoni

«Non presto la faccia contro l'ecstasy» «Non presto la faccia contro l'ecstasy» [jovanotti : dico no alla proposta dellaJervolino Marinella Venegoni inviata a DUBLINO Ambasciatori contro l'ecstasy? No grazie. In perfetto inglese, due niet italiani a nonna Jervolino sono arrivati la notte scorsa dal cielo d'Irlanda. Jovanotti in giacca d'argento e papalina di lana colorata, ha spiegato a 500 giornalisti di tutt'Europa, accampati in un tendone rumoroso e gelato per seguire la festa dei premi di MTV: «Guardatemi, sono alto e sano, vado in bicicletta e in moto, non fumo. Sono una propaganda vivente contro la droga, io. Un ambasciatore fisico. Al ministro Jervolino che ha pensato a me come testimonial in una campa¬ gna contro l'ecstasy, dico che i politici non devono chiedere aiuto a noi ma far politica». E fra le due «J», il discordo e chiuso. Se poi il ministro Jervolino avesse avuto in mente di contattare per lo stesso motivo anche il probo rocker Ligabue, ascoltatissimo e amato fra i giovani in questo periodo come e forse più di Jovanotti, il secondo niet anticipato è stato sparato ancora da Dublino, stesso palco, stessa audience. In ottimo inglese, Lucianone da Correggio ha fatto un discorso pressoché identico a quello del collega: «Ci viene chiesto sempre più di fare molti lavori che non ci competono. Per impegnarsi in una campagna contro l'ecstasy poi, bisognerebbe conoscerla, e io non la conosco», ha concluso l'autore e regista di «Radiofreccia», film ormai di culto fra i giovani che racconta una vita persa dentro l'eroina. Tutto era cominciato l'altro giorno, quando il Ministro degl'Interni, smentendo la chiusura delle discoteche, aveva ipotizzato di coinvolgere alcuni cantanti in una campagna per spiegare ai giovani italiani che l'ecstasy è una pastiglietta assassina, facendo il nome di Jovanotti. 11 rifiuto irlandese delle due star italiano segue una polemica neanche tanto sotterranea della musica italiana nei confronti del mondo politico, accusato non da oggi di ricor¬ darsi delle star, e della musica, solamente quando ne ha bisogno. Soltanto nel nostro paese la musica popolare viene cos'i vistosamente snobbata e sottovalutata dai politici, che continuano ad ignorarne il profondo impatto fra le classi giovanili tranne che sotto elezioni e quando si trovano con l'acqua alla gola. L'invito di Jovanotti e Ligabue al governo a «far politica» non va inteso comunque come disimpegno, ma come un rimprovero severo all'eterna, mancata attenzione verso il mondo giovanile, nel quale la musica ha uno spazio prevalente. Si succedono i governi, si continuano ad invocare provvedimenti per abbassare l'Iva sui dischi, per avere spazi adatti ai concerti, per insegnare la musica nelle scuole, però non succede mai niente. Dopo il regno breve di Veltroni, è tornato il limbo con la Melandri: tanto che proprio l'altro ieri, sempre qui a Dublino, Jovanotti aveva detto a chiare lettere: «Il ministro Melandri la deve smettere di andare soltanto in giro a farei vedere, e cominciare finalmente a far politica: parlare dell'Iva dei dischi, dire cosa intende fare per gli spazi dei concerti, pensare magari a comi? riconvertire per i giovani certi spazi industriali abbandonati. Perché anche cosi si affronta il problema della disoccupazione e del disagio giovanile». Proprio pochi giorni fa poi, Vasco Rossi ha fondato un'associazione intitolata al suo chitarrista scomparso per droga Massimo Riva, che si propone tra l'altro di tenere corsi di chitarra gratuiti per ragazzi disagiati e nelle comunità. La polemica fra musica e politica paro dunque destinata a continuare: se ne accorgeranno, a Montecitorio?

Persone citate: Jervolino, Ligabue, Massimo Riva, Melandri, Vasco Rossi, Veltroni

Luoghi citati: Correggio, Dublino, Europa, Irlanda